Capitolo 14

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Era la seconda volta che mi svegliavo con Camila.

Ma questa volta era diverso. Non riuscii a godermi il suo respiro sul mio petto, perché mi ricordai subito cosa fosse successo. Pensando alla notizia di qualche ora prima, il cuore mi procurava ancora dolore. Mi ero svegliata più volte durante la notte, in pensiero per la giovane donna di fianco a me, che era quasi morta nel sonno. Ormai ero in piedi da un po' di tempo ad osservarla dormire, il respiro regolare, che quasi mi rilassava, ma mi terrificava allo stesso tempo, poiché sapevo che appena sveglia il suo volto si sarebbe riempito di dolore e agonia.

Supponendo che i Cabello avrebbero celebrato l'addio a Sinuhe con tradizioni Cubane, ero certa che sarebbe stato un giorno difficile. Era una cosa comune nel nostro paese aspettare ventiquattro ore dopo la morte, insieme alla persona defunta e poi celebrare il funerale. In fondo era ciò che avevamo fatto con mia nonna. D'altronde non sarebbe stato come al solito, ma qualcosa di simile.

Non mi era ancora penetrato nel cervello che la madre di Camila fosse morta. Attorcigliare i miei pensieri attorno a qualcosa di netto e irreversibile era uno strano concetto, ma cercai al meglio di non negare nulla e lasciare che sentimenti guidassero il mio corpo in quel momento. Proprio ora provavo dolore. In un modo strano, come se fosse persino difficile ansimare.

Sebbene sarei voluta rimanere nel letto ad osservare la donna dai capelli marroni, dovevo accertarmi che anche gli altri membri della famiglia stessero bene. Una Camila addormentata, per ora, era una cosa buona perché le faceva riacquisire le forze.

Liberarsi dalla sua presa senza svegliarla fu una lotta, ma ci riuscii. L'intera casa era quieta, nessun filo di voce, si erano già alzati però. La famiglia passò ore a sistemare le cose per Sinuhe, a partire dalla bara. Dopo le ventiquattro ore, tutti dovevamo andare al cimitero. Il solo pensiero mi faceva stare male. Anzi, stavo male, ma dovevo essere forte, dovevo supportare Camila.

Per calmarmi andai fuori in cortile a fumare una sigaretta. Sfiorandola con le labbra, vidi qualcuno uscire fuori. Era Sofi. Non la vedevo da quando mi era arrivata la notizia della morte di sua madre, ma camminammo tutte due l'una verso l'altra e appena la raggiunsi la accolsi tra le mie braccia.

"Mi dispiace." Sussurrai, tenendola sempre forte tra le braccia e carezzandole la schiena.

Quando la lasciai mi rispose con un piccolo sorriso. Notai quanto i suoi occhi fossero gonfi. Avevo ammirato la sua maturità i giorni prima, ma vederla così vulnerabile mi ricordava me stessa a sedici anni. Tralasciando quanto fosse grande internamente per la sua età, era solo una ragazza che aveva appena perso la madre. Le spazzolai i capelli, spostandoli da una parte per riuscire a baciarla sulla fronte. Mi guardò negli occhi e vidi delle lacrime iniziare a formarsi nei suoi. Nessuna di noi disse nulla per un po'.

Presi l'accendino e accesi la sigaretta.

"Posso averne una?" Sofi chiese sorprendentemente.

Probabilmente avrei dovuto dire no, ma come puoi negare qualcosa a qualcuno che ha appena perso una figura così importante della sua vita? Decisi di darle la sigaretta e così ci ritrovammo a fumare insieme.

"Non sapevo che fumassi." Dissi e la preoccupazione nella mia voce era evidente.

"Lo faccio a volte, ma non tanto. La mia famiglia non lo sa."

"Non lo dirò." La rassicurai subito perché sapevo come si sentisse.

I miei genitori avevano forse già dubbi. Provai a nascondere la mia abitudine di fumare quando ero giovane ma dopo poco lo scoprirono tutti. Era strano, ma sentivo come se il mio legame con Sofi diventasse più forte ogni minuto, anche se non parlassimo.

Do I Wanna Know? (Traduzione Italiana) [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora