capitolo 7

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Giulia si risvegliò in una camera diversa dalla sua e, nonostante fosse fine luglio, sentì improvvisamente freddo, per la mancanza di familiarità di quell’ambiente. Si era sistemata provvisoriamente in quel piccolo appartamento di quel paese siciliano, e nonostante fosse ben arredato, a lei metteva i brividi.
Appena mise i piedi sul pavimento si ricordò della visita, fissata per quel giorno, e subito si andò a preparare, facendo la doccia per poi truccarsi leggermente e mettersi dei vestiti comodi. Guardò il telefono che le ricordava di essere entrata nella sesta settimana di gravidanza. Fosse stato per lei non avrebbe nemmeno scaricato quella stupida applicazione, ma sua madre aveva tanto insistito, soprattutto in previsione delle future visite ginecologiche e le varie ecografie.

Dopo poco più di mezzora il suo cellulare suonò, era Piero che le disse di scendere, perché sarebbero dovuti andare allo studio medico.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, Giulia non voleva parlare, e Piero men che meno. Quando finalmente arrivarono in quella clinica privata, a Giulia andò il sangue al cervello, ma poi si ricordò del fatto che sarebbe stata la sua unica visita lì, e che non doveva di certo preoccuparsi di poter partorire in una clinica privata. Dopo tutto quello che aveva sentito in televisione, la sua ansia era a mille: ormai in Italia non era più sicuro nemmeno partorire, e le cliniche private ne erano la conferma, sempre meno provviste di macchinari all’altezza delle emergenze.

“Io qui non ci torno più, ti ricordo i nostri patti. Non voglio far nascere questo coso dentro qui.” Gli disse a bassa voce dopo essersi seduta nella sala d’aspetto vuota, visto che di solito la dottoressa non visitava di mattina, ma per lui, e sua mamma, aveva fatto un’eccezione

“Di solito lavora anche in cliniche pubbliche. E quel coso è un bambino, Giulia”

“Questo coso non è ancora un bambino, se avessi studiato anatomia e scienze sapresti che è solo un ammasso di cellule ben disposte. Ma che ne sai tu, che come massima ambizione hai di cantare opere che parlano di pecore.” gli rispose

“Zanoncelli” disse la dottoressa ad alta voce, senza lasciare la possibilità a Piero di ribattere.

Una volta entrati la dottoressa, che era molto cordiale ma poverina aveva una faccia che sembrava avesse fatto a pugni con Terence Hill, iniziò a fare domande riguardo la gravidanza, a cui Giulia non ebbe paura rispondere. Era ormai pratica a rispondere ai medici, perché sua madre le aveva sempre spiegato che loro erano come degli amici, che se gli rivelavi un segreto non lo avrebbero spiattellato al resto del mondo.
Solo quando arrivarono al peso e all’alimentazione ebbe qualche problema: aveva sempre sofferto di disturbi alimentari, era sempre stata una bambina un po’ robusta e solo verso i 15 anni aveva intrapreso una dieta, che l’aveva portata ad ottenere un fisico più asciutto. Pesava il giusto, ma nei periodi di stress tendeva a mangiare di più, e qualsiasi cosa le capitasse a tiro. E quello era decisamente un periodo di stress, e nonostante le nausee occupavano gran parte della sua giornata, cercava sempre qualcosa di dolce da mangiare, essendo diventata ancora più ghiotta di cioccolato.

“Quanto pesavi prima dell’inizio della gravidanza?” Le chiese compilando una cartella. ‘Ma a cosa la compila a fare? tanto qui non ci torno, nemmeno se mi ci portano di peso.’ si chiese guardando Piero, che la spronò a rispondere.

“Quarantasette kili, e sono alta un metro e sessantaquattro” le disse sicura di se.

“Eri leggermente sotto peso” le rispose, ancora più sicura la dottoressa.

“I miei medici non mi hanno mai detto niente, anche perché i valori sono sempre stati corretti” le rispose, facendole capire chiaramente con chi si stava per confrontare.

“Lo vedo… i tuoi ultimi esami mi fanno quasi invidia. Tranne per il ferro, ma vedo che la tua dottoressa ti ha già prescritto un integratore. Molto bene!” Le rispose invece lei cordialmente, facendole capire che non voleva iniziare alcun tipo di competizione. “Facciamo questa piccola visita e poi vediamo come sta il piccolo abitante abusivo” disse la dottoressa sorridendole e mettendola a suo agio. “Dopo voglio pesarti. Vediamo se hai preso qualche grammo”

Il Tempo Di Un Errore ~ PIERO BARONE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora