Capitolo 4

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*6:30*
La sveglia suona di nuovo interrompendo il mio magico sonno.
Mi metto a sedere sul letto, la testa mi gira.
Continuo a pensare a ieri, ad Axel.
Alle sue parole, ai suoi occhi....
insomma a lui.
Non so perché.
Non so che mi prende.
Ma non posso fare a meno di pensare a lui. Certo che è strano. Cambia espressione, tono e umore in meno di due secondi se dici qualcosa che non gli sta bene.
Diciamo che è un lato di lui che ho scoperto.
Un lato che non mi piace, però mi sembra già di conoscerlo di più.
Ma a me non interessa affatto conoscerlo, devo stargli lontana.
La vocina nella mia testa mi fa tornare alla realtà, ricordandomi anche di prepararmi se non voglio fare tardi a scuola.
Metto dei leggins neri, una maglia lunga grigia e una felpa nera.
Pettino i miei lunghi capelli castani, metto un filo di mascara, prendo lo zaino ed esco di casa.

Merda. L'autobus è in ritardo. Di conseguenza lo sono anch'io.
Odio arrivare in ritardo in qualsiasi posto, che sia a scuola, che sia ad una cena o a un appuntamento con amici.
Quando le porte del mezzo si aprono davanti alla scuola, corro giù più in fretta che posso avviandomi nel corridoio.
SBAM!
Nella mia fretta, senza accorgermene, sono andata a sbattere contro qualcuno, finendo poi a terra.
"Mi spiace tanto" dice la figura tendendomi la mano.
Appena alzo lo sguardo riconosco subito Simone.
È un compagno di classe di Axel, che per fortuna non è qui, ed è uno del suo gruppetto.
"Scusa tu, sono un po di fretta"
"Tranquilla White" ride lui.
"Ti prego, non anche tu con sto White" dico io mettendo il broncio.
"Okay Emma" fa lui ridendo.
"Molto meglio, ora scusa ma devo scappare" dico correndo verso la mia classe.
Arrivo davanti alla porta dell'aula, chiusa. Credo sia tra gli incubi di ogni studente trovarsi li, davanti alla porta chiusa e dover bussare per entrare, sotto lo sguardo di tutti. Non so gli altri, ma a me tutto ciò ha sempre suscitato un disagio assurdo.
Busso ed entro in classe.
"Scusi il ritardo" dico senza guardare la prof in faccia.
"Per stavolta ti faccio entrare White, ma un altro ritardo così e ti lascio fuori"
Annuisco e vado a sedermi di fianco ad Amalia.
Intanto, la lezione riprende.

"Emma ti va di andare a fare un giro?" mi chiede J una volta fuori da scuola.
"Certo, Ami tu vieni?"
"No no, non posso oggi, devo studiare"
"Okay, allora a domani" la saluto e mi avvio con J verso il parco.
Passiamo insieme il pomeriggio a ridere, scambiarci idee sulla musica, fare battutine e scherzare. Gli voglio davvero bene, come farei senza di lui?
"Ti spiace se torno a casa? Inizio ad avere freddo.." gli dico.
"Certo, anzi tieni pure la mia giacca" dice togliendosela per mettermela attorno alle spalle.
Sorrido.
Mi riaccompagna a casa.
"Sai, mi sono divertito molto con te" dice sorridendo.
"Sì, anche io"
J mi guarda squadrandomi dall'alto in basso.
Sorride mordendosi un labbro.
"Beh, a domani" dice lasciandomi un bacio sulla guancia.
"A domani" dico entrando in casa.
Mia madre tornerà stasera tardi, quindi ho la casa tutta per me e sono appena le 17:15.
Appena mi siedo sul divano, però, suona il campanello.
Probabilmente è J.
Effettivamente mi sono scordata di ridargli la giacca.
La prendo e mi dirigo verso la porta.
Apro.
Rimango spiazzata.
Sulla soglia di casa mia c'è Axel, con lo sguardo furente.

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