32

449 37 3
                                    

A volte i momenti migliori e peggiori
della vostra vita possono coincidere.
Questo è il paradosso di un addio.
-Fragmentarius-

Harry

Aprii gli occhi e mi guardai intorno. Dove diavolo ero? Il mio primo pensiero fu quello di essere stato portato li da Louis, cercando di farmi uno scherzo, mentre ero ubriaco. Poi però mi venne in mente che da quando c'era Sky nella mia vita, non avevo più bevuto oltre qualche drink. E allora perché ero in una foresta? Gli alberi intorno a me erano scuri e colmi di muschio sui fusti, i rami pieni di foglie e nubi basse e poco dense mi facevano trovare immerso nella nebbia. Mi guardai intorno, non avevo idea di dove io fossi o da che parte sarei dovuto andare per tornare a casa. Non c'era la mia macchina, né quella di nessun altro. Che ore erano? C'era scuro, come se fossero le dieci o le undici di sera. Un fruscio mi fece sobbalzare e mi voltai. Davanti a me, tra gli alberi, c'era una figura, era una ragazza. Indossava un lungo abito nero senza spalline, si intravedevano i piedi nudi sotto la gonna mentre camminava tra l'erba e scavalcava i rami spezzati. I capelli castani le ricadevano un po' sulle spalle e qualche ciocca copriva alcune parti della pelle pallida del volto. Si avvicinò e schiusi la bocca. –Sky?- lei mi sorrise, ma non era un sorriso caldo come i soliti, era strana, esattamente come il posto che ci circondava. –Ciao, Harry.- alzai un sopracciglio. –Dove siamo?- lei si avvicinò ancora. –Stai bene?- annuii confuso. –Che cosa sta succedendo?- solo in quel momento mi resi conto che le mie parole, a differenza delle sue, rimbombavano tra i rami come se ci fosse l'eco. –Ci siamo, amore- mi sentii scaldare il cuore nel sentirmi chiamare in quel modo. –Ci siamo per che cosa?- lei sorrise di nuovo, questa volta in modo un po' più caldo. –È ora di ricordare- aggrottai la fronte. Di che cosa stava parlando? –Che cosa devo ricordare?-,-C'è bisogno della tua memoria- lei si avvicinò e le mie dita finirono intrecciate con le sue. –Io ho bisogno di te, per questo devi ricordare- quelle parole mi lasciarono stordito. –Non ti sto seguendo, davvero. Dove siamo?- Sky sorrise. –Ti amo, Harry.- a quelle parole, non feci neanche in tempo a dirle che l'amavo anche io, perché un vortice si impossessò di lei. Foglie e alberi intorno a me iniziarono a sparire velocemente, sentivo ancora la sua mano salda nella mia mentre il suo corpo veniva risucchiato da una specie di tromba d'aria. –Sky, oh mio Dio! Che cosa sta succedendo?- vidi l'ombra di lei sparire lentamente fino a quando anche la sua mano non era più nella mia. –Sky, no!- mi avvicinai alla tromba d'aria pronto a saltare all'interno, non capacitandomi del fatto che non stia risucchiando anche me. Ma mi bloccai: tra tutto quello che veniva travolto, piano, piano riuscii a distinguere sempre più forme, come se si stessero creando delle immagini. La mia bocca si spalancò dallo stupore quando mi riconobbi sulla parete che roteava d'aria. Sorridevo, Sky era seduta su di una panchina vicino a me, con le gambe sulle mie. Subito dopo c'ero io in una stanza, seduto a terra che mi coprivo il viso, lei era appollaiata al mio fianco, che cercava di parlarmi. Numerose scene successive mi travolsero, come se stessi guardando un film. Appena il mio corpo entrò in contatto con l'aria, venni respinto all'indietro e mi ritrovai con la schiena schiacciata a terra a metri di distanza. In un istante la tromba d'aria si dissolse. Mi guardai intorno, non c'era più niente, né alberi, né foglie, né erba, né nubi. Solo una distesa di grigio, di tanto in tanto delle ombre scoccavano intorno a me, non avevo idea di che cosa fossero. Si muovevano, comparivano e scomparivano senza controllo, per qualche istante non ce ne furono e poi tornarono di nuovo. Cercai di aprire la bocca per chiedere aiuto a chiunque potesse sentirmi, ma era come se il mio corpo non rispondesse più al mio cervello. Sentii le mie gambe molli e tornai di nuovo disteso a terra, sprofondando nell'oscurità che mi accolse come sabbie mobili.

Spalancai gli occhi e improvvisamente mi resi conto di non essere più sul materasso, ma disteso a terra, con la punta del naso e la fronte dolorante. Mi guardai intorno praticamente sotto shock: quando mi ero svegliato dal coma, mi ero sentito allo stesso modo, con la differenza che i ricordi che mi stavano investendo, erano moltiplicati.

The Lightning |H.S.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora