Weekend

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Le settimane volarono velocemente, ne erano passate già due da quando andai a scuola per la prima volta e potevo affermare che la mia vita era monotona. Ogni giorno sembrava fatto con lo stampino, la settimana la passavo sola con mia mamma a svegliarmi presto perchè Twan sarebbe passato per portarmi a scuola.
Lì facevo dei veri atti di sopravvivenza, avevo la fortuna di essere in classe assime a Twan per la maggior parte delle ore, ma i veri problemi iniziavano quando lui non era con me, ero il nuovo scoop, carne fresca per quelle vipere assetate di notizie, mi tartassavano di domande e di sguardi che io cercavo di evitare il più possibile, come evitavo di fare amicizia.
Una volta a casa mi mettevo subito con la testa sui libri, in modo da mettermi alla pari con gli altri, mangiavo e dormivo poco, poi di nuovo la stessa giornata. Il sabato e la domenica li tenevo per rilassarmi, la passavo con Twan e Aros.
Quel weekend, però, fu diverso... tra pochi giorni sarei diventata maggiorenne, eppure l'unica entusiasta sembravo io. In quei giorni, in casa, c'era così tanta tensione che si poteva tagliare con un coltello, anche il ragazzo biondo sembrava agitato, ogni volta che c'era d'affrontare l'argomento diciottesimo si irrigidiva e cambiava discorso.
Quel giorno mi svegliai più felice rispetto al solito, dopo la mia solita doccia rinfrescante mi vestii, mi misi le cuffie alle orecchie, 21 Guns dei Green Day mi faceva da sottofondo, appena aprì la porta Aros corsedi sotto e io feci la stessa cosa mentre canticchiavo leggermente.
Andai in cucina e mi bloccai con la mascella serrata e lo sguardo confuso, bloccai la musica e mi tolsi le cuffiette dalle orecchie.
Non trovai mia zia e Twan come al solito, davanti ai miei occhi si presentarono più persone, dodici persone in più, sei adulti e sei ragazzi, quelli più giovani gli avevo già visti di sfuggita a scuola, mi soffermai su un ragazzo in particolare, aveva i capelli neri, un po' disordinati e gli occhi di in verde smeraldo.
Tra di loro calò il silenzio e tutti si voltarono verso di me, Twan si alzó e fece per avvicinarsi a me, ma Elizabeth fece un cenno con la mano e lui si fermò. "Che cosa sta succedendo? Chi sono tutte queste persone?!" chiesi con un tono abbastanza alto "Cara, prima si saluta è l'educazione e poi vengono le domande" disse indicando gli ospidi con un cenno del capo, io feci scorrere lo sguardo su di loro e poi ritornai con i miei occhi ghiaccio su mia zia, feci un piccolo sorriso aspro e risposi con uno semplice parola :"Vaffanculo".
Uscì da quella stanza seguita da Twan, non sapevo perchè me la fossi presa così tanto, ma sentivo che quella sorta di consiglio non singnificasse nulla di buono.
"Twan, vattene!" "Layla..." mi voltai verso di lui e lo guardai, eravamo così vicini che quasi mi sembrava di sentire il calore della sua pelle e del suo respiro. "Ti spiegherò tutto" "Okay, avanti fallo" dissi incrociando le braccia al petto, e lo guardai con un sopracciglio alzato, lo facevo spesso quando volevo sfidare qualcuno.
"Non ora..." il mio gesto fu inevitabile quando sentì quelle parole, lasciai cadere le braccia lungo ai fianchi, alzai gli occhi al cielo e mi voltai, feci per andarmene, ma lui continuó :"Te lo prometto".
Mi fermai e dopo qualche secondo mi voltai verso di lui, mi piacevano quelle parole, perchè volevo vedere quanto una persona ci mettesse a distruggere quella promessa, annuì leggermente senza aggiungere altro e quando mi chiese di seguirlo di là acconsentì.
Lo seguì verso la cucina, prima di entrare riuscì a sentire una piccola discussione, qualcuno voleva portare alla luce un segreto, mentre altri erano in disaccordo, per il momento feci finta di nulla scusandomi con tutti per il comportamento che avevo avuto qualche attimo prima, dissi che non mi piacevano le sorprese per questo avevo avuto quella reazione e non era del tutto una bugia.
Dopo le mie scuse gli adulti ci mandarono nel giardino sul retro per far si che facevamo conoscenza.


La figlia del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora