1

446 16 1
                                    

«basta ! Non voglio vederti più !» urlai per l'ennesima volta a mia madre.
Andai in camera mia arrabbiata.
Non era la prima volta che io e mia madre litigavamo. Da un paio di mesi non c'era stato più un dialogo normale noi.
Ogni cosa ci conduceva al litigio.
Ed io ero stufa di tutto questo.
Accesi il mio computer e vagai sui vari siti.
Su uno di essi apparve una specie di annuncio "cercasi ragazze istruite per lavoro". Cliccai su di esso per più informazioni.
-fa tutto parte di un'esperimento sociale
Questa frase era sottolineata in un video che -secondo il titolo- era stata detta da un certo Luke Hemmings.
Mi venne da pensare .

'Che tipo di esperimento sociale ?'

'Che tipo di lavoro sarebbe stato?'

Queste domande mi iniziarono ad annebbiare la mente.
Vidi la foto dell'articolo, che mostrava 4 ragazzi. Se devo dirla tutta , erano abbastanza carini.
C'era un numero di telefono a cui fare riferimento. Ci cliccai.
Subito ricevetti un messaggio che mostrava una scritta. Dovrebbe essere una via. Poi un'altro numero di telefono.
Presi nota e aggiunsi il numero di telefono alla rubrica del mio cellulare.
Mia madre mi chiamò e dovetti uscire dalla stanza.
Cenai senza azzardare ad una minima parola. Con lei ormai ero abituata al litigio. Tutto da quando mio padre se ne andò via.
Anche mio padre non era stato un così bravo genitore. Infatti, se dovessi scegliere tra lui e mia madre...beh non sceglierei nessuno dei due.
Un giorno, mio padre uscì dalla mia vita. Come se non ci fosse mai entrato. Fino ad i miei tredici anni la mia vita fu un inferno. Venivo picchiata, umiliata da lui.
E mia madre non proferiva parola, restava lí. Impassibile.
E questa era la cosa che più mi feriva.

«ho trovato un lavoro »
Informai mia madre masticando la mia cena che , come sempre, era misera.
Per me era già troppo avere una casa. Mia madre lavora , se il suo può solo essere definito un 'lavoro'.
Eh si. Si prostituisce.
Alla mia 'famiglia' mancano soldi, per questo lei è obbligata a fare questo lavoro. Non che non le dispiaccia.
Non credo non le piaccia rientrare a casa ogni giorno alle due. Con le sue calze a rete e la sua gonna anche quando fuori ci sono meno di 20 gradi.
Vedo che non gli dispiace quando , dalla sua borsa, prende i soldi che ha ricevuto e li conta con un sorriso beffardo. Come se gli piacesse il suo lavoro. Perché in fondo, lei non ha mai detto di odiarlo.
A lei piace quando esco con lei, e quando tutti gli uomini che passano poggiano lo sguardo su quelle sue gambe nude e sulla sua scollatura. Non che lei non abbia un bel corpo. Anzi, tutt'altro. Ha un bel corpo. Che sembra quasi non faccia notare la sua alta età.
E tutto questa situazione non le dispiace per niente.
La sua vita non le dispiace.

Entro di nuovo in camera compongo il numero che precedentemente avevo salvato.
Una voce calda mi si scaglia nelle orecchie. È bella.
Riconosco che è di un ragazzo che di sicura avrà sulla ventina d'anni, se non di meno.
-come si chiama lei , signorina ?-
Chiede la voce maschile dall'altra parte.
Mi schiarisco la voce e successivamente parlo.
- Abigail, Abigail signore - sussurro con un filo di voce.
Non so perché lo sto facendo.
Ma so che lo voglio. Voglio scappare da questa vita, che ormai, non mi insegna niente più. Mi rovina soltanto. Giorno per giorno.
-mh...bel nome Abigail- commenta la voce dall'altro capo del telefono.
-lei come si chiama ?- chiedo.
-Luke Hemmings, signorina - lo sento ridere.
-voglio che mi legga l'indirizzo alla quale dovrà fare riferimento ...beh sempre se voglia ancora l'offerta di lavoro-  chiede lui.
-mh...OK.- borbotto prima di leggere l'indirizzo da lui richiesto.
-ha una bella voce , sa ?-
L'uomo fa un complimento.
Io sorrido.
Cavolo, perché sorrido ?? Potrebbe essere un maniaco, uno stupratore o addirittura un omicida ed io sorrido ?
Forse mi sono bevuta il cervello.
Forse dovrei lasciar perdere tutto e mirare solo alla mia misera vita.
O forse no.
Ho bisogno di mettermi in gioco. Di mostrare a mia madre che anche senza di lei io posso vivere meglio.
-grazie - rispondo.
- beh penso sia un po tardi adesso. Ci vediamo domani signorina Abigail- sento sua voce così profonda e calma, il che mi fa agitare ancora di più.

Sono le tre del mattino.
Sono le tre del mattino ed io sono già sveglia.
Non riesco ad aspettare ancora di più. Voglio andarmene. Voglio fuggire di qua.
Mi vesto con una tuta e vado in cucina.
Mangio qualcosa e successivamente accendo il telefono .
Voglio chiamarlo. Voglio risentire la sua voce.
Prendo la mia giacca ed esco di casa.
Forse da oggi non la rivedrò piu.
Spero.
Compongo il suo numero ed aspetto che la sua voce risuoni, come una melodia, nelle orecchie e nella mia mente.
-hey - sento la sua voce ancora impastata dal sonno.
-Luke - la mia voce è titubante.
-Abigail- risponde.
- ho bisogno di incontrarla.- gli dico frettolosamente. Arrossisco. Non avevo mai detto una cosa del genere a qualcuno. E questa volta quel qualcuno è addirittura uno sconosciuto.
-mi dia del tu , per piacere- disse lui gentilmente.
-OK, allora venga davanti gli uffici della Gammer- disse lui alludendo ad una ditta .
-OK. Sarò lí tra dieci minuti.- risposi.
Oltrepasso il parco e successivamente il centro della città.
Fuori fa freddo, ma la mia agitazione riesce a 'riscaldarmi' .
Raggiungo l'ultima svolta e me lo ritrovo davanti : l'ufficio del quale Luke aveva parlato prima.
Davanti ad esso una macchina nera parcheggiata.
-Abigail- Una voce mi richiamò .
Mi girai e l'uomo uscì dalla macchina.
Era biondo. Il suo bel corpo era rinchiuso in una camicia a quadri e in skinny neri .
Appena vidi degli stivaletti ai suoi piedi mi misi a ridere .
-non oseresti più ridere di me quando inizierai a lavorare .- esordisce lui con un'espressione seria in volto.
Divento rossa , ma successivamente mi ricompongo.
-allora...dovremmo parlare del posto di lavoro ?- chiedo aggiustandomi nel cappotto.
-si, venga con me prego- dice lui, sempre serissimo, accompagnandomi nell'ascensore.
Una canzoncina insolita ci accoglie, ma Luke la spegne premendo un bottone dell'ascensore. Sospira e si sistema i capelli guardando chissà che cosa.
Il suo sguardo è diritto e sembra che  lui non muova neanche un muscolo del robusto corpo.
Prendo a modo questa sua posizione per scrutarlo meglio. I suoi capelli biondi sembrano quasi ricci, ma non lo sono. Più che altro sembra che si sia fatto la doccia e che li abbia fatti asciugare così, all'aria.
Mi soffermo ad osservare le sue magre gambe, che quasi fanno invidia alle mie. Riguardo al suo aspetto esteriore, per me potrebbe essere facilmente scelto come un modello.
-hai finito di fissarmi?- sbotta lui senza neanche girare il suo sguardo contro il mio.
-ehm...io-
-ne parleremo dopo- mi zittisce.

Che cavolo vuol dire 'ne parleremo dopo?'

Successivamente l'ascensore si ferma, e le figure di altri tre uomini davanti ai miei occhi mi intimoriscono ancora di più.

1 Babygirl for 4 Daddies [5sos]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora