Agrodolce

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L'orologio al polso segna le 22:01.

Arrivo prima di lui. Ma questa era più che altro un'intuizione nata durante il tragitto, che si conferma adesso che faccio tacere il motore della mia auto. Intorno nessuno, poco più in là sulla statale i veicoli continuano a sfrecciare per chissà dove o verso chissà chi; mentre io mi sono arrestata nel punto in cui mi trovavo anche qualche ora fa. Poi con entrambe le mani ruoto lo specchietto retrovisore verso di me e mi studio giusto qualche istante, sufficiente per capire che sono abbastanza agitata. Abbastanza quanto una ragazza che non esce con un uomo da un sacco di tempo. Quindi... terrorizzata dal non ricordarsi come ci si comporti in tali circostanze, cosa si debba dire e cosa meglio no. Ma non ha senso razionalizzare il tutto adesso. Voglio vedere che succede solo dopo che le cose succedono, non più prima. Non è che adesso all'improvviso voglia agire senza pensare, ma piuttosto vorrei pensare ad agire... Mi sfioro la guancia destra con le dita come se il tocco potesse sfumare un po' del rossore che mi colora il viso.

Poi mi accorgo che una delle macchine sulla statale esce dal gruppo svoltando nel parcheggio e venendo proprio nella mia direzione. Comincio a piegare la testa, ora in basso, ora voltandola dall'altra parte, come una gallina in cerca di chicchi in un campo di grano. Solo dopo aver finto di non averlo visto arrivare sollevo la testa facendo scattare la maniglia dello sportello nello stesso istante in cui lui si accinge a fare lo stesso.









Quando chiudo lo sportello mi trovo di fronte lei, così...

-"Buonasera!" -le dico allegro per rompere un po' il ghiaccio, - sono il solito Manuel!" .


Mi stringe la mano a mezz'aria ed io sorrido apertamente, non per metterla a suo agio, ma perchè è il suo volto che mette ad agio i miei sorrisi. E questo non mi capita così spesso!


-"Ed io mi chiamo Alissa...!" mi informa la bionda con un dolce movimento della bocca. "Mi dispiace per l'altra sera io... non volevo.Mi hai colto alla sprovvista..." giustificandosi subito dopo.


-"Tranquilla, non devi spiegarmi niente. Anzi sono io che devo chiederti scusa perchè ho esagerato! Però mi sa che hai frequentato brutta gente fino a qui!-


Ride...e questo per me è già un segno di fiducia verso la mia persona.


-"Probabilmente. E quindi tu saresti meglio?"- mi chiede apposta con un'espressione un po' accigliata, e vogliosa di smontare il mio ego.


-"Probabilmente!- le rispondo di rimando e mi piace pensare che un po' ci creda. - Senti..ti va se andiamo a prendere qualcosa da bere? C'è un bel locale qui vicino..."


-"Ehm...in realtà per ora preferirei fare due passi!"



L'aria è mite e il giubbottino di pelle basta a proteggerci dalla sera che avanza. Lei sta benissimo. Ha un look delicato, ma attraente. Quasi lascia intendere di essere dolce e amara allo stesso tempo. Riesco ad intravedere sotto al suo chiodo bordeaux una camicetta rosa che cade scivolosa sulle sue forme, che per adesso posso solo immaginare. Mi correggo: molto attraente. Questa sera non ha i tacchi ma un paio di ballerine a punta che mi rivelano la sua altezza originale e quasi la preferisco così. Lei non è figa , è proprio bella. E' semplice, ma preziosa. Niente di più e niente di meno. E tutto questo assaggio potrebbe essere l'agrodolce perfetto per i miei gusti.


"-Certo! Magari ci spostiamo da qua...ti fidi di me?" le chiedo rassicurante mentre sollevo in bella vista le chiavi della mia macchina.


"-...no!" risponde esitante ma vedendomi entrare nella mito alla fine fa la stessa cosa.


"-invece sì, altrimenti non ti saresti accomodata!-


E prima che possa ripensarci e scendere, giro la chiave e raggiungo la statale. Spengo anche la radio per concentrarmi di più sulla musica del suo respiro teso. E questo significa una sola cosa: le piaccio, e non poco. Noto, per la terza volta in cui mi trovo a trascorrere pochi istanti vicino a lei, che cerca di mantenere l'autocontrollo dell' emozione dell' imprevisto. Sicuramente pensa anche di fregare chiunque con questa tattica del cuore, ma non me. Poichè io sto già capendo molte cose di lei e il punto è che non mi sto sforzando. Mi arrivano così, attraversandomi la pelle e non posso fare altro che accoglierle nei miei substrati. Mi giro un secondo per vederla spostare un po' di riccioli color miele dalla parte opposta della testa, scoprendosi di più il viso mentre guarda fuori dal finestrino come per intercettare il percorso che ho in mente. Poi si volta verso di me e per poco non mi scordo di essere alla guida. Questa ragazza ha una calamita negli occhi. Come se io fossi l'elettrone negativo e lei quello positivo. Un contatto che basta a scuotermi il cuore e ricaricarlo un po'.


"-Ti dà noia se apro il finestrino?"- mi chiede allontanandomi dai pensieri.


"-No, ma non è un altro tentativo di fuga vero?!"-mi fingo perplesso.


Per tutta risposta mi guarda torva. E' bella anche torva.


-"E comunque dovresti allacciarti la cintura..."-


"Giusto. Me ne sono dimenticato!" dico buttando indietro la mano e afferrando il nastro scorrevole.


"Come no..."


E ancora una volta incrocia le braccia davanti al petto.


"Guarda che non è così facile guardarti e continuare a fare quello che sto facendo senza perdere il filo!"


A queste mie parole le sue braccia si sciolgono dall'intreccio e ora tocca alla saliva annodarsi nella gola. Sento anche questo di lei. Quel nuovo effetto che le suscito! Apre ancora di più il finestrino e credo che abbia capito che forse è quando manca il respiro che si vive davvero.







Brividi selvaggiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora