Capitolo 5.

42 6 2
                                    


-Sei stupenda.-

-Piantala Cas.- risposi seccata camminando al fianco della mia amica lungo il vialetto di casa Suntory.

A quanto pare Cristian aveva avuto la brillante idea di approfittare dell'assenza dei suoi genitori per dare una piccola festicciola a casa sua.

E per "piccola festicciola" intendo minimo metà New Jersey.

Prima che Cassie potesse suonare il campanello sibilai un -Tanto prima o poi te la faccio pagare.- che ovviamente non sentì a causa delle troppe urla provenienti da villa Suntory.

Cristian aprì la porta affannato guardandoci sorpreso, forse nemmeno lui si aspettava la nostra presenza.

Beh, in realtà nemmeno io.

-Ma che piacere! Rayban, Clifford è un'onore avervi qui!- disse sorridente abbracciandoci dandoci poi il benvenuto in casa sua.

Sia io che Cassie storcemmo il naso alla nauseante puzza di alcolici che ci invase non appena ci ritrovammo nel grande salone dove tutti i ragazzi si erano radunati e, sorridenti, bevevano, ballavano e si divertivano.

-Non è meraviglioso?- strillò Cas nel mio orecchio.
Io guardai dubbiosa quella massa informe che provava a muoversi a ritmo di musica e, in preda al panico, cercai con lo sguardo una qualsiasi via di fuga.

Porta ore dieci.

Finestra ore dodici.

A te la scelta El.

-Andiamo El, guardati intorno. Siamo ad una festa, balla, divertiti e soprattutto vivi!-

Cassie aveva ragione, ero ad una festa accidenti, perché non riuscivo semplicemente a mettere da parte il mio lato da persona asociale ed integrarmi semplicemente con gli altri?

-Hai ragione Cas! E sai una cosa? Penso che me ne andrò in bagno.- vidi il sorriso luminoso della mia amica spegnersi non appena sentì la fine della mia frase.

Sorrisi angelicamente prima di darle le spalle ed iniziare ad arrancare con quei dannati trampoli che Cassie mi aveva costretto ad indossare perché, citando lei stessa, "Le tue gambe devono essere valorizzate.", a mio parere le mie gambe si valorizzavano meglio con un bel paio di converse piuttosto che con degli stupidi tacchi.

Per bontà divina riuscì a trovare il bagno, certo avevo pur sempre interrotto due ragazzi che erano sul punto di farlo ma, che a causa mia e del mio poco senso dell'orientamento, erano stati interrotti sul più bello, sapete come si dice: chi tardi arriva male alloggia no aspettate, forse era chi dorme non prende pesci?

Non sono mai stata brava in questo genere di cose.

Fatto sta che non appena trovai il bagno mi ci chiusi dentro e, una volta seduta sul bordo della vasca, afferrai la mia inseparabile borsa estraendo le mie amate converse.

Cosa credevate?
Che sarei veramente uscita di casa senza un piano B?

Per puro caso l'occhio finì nuovamente sulla mia borsa, adagiata sulle mattonelle candide, ed al suo interno vidi il diario che ormai da giorni mi portavo in giro.

Che strano, ero convinta di averlo lasciato sotto il letto eppure adesso era nella mia borsa e mi stava guardando.

Leggilo El, solo qualche pagina.
Non ti farà male.

Maledetto subconscio.

Afferrai il diario, iniziando a sfogliare freneticamente le pagine ritrovando il punto in cui mi ero fermata quel pomeriggio.

Asylum; Ashton Irwin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora