Fidati di me

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Sto ancora ascoltando l'eco delle sue parole nella mia testa che mi accorgo in ritardo che le ruote si stanno lentamente fermando.



"Siamo arrivati!" mi annuncia sereno, ma sinceramente è tutto buio e non c'è nemmeno un lampione acceso...non so se voglio scendere...



Manuel invece scende deciso sbattendo lo sportello con la giusta energia. E vedo che mi aspetta ma, quando intuisce la mia titubanza, fa il giro fino ad arrivare dalla mia parte. Spinta da un istinto infantile premo con l'indice il blocco-serratura prima che lui possa aprirmi lo sportello con una galanteria di circostanza.



"Che ti prende adesso?"


"Quello che mi prendeva anche prima..!"


"Cioè?"


"Non mi fido di te..."



Così, lo vedo retrocedere di un passo, in silenzio; ora di un altro, sempre in silenzio. Poi tirar fuori qualcosa dalla tasca dei jeans avvicinando l'oggetto al vetro del finestrino. Non vedo bene al buio ma riconosco la forma di un paio di chiavi della macchina in quell'oggetto ciondolante.



"Ci metterei un secondo a riaprire. Giusto il tempo di un click accompagnato dall'effetto speciale di lucine che ti fanno l'occhiolino, ma...non lo farò perchè voglio che sia te a decidere di scendere e a fare un passo verso di me!" mi dice calmo.



Adesso che le mie guance sono in preda ad un incendio invisibile comincio ad apprezzare questo buio che ci circonda. Riferendo alla mia coscienza di non avere altra scelta sblocco la serratura e scendo, molto lentamente.



"Ok, hai vinto tu!" esordisco mettendola sul gioco e raggiungendolo senza staccare lo sguardo dal terreno.



Lo sento sorridere. Peccato non averlo visto; poichè l'unica cosa che ho capito da subito di lui è che con i suoi sorrisi disarmerebbe anche il suo peggior nemico. Mentre i suoi occhi...beh, i suoi occhi farebbero tutto il resto. Tutto quello che non vuoi.



"Comunque ripensandoci, preferivo una birra!" continuo sarcastica.



"Io invece preferisco aspettare la prossima cazzata che farai per cercare di evitarmi...!" mi risponde gustandosi le parole in bocca.



Un'altra ondata di calore investe metà del mio corpo e quasi mi sembra che sia un fastidioso piacere il suo modo di attraversarmi senza toccarmi. Senza pretendere di capire, ma capendo e basta. Questo forse spiega il fatto che, nonostante cerchi imperterrita di oppormi a questa situazione, mi trovo ora ad intraprendere un cammino al suo fianco nel buio di un sentiero sconosciuto come la campagna a cui appartiene.



"Menomale hai le scarpe basse...così sarà più facile arrampicarsi!"



"...COSA?! Adesso, per favore, mi dici dove stiamo andando."



Ma mentre sbotto allarmata un sasso sotto alla ballerina mi fa storcere malamente la caviglia e in un secondo mi trovo aggrappata al suo avambraccio per prevenire la caduta. Manuel si ferma all'istante; colto alla sprovvista da quel contatto che di certo non si sarebbe aspettato da me, se non dal mio istinto infantile. Ed eccoci che pianta i suoi occhi nei miei. Sono in una trappola visiva. Adesso che li vedo da più vicino noto il marrone intorno alla pupilla e la tendenza ad un verde bottiglia che illumina il resto del suo sguardo. Lascio la presa e riempio l'imbarazzo spostando le mie mani sulla punta di un mio ricciolo, stendendolo scossa. Già, perchè in quella stretta non ho sentito solo un muscolo fermo. Mi sono fidata della sua presa senza saperlo tanto che vorrei ritoccarlo per esser sicura di aver veramente provato una vertigine dall'altitudine del mio cuore.



Brividi selvaggiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora