Viaggio

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Mi trovo seduta su questo maledettissimo pullman direzione? Verso la mia nuova vita, guardo fuori dal finestrino e osservo la gente, quella gente che sorride, si abbracca, si ama, quella gente con la vita così perfetta... menzogne... nessuno ha la vita perfetta, tutti noi abbiamo i nostri scheletri nell'armadio, quel sorriso che vediamo è una maschera nasconde cose ancora piú grandi di noi, ma ancora non lo sappiamo. Io? Io sono Layla, ho quasi 18 anni e la mia vita era perfetta. Andavo bene a scuola, anche se spesso venivo presa di mira dai miei compagni, ballavo e cantavo, avevo dei genitori fantastici. Io e mio padre eravamo in sintonia e per il suo compleanno gli avevo regalato due biglietti per il concerto degli "Arctic monkeys" e a quel concerto ci saremmo andati insieme, almeno cosi speravo. Con mamma arrivai a casa tutta felice, con i biglietti in mano, erano arrivati proprio il giorno giusto, il giorno del suo compleanno. Corsi verso il suo ufficio per dirglielo, ma la scena che mi si presentó davanti era orribile, I biglietti mi caddero dalle mani e atterrarono in una pozza di sangue, il corpo di mio padre era li, con gli occhi spalancati e la gola tagliata.
Chiusi gli occhi e qualcuno mi toccó la spalla, mi voltai velocemente e trovai gli occhi azzurri di mia mamma, mi parló, ma io non capì una sola sillaba di quello che aveva detto, mi tolsi una cuffia e la guardai con i miei occhi color ghiaccio, avevamo gli stessi occhi, ma i miei erano più chiari, molto più chiari rispetto ai suoi... "cosa?".
Lei si alzò e guardó fuori dal finestrino e poi riguardò me:"Ho detto che siamo arrivati Layla, prendi le tue cose e andiamo... su che tue zia ci sta aspettando".
Mia zia, dopo la morte di mio padre é sbucata lei, una zia paterna del quale nome non ne sono sicura, non si è mai interessata a noi, mai una visita in 17 anni e ora si offre di ospitarci nella sua seconda casa...
Feci come aveva detto mia madre e scesi da quel pullman, rimanemmo ferme alla fermata del bus in attesa che la cosí detta auto di mia zia ci passasse a prendere.
Un'auto nera di lusso si fermó proprio davanti a noi e abbassó il finestrino oscurato dalla parte del guidatore. "Signorine Tunner?" disse un ragazzo dai capelli rossi che guidava l'auto. "Si, siamo noi" rispose mia madre e lui:"Salite pure, la signora Tunner mi ha mandato a prendervi". Ci guardammo per un secondo e dopo aver messo le valige nel portabagagli salimmo in macchina, il ragazzo partí subito verso quella che sarebbe stata la nostra nuova casa. "Spero di saper soddisfare i vostri bisogni signorine Tunner" disse il rosso rompendo quel magnifico silenzio che si era creato, mia madre rispose:"Puoi chiamarmi Anna e come mai?" "Sono Peter e sono il vostro autista personale" poi si rivolse a me:"E invece come posso chiamarti?" io rimasi in silenzio, ma lui insistette:"Avanti, avrai anche un nome con il quale posso chiamarti" "Puoi anche non chiamarmi se é per questo" risposi freddamente e subito mia madre mi fulminò con lo sguardo... "Layla" borbottai, mi fece i complimenti per il nome e la mia risposta fu un leggero sbuffo, ormai il mio amato silenzio fu interrotto, cosi ne approfittai e mi misi le cuffie continuando ad ascoltare la musica.

La figlia del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora