2. PAZZO

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Un anno fa non avevo veramente vita sociale, ero sempre in ospedale, tutti i giorni per 4 ore (a volte anche 5). Fu un anno infernale quello, lo ricordo bene, tra chemio e vari trattamenti devastanti per il mio piccolo corpo non avevo tempo di fare quello che mi piaceva.

Alle mie amiche dicevo sempre che frequentavo corsi pomeridiani che mi tenevano tutta la settimana occupata e quelle rare, rarissime volte, in cui uscivo, mi dicevano sempre la stessa cosa: <Sei dimagrita tantissimo>, <Ma stai mangiando?>, <Ti vedo stanca>. Per i primi tempi, in cui anche io dovevo adattarmi alla mia nuova vita non dissi niente a nessuno, ma le cose si complicavano sempre di più, così quando un giorno decisi di dire loro la verità accadde l'irreparabile.

E' in questi momenti che capisci chi davvero merita di essere considerato "amico" e chi no. Ero piena di amici. Davvero. Poi piano piano si allontanarono. Anche persone che credevo fratelli o sorelle se ne andarono. Eppure sono convinta di non essere un peso.Fu un duro colpo per me. Io che considero importantissima l'amicizia. Mi sentivo tradita, illusa e delusa. Ora mi sono rimasti davvero pochi amici, ma so per certa che sono amici veri. Solo per il semplice fatto di essere "rimasti".

Quel periodo intensivo in ospedale è ormai finito e per ora ho appuntamento fisso ogni due giorni. Meglio di prima va, ma neanche tanto, ho comunque un tumore e non una semplice varicella.

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E' mattina, apro l'armadio e sbuffo. Non so cosa mettere per andare a scuola. In realtà non so mai cosa mettere. Così mi siedo sul letto e fisso i vestiti, fino a quando finalmente non mi alzo e prendo con decisione i capi che voglio mettere.

Non che ci sia molta scelta, ho quasi tutti i vestiti neri, bianchi o grigi. Si intravedono camicie azzurrine ma quasi non si notano. Decido di mettere dei jeans neri strappati all'altezza delle ginocchia, le adidas super star bianche con le strisce nere, una maglietta grigia a maniche corte e un giubbotto di pelle nero di sopra. Il tutto accompagnato da un pò di mascara e eyeliner.

Non ho sempre avuto un debole per il nero, anzi, una volta avevo l'armadio pieno di vestiti colorati. Ma sono cambiata, in tutto e per tutto. Non solo caratterialmente ma fisicamente.

Prima ero formosa ma ora il mio fisico ha assunto le sembianze di uno scheletro bianco, in quanto sono diventata di carnagione chiarissima. I miei capelli che prima erano lisci, corti e biondi ora sono neri, lunghi e mossi. Non mi sono mai truccata eccessivamente, anzi prima mi truccavo poco e mai di nero. Dovevate vedere le facce dei miei genitori la prima volta che ero tornata a casa completamente diversa, quasi non mi riconoscevano! Ora si sono abituati tutti alla nuova Ally, anche se il mio carattere rimane un mistero e infatti mai nessuno sa più cosa dire o cosa fare con me.

Ad ogni modo, si è fatto tardi. Sono corsa al bar di fronte la mia scuola dove mi aspettavano le mie compagne Sara e Ludowika per fare colazione. Dopo aver bevuto un cappuccino e mangiato un treccia con le mandorle entriamo a scuola. Mattinata abbastanza normale devo dire. Io ho già fatto tutte le interrogazioni, quindi per ora mi aspetta un periodo di tregua. Persino la mia media è cambiata, è scesa parecchio nonostante ce l'abbia messa tutta, ma non è facile. Sto cercando di recuperare.

Oggi siamo usciti alle 12:00 perchè mancava una professoressa, e siccome è troppo presto per tornare a casa a pranzare, decido di scendere in centro a fare due passi.

Due passi nel vero senso della parola, perchè non posso faticare molto, ma io adoro passeggiare. Arrivo all'inizio del corso pieno di negozi e mi fermo quasi ad ognuno per guardare le vetrine. Mi rendo conto che è arrivata l'ora di tornare a casa, anche perchè inizio ad essere stanca, così chiamo mia madre per venirmi a prendere e mi dice di aspettarla al museo. Arrivo e mi siedo in una panchina della piazza di fronte al museo ad aspettarla.

*il cellulare squilla*

<Mamma, sono qui>

<Qui dove? Non ti vedo>

<Al museo, vicino al bar>

<Io sono dall'altra parte, dove c'e l'edicola, vieni di qua>

<Arrivo>

Mi alzo e cammino verso l'edicola, ad un certo punto devo attraversare la strada così guardo attentamente da tutte e due le parti che non sopraggiungano veicoli. Attraverso, ma a metà vedo sbucare dal nulla una moto nera cromata che viene verso di me a tutta velocità. Non ho i riflessi pronti per scappare o muovermi, così impacciatamente mi aggroviglio su me stessa sperando che non mi prenda e per un pelo non lo fa. Riapro gli occhi che avevo chiuso per lo spavento e vedo che il guidatore fa una sterzata e fa slittare la ruota posteriore davanti i miei piedi senza prenderli, lasciando a terra persino i segni della gomma. <Ma che cazzo fai?!> urlo a quel pazzo.

Il ragazzo è seduto sulla moto e fermo davanti a me. E' vestito tutto di nero (come la moto e il casco) con un giubotto di pelle da vero motociclist.

Lui senza dire niente si toglie il casco, e a quel punto lo riesco a vedere in viso. Ha dei capelli neri e lunghi, ma non troppo, con un ciuffo perfettamente in ordine, una carnagione chiara e degli occhi verdi favolosi. Posa il casco sul dorso della moto e fa un gesto con la testa per spostarsi il ciuffo dagli occhi. Solo allora, con la sua faccia completamente rilassata mi fa: <Paura eh?>

<Mi stavi venendo addosso cretino!> rispondo ancora presa di spavento, ma allo stesso innervosita dal suo atteggiamento di menefreghismo.

<Ops> mi dice facendo un sorrisino. <Che deficiente> dico io sussurrando ma comunque a voce alta con l'intento che mi sentisse. Senza che me ne accorgessi dietro di lui si crea una fila di macchine che suonano all'impazzata. Io sono ancora in mezzo alla strada!

<Hai creato una fila di macchine!> gli urlo al tizio. Lui si gira e urla alle macchine in coda <Un attimo, mamma mia!>. Io mi affretto ad attraversare e giungo sul marciapiede, ma mi giro per guardare cosa fa lui e lo vedo che si rimette il casco con tutta la calma del mondo per poi raggiungermi con la moto vicino a me, si ferma nuovamente, abbassa la visiera del casco e mi sorride per poi sgommare ad alta velocità e andarsene.


LOTTA CON MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora