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Un giorno è composto da ottantadeimilaquattrocento secondi, giusto?
Fanno millequattrocentoquaranta minuti al giorno.
In una settimana ci sono centosessantotto ore.
Circa ottomilaseicento ore in un anno, e sai cosa?
Io voglio passare ogni secondo,
ogni minuto,
ogni ora
con te.
-Jennifer L. Armentrout-

Erano passati diciotto giorni. Per Harry, diciotto giorni strazianti. Aveva provato a chiamare Sky infinite volte, ma non gli aveva mai risposto. Era come se la ragazza che amava fosse sparita nel nulla, completamente, come se non ci fosse mai stata. Se non avesse avuto dei ricordi così vivi, avrebbe pensato davvero di essersi immaginato tutto. Ogni giorno ripercorreva un ricordo che aveva di lei, al parco dietro casa, era perfetto per isolarsi e aveva bisogno di quello per pensare, di rimanere solo insieme alla sua ragazza, in qualche modo contorto. Ripercorreva ogni ricordo per essere sicuro di non dimenticare. Tornava a casa ogni giorno e trovava sua madre a chiedergli come stava, tornava a casa ogni giorno a risponderle che stava bene quando invece, non si era mai sentito peggio, neanche al risveglio dal come, si era sentito così tanto malato. Poi, ogni volta che si trovava disteso sul letto a guardare il soffitto, gli veniva in mente l'aeroporto, il corridoio dietro al quale era sparita, il suo inutile tentativo di seguirla. Perché gli aveva detto di no anche dopo aver visto il biglietto? Forse non lo amava come diceva? Non lo voleva tra i piedi? A Londra, nella vita reale, aveva un altro? Quelle domande gli affollavano la testa fino a farlo addormentare tra le lacrime secche sul volto. Lei non c'era, era l'unica cosa a cui riuscisse a pensare. Lei non c'era, lui voleva stare con lei, ma Sky no. Se ne era andata dopo aver stravolto la sua vita, era entrata e uscita scavandogli nella pelle. Non pensava che avrebbe mai potuto stare così male per qualcuno. Aveva bisogno di lei, di sentirla, di respirarla, di toccarla, di viverla. Ma lei non c'era.

Anche quel giorno era al parco dietro casa con la sua immagine incastrata negli occhi. Prese ad un certo punto il biglietto per Londra che aveva ancora in tasca. Sentì le sue sopracciglia incresparsi. Sussultò appena quando il suo cellulare iniziò a squillare con la stessa, solita, odiosa suoneria. Quando lesse il numero non salvato nella rubrica, non seppe se rispondere. Non aveva voglia di rispondere a annunci o promozioni inutili create solo per far perdere tempo alla gente. Alla fine però, trascinò il pulsante verde.

"Pronto?"

Sentì un sospiro

"Sei Harry?"

Lui deglutì confuso, non sembrava un annunzio e neanche una vendita.

"Ehm... si, chi parla?"

"Io mio chiamo Vivian. Sono una cara amica di Sky Backer"

Il riccio si rizzò subito dritto. Era successo qualcosa a Sky?

"Che cosà c'è? Non sta bene? Le è capitato qualcosa?"

"No, no, non è capitato niente. Ma non sta bene, Harry. Io non ti conosco, oltre a quello che mi racconta lei di come sei tu, non so come tu stia. Ma devi venire qui, te lo sto chiedendo da amica preoccupata, come favore. Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Non riconosciamo più Sky, da quando è tornata dall'Arizona è una persona completamente cambiata, è distrutta. Se non vieni qui ho paura che non le passerà"

Harry prese la valigia trascinandosela velocemente dietro, mentre oltrepassava il gate. Aveva un lungo viaggio ad aspettarlo, ma aveva organizzato tutto con Vivian, e aveva parlato anche con Carly, lei la conosceva più di tutti. Vivian sarebbe andata a prenderlo all'aeroporto di Londra, e l'avrebbe finalmente portato da Sky.

Quando atterrò era sera inoltrata, dopo aver pregato sua madre e aver ottenuto il suo permesso, Harry ebbe la possibilità di passare la notte dalla ragazza. Non dovette combattere solo contro la madre, ma anche contro di lui, la prima cosa che aveva chiesto il riccio appena messo piede giù dall'aereo, era dove trovare Sky. Ma non poteva presentarsi a casa sua all'improvviso dopo che avevano organizzato tutto per giorni. Sia Vivian che Harry passarono la notte insonne, lui non poteva credere a quello che gli aveva detto la ragazza. –Non mangia e non dorme, ha perso peso da quando è tornata. Non parla con nessuno, non cambia espressione molto spesso. È praticamente depressa, sua madre era terrorizzata, e lo è tutt'ora. Voleva portarla da uno psicologo, ma Sky non vuole- Harry aveva deglutito, non riusciva ad immaginarsi la ragazza che per lui splendeva più del sole in quello stato. –Viene poco a scuola, rimane sempre sulle panchine di Central Park, nessuno sa come aiutarla, sua madre ha chiesto una mano anche a me, ma io non so che cosa fare. Carly voleva venire qui, ma quando l'abbiamo chiesto a Sky ci ha cacciato dicendo che non voleva. Né Carly, né me- il riccio era ancora più disperato di quanto non fosse prima di partire da Clifton. –Io ho provato a chiamarla, devi credermi, ci provo ogni giorno, le scrivo. Non mi risponde, è come se scrivessi ad un numero inesistente- Vivian aveva annuito. Ma a Harry importava solo di vederla, non gli interessava come l'avrebbe trovata, se depressa, felice o impassibile, aveva bisogno di trovarla. E di farle sapere che non l'avrebbe più lasciata, che non avrebbe accettato un'altra separazione.

The Lightning |H.S.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora