Capitolo 29

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HOPE

Sono appoggiata sul petto di Marcus dopo aver fatto sesso.
Accarezza il contorno del mio tatuaggio.
Un tatuaggio fatto sette anni fa.
Mentre il suo è un ricordo in onore di sua moglie, il mio tatuaggio ha un altro significato.

"Hope prima o poi noi due..."

Scoppio a ridere e lo bacio sulle labbra, lasciando cadere il discorso come ogni volta.

"Stiamo bene così no?"

"Mhh io si piccolina, ho una figlia, ho avuto il mio matrimonio. Ma tu? Devi staccarti da me. Sto bene con te lo sai, ti voglio bene ma il nostro non è amore"

Mi aggrappo a lui "lo so Marcus. Ma per il momento tienimi con te"

"Lo faccio da sette anni, quando sarai pronta,andrai vai e io ti lascerò. Promettimi solo che non abbandonerai Charlotte"

"Non lo farò mai amo tua figlia"

"Lo so"

Mi lascio cullare dalle sue carezze e mi addormento.
La mattina seguente mi sveglio e noto un biglietto sul cuscino.
"Sono andato via.Mi ha chiamato mia madre Charlotte ha la febbre. Se ti va passa da casa più tardi. Baci Marcus"

Mi rigiro nel mio letto e noto che sono le nove.
Per fortuna questa mattina non vado a lavoro.
Tre anni fa acquistai una villa.
La mia casa, anche se non ci sono quasi mai è troppo grande per una sola persona.
Molte volte preferisco stare da Marcus e Charlotte.
Per Charlotte sono diventata una zia, ha compreso che fra me e suo padre c'è qualcosa ma sa bene che non potrò mai essere la sua mamma.

Esco di casa all'ora di pranzo,prendo la mia auto e decido di andare a farmi un giro.
Passo per le vie di New York e passo dalla sua casa come ogni giorno da sette anni.
Zio Gabriel regaló un appartamento a Joshua all'età di 18 anni.
Un appartamento che è stato il nostro nido d'amore ma che ha visto anche la nostra distruzione.
Fa male ricordare, ma i ricordi sono tutto quello che mi restano.
Da sette anni, mattina, pomeriggio o sera passo sempre di qui.
Vedere le finestre chiuse mi da un senso di pace perché so che lui non è tornato e non tornerà.
Ma oggi c'è qualcosa di diverso, una finestra del suo appartamento è aperta.
Forse c'è sua madre,Alexandra.
Mi soffermo a guardare le auto parcheggiate ma la sua non c'è.
Ma rispetto agli altri giorni c'è parcheggiata una Porsche.
Mi soffermo a guardare la finestra e noto una figura che non assomiglia per niente ad Alexandra.
No non è possibile, non può essere tornato.
Scendo velocemente dall'auto e mi dirigo dal portiere del palazzo.

"Signorina come posso aiutarla?"

"Appartamento 514 è tornato il proprietario?"

"Signorina non posso darle questa informazione"

Prendo il mio portafoglio ed esco una banconota da 100 che passo al portiere.

"Allora?"

"C'è una ditta di pulizie all'interno ed è arrivata la madre del proprietario"

Tiro un sospiro di sollievo e sorrido al portiere
"Grazie mille. Arrivederci"

Esco e mi rimetto in auto.

Lui non può tornare.
Perché se torna sarà la mia fine.
Noi due ci distruggiamo a vicenda.
Siamo acqua e fuoco.
Da quel giorno non ho versato più una lacrima, ho tanto rancore dentro me,ma questo mi ha permesso di andare avanti.
Sono diventata una stronza, lo so benissimo.
Ma solo questo può portarmi a vivere, perché un mio crollo non è previsto.
Se crollo perdo tutto e questo non posso permetterlo.
Ho fatto una promessa a me stessa e ho intenzione di mantenerla.
Chiudi per sempre il cuore e non innamorarti più di nessuno.
Non sarà un uomo a farmi crollare e non sarà di nuovo lui.

JOSHUA

"Carl era lei?"

"Sì signore anche se i capelli erano lunghi ma neri e no biondi come mi ha detto lei"

"Neri?"

"Sì signore era la ragazza che mi ha fatto vedere in foto ma i suoi capelli erano neri"

"Perfetto le hai detto quello che ti ho riferito"

"Sì signore, non sa che lei è tornato"

"Grazie Carl. Fino a lunedì nessuno deve sapere del mio ritorno se passa qualcuno di semplicemente che c'è mia madre in casa"

"Sì. Signore posso dirle una cosa?"

"Dimmi"

"Io la ragazza la vedo ogni giorno che passa da qui"

"Da quando?"

"Sette anni, precisamente da una settimana dopo che lei partì"

Ti amo...ma non posso 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora