Capitolo 8.

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"Non c'è niente di più bello che voltarsi verso di lui e vedere che ti sta già guardando".

Sinceramente?

No, affatto.

Ashton non mi stava guardando con occhi innamorati che forse, e sottolineo forse, mi avrebbero potuto far ricredere su quel sentimento viscido e smielato che si chiamava amore ma, anzi, i suoi occhi divertiti non si erano staccati nemmeno per un secondo dal mio viso rosso per l'imbarazzo.

Dopo quello spiacevole inconveniente avvenuto sulla porta, Nonna Clifford aveva avuto la brillante idea di far fermare a cena il mio nuovo e "bellissimo", citando le sue parole, amico.

Allorché Ashton le aveva risposto con un "Mi scusi signora, in teoria sarei il suo ragazzo" lasciando a bocca aperta la mia povera nonnina più per l'incredulità di quelle parole che per la sorpresa.

Era davvero necessario Ashton?

E indovinate un po' quale è stato l'argomento prediletto della serata?

Io, esatto.

Quando arrivò il fattorino della pizza, per la precisione dieci minuti dopo, la nonna aveva già dato libero sfogo a tutti i suoi più oscuri segreti su di me.

Aveva raccontato di quella volta in cui, affamata, avevo mangiato tutte le sue viole che con amore e cura aveva piantato nel nostro giardino.

E anche di quella volta in cui, presa da un attacco improvviso di pura libertà e voglia di essere un tutt'uno con la natura, ero uscita nuda mentre fuori diluviava solo per buttarmi in una pozzanghera di fango.

Che dire, dei 69 miliardi di neuroni che avevo nel cervello non potevano funzionare tutti alla perfezione no?

Comunque quella cena stava facendo proprio schifo e ringraziai la mia buona stella, che forse tanto buona non era, per non aver ancora fatto arrivare i miei genitori a casa, allora sì che sarebbero iniziati i veri problemi.

Inoltre Nonna Clifford non si era minimamente trattenuta dal fare commentini del tipo "Ashton caro, non sei forse un po' troppo per mia nipote? Voglio dire, l'hai vista?" o "Ashton caro, mia nipote non è un po' troppo bassa per te? Ti servirebbe una ragazza della giusta altezza...me per esempio".

Semplicemente schifoso, stavo assistendo a mia nonna che ci provava con il mio (non del tutto) ragazzo e tutt'ora non saprei dire se la cosa mi fece vomitare o semplicemente arrabbiare.

Ma andiamo avanti, il bello deve ancora arrivare.

Eravamo comodamente seduti in salotto, io mandata in esilio sulla poltrona mentre quei due erano tranquillamente seduti sul divano, a vedere uno dei soliti ed inutili programmi da vecchiette per qui mia nonna andava matta, in pratica uno di quei show televisivi dove i concorrenti dovevano rispondere a delle domande per vincere e l'unico motivo per cui eravamo sottoposti a quella tortura era perché alla nonna piaceva insultare i concorrenti per le loro risposte sbagliate anche se, sotto sotto, sapevo che la sua innata passione per quella robaccia era dovuta ai settant'anni ben portati dal conduttore.

-Ma quanto sei stupido!- urlò mia nonna alla televisione -È ovvio che la risposta alla domanda "Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?" sia grigio e non arancione!-

-Signora Clifford, ne è sicura?- domandò Ashton con la sua solita voce gentile e ben intenzionata.

Mia nonna lo guardò innamorata e sognante come se le avesse appena dedicato una delle canzoni di Ed Sheeran mentre io osservavo la scena nauseata dalla mia reclusione sulla vecchia poltrona di papà.

Asylum; Ashton Irwin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora