[ 3 mesi dopo – ultimo giorno dell'anno. ]
Tre rintocchi fermi ridestarono Margot dal suo stato di quiete.
Altri tre e alla fine si decise ad alzarsi per andare ad aprire la porta della stanza.
Da quando era arrivata a Los Angeles, il giorno prima, non aveva lasciato un istante la sua camera d'albergo e non aveva perso mai neanche quell'espressione che ancora in quel momento le turbava i lineamenti, la sensazione di sentirsi come sospesa, con un piede oltre un profondo precipizio e l'altro saldo sulla terra.
Tom da sotto la porta le sorrise, quasi supportivo, poi si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò contro, guardandola piano mentre lei ritornava seduta sul letto: aveva l'accappatoio addosso, come quando era uscito, e non sembrava di certo in vena per una festa.
" Saremmo dovuti restare a Londra. "
Disse l'uomo, alla fine, abbassando lo sguardo sui proprio piedi e sospirando.
Margot sbuffò lasciandosi cadere con la schiena sul letto, fissando il soffitto, cosa che negli ultimi mesi si era ritrovata a fare spesso.
" Non potevo dire di no a Will, lo sai. "
Ci aveva provato, aveva anche pensato di riuscire a farlo ma poi aveva ceduto e si era diretta fin lì ed ora avrebbe soltanto voluto sparire, senza lasciare traccia.
Era una festa. Una sola sera. Poteva farcela no?
No, non poteva e più si avvicinava l'ora di vestirsi e uscire di lì più le si attanagliava lo stomaco.
E se avesse incontrato / lui /?
Certo, le possibilità non erano così tante ma --- era possibile ci fosse, vero?
Si passò una mano sugli occhi e un brivido la scosse appena: che cosa aveva combinato?
Come --- come aveva potuto pensare che lasciare quella situazione in sospeso avrebbe potuto aiutare?
Un mese, aveva promesso.
Gli aveva promesso un mese ed era sparita per tre e ora --- ora si presentava lì e l'idea di rivederlo le faceva tremare l'anima minacciando di mandare in frantumi il castello di cristallo nella quale si era rinchiusa una volta ritornata in Inghilterra.
" E non mi stai ascoltando. "
La voce di Tom, stranamente stizzita, arrivò ad interrompere il flusso dei suoi pensieri oscuri e si ritrovò a fissarlo scuotendo la testa.
Scese dal letto, sentendosi improvvisamente in colpa, e gli si avvicinò appena, poggiandogli una mano sul braccio.
" Scusa, okay? Ora mi prendo qualcosa per il mal di testa, mi infilo quel pacchiano vestito rosso e usciamo. "
Disse, e inscenò anche un sorriso che per un attimo sembrò tranquillizzarla davvero.
Solo un attimo, certo, poi ritornò ben salda alla realtà di ciò che poteva attenderle.
[ ... ]
Il tragitto dal suo hotel alla villa fu piuttosto rapido, più rapido fu il ritrovarsi immersa tra la folla di visi conosciuti e non e le luci.
Ci mise un po' ma alla fine riuscì a dileguarsi, a disperdere Tom e, sgattaiolata al piano di sopra, cercò il bagno tra le troppe stanze.
Era distratta, accaldata e annoiata, non contando che si sentiva sotto stress: quando aprì l'ennesima porta quasi non si accorse di essere quasi finita addosso a qualcuno che, prontamente, le aveva afferrato le spalle per non far finire entrambi a terra.
Margot non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire, ma fu esattamente quello che fece: un passo indietro e gli occhi finirono direttamente ad incontrare la persona che era prima nelle liste di chi avrebbe voluto vedere ogni secondo e di chi non avrebbe voluto mai più rivedere.
Le parole non gli uscirono dalla bocca, nessuna, l'espressione di / lui / fu l'unica cosa che le riuscì di decifrare: era ferito, incazzato ed anche sorpreso, e il tutto dava un colore ai suoi occhi che fece venire voglia a Margot di mettersi a piangere.
Rimasero impalati lì, per qualche istante, poi qualcosa mutò rapido: il gesto di lei fu di ritiro, un altro passo indietro e si voltò, non completamente perché fu arrestata a metà di quel movimento.
Non si accorse di niente, le sembrò di essere finita in un vortice che sapeva solo confonderla: lui la fermò per il braccio, la tirò dentro quello che dopo qualche istante scoprì essere il bagno che aveva tanto cercato, e chiuse la porta bloccandocela contro.
Per un attimo pensò che volesse dirle qualcosa, era sicura, fermamente, che Jared avesse un'intensa voglia di dirle qualcosa, di insultarla probabilmente, eppure doveva essere il giorno dei contrari, il giorno in cui l'uomo faceva ciò che gli passava per la testa senza filtrare nessuno dei gesti e lei, di nuovo, si ritrovò a combattere contro i mulini a vento.
Doveva ancora metabolizzare, ancora rendersi conto di come si sentiva ad averlo lì, doveva --- ancora fare mille cose, ma fu tutto un attimo, la porta che si chiudeva, i loro occhi che si incrociavano davvero per la prima volta e le labbra di lui furono sulle sue.
Lo shock iniziale le fece sbarrare gli occhi, l'istinto la spinse ad afferrare la camicia di lui: era sicura, sicurissima, che lo avrebbe spinto via ma non appena le sue dita finirono di chiudersi intorno alla stoffa fece solo per tirarlo un po' di più vicino a se, ed un attimo dopo le sue labbra si schiusero e non ci fu più tempo per i ripensamenti.
Margot aveva baciato decine di volte Jared sul set, ma nessuna era paragonabile a quello.
Margot aveva immaginato decine di volte come sarebbe stato baciare Jared così, fuori dal set, ma nessuna di quelle neanche era paragonabile lontanamente.
Non sapeva se fosse un dispetto, quello di lui, o un modo per farle presente quanto era stupida e quanto avesse corso solo per ritrovarsi allo stesso punto, sapeva solo che avrebbe dovuto smettere e che non voleva.
Le mani di lui le scivolarono addosso, una dietro la schiena, l'altra tra i capelli.
Si baciarono un istante di più, un altro ancora, poi furono costretti a separarsi.
Lui si mosse appena come se avesse voluto ricominciare da principio, poi sviò verso sinistra, come se avesse potuto parlarle solo così, lontano dalle labbra, da qualche parte tra l'orecchio ed il collo.
" Ti avevo detto di non tornare a Londra. Te lo avevo detto. "
Fu quasi sorpresa, ancora e di nuovo, che lui finalmente le parlasse e tra tutte le cose che si era aspettata dicesse / o facesse / ciò che aveva effettivamente fatto e che ora stava dicendo non rientrava proprio nella classifica.
Socchiuse appena gli occhi, quando le labbra di lui alla fine le sfiorarono il collo, fu il momento in cui li riaprì appena che le fece ritornare chiara, alla mente, la motivazione per cui non avrebbe dovuto essere lì.
Non seppe mai con quale forza di volontà riuscì a scrollarselo di dosso, certo fu meno facile di compiere i gesti successivi, di aprire la porta e correre via nel corridoio.
Non arrivò neanche alle scale, comunque, che sentì qualcuno, chiaramente Jared, urlare il suo nome dall'altro lato del corridoio.
Sapeva che non sarebbe finita bene ma quello non le impedì di arrestarsi; voleva solo mettere più distanza possibile tra loro e non pensò a cosa quello avrebbe scatenato in lui, adesso.
Ps.
Un mese esatto BUT I'M BAAAACK. <3
In realtà volevo tornare prima ma --- mi sono un po' bloccata perché non sapevo come mandarla avanti uu
Ho scritto questo capitolo di getto, cercando di ritornare direttamente nel vivo, lasciando un po' di vago sugli ultimi mesi trascorsi e --- spero ci siate ancora tutti, un bacio *w*
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Mad Love
Fiksi PenggemarFanfiction a capitoli sugli attori Margot Robbie e Jared Leto. Fatti narrati sono tutto frutto della mia fantasia. La storia prende corpo alcuni mesi dopo la fine della promozione di Suicide Squad.