Capitolo 8

79 9 4
                                    

"Ciao Katherine, come sta andando?" chiese con una voce rielaborata al computer.

Non mi aspettavo di ascoltare il suo vero accento, perciò non mi sorpresi.

"Ti sei introdotto a casa mia, mi minacci, mi chiami per spaventarmi... non è più divertente, non starò più al tuo gioco" risposi controllando la voce. Tentai di mantenere il sangue freddo e di non lasciar trasparire alcuna emozione, tuttavia dentro di me regnava il caos. Non avevo mai vissuto una situazione simile prima d'ora, e appariva ai miei occhi ancora assurdo ed irreale.

La parte matura di me continuava a dirmi di lasciar correre, essendo un passatempo infantile per quello/a dall'altra lato del telefono, ma l'altra parte, quella che aveva il controllo sulle mie effettive azioni, era solo spaventata.

"Oh, è divertente eccome. Dodici Luglio, Samantha è ancora in viaggio, divertendosi a postare foto di lei con le sue amiche. Non si dovrebbe comportare così una migliore amica, da egoista" citò delle frasi, che io riconobbi immediatamente. Mi diressi a passo spedito e quasi automatico verso la mia scrivania. Tolsi lo specchio sopra di essa dalla parete, non trovando quello che stavo cercando.

Tutti i pensieri, le insicurezze, le preoccupazioni, le critiche, i momenti di rabbia da quando avevo quindici anni... tutto racchiuso in quel diario rosso che ora non c'era più, caduto nelle mani del peggior nemico.

"Che cosa intendi fare adesso, eh? Stampare le pagine e distribuirle alla scuola? O vuoi farmi solo soffrire? Occuparti della mia vita, significa solo che tu ne vivi una insignificante e superflua" dissi per farlo arrabbiare. Purtroppo non perse le staffe e sussurrò poi quello che mi fece rabbrividire.

"Ti vedo, stai tremando, continui a girare per la stanza in cerca di risposte che non arriveranno mai, riesco a sentire il tuo cuore battere veloce... il tuo respiro affannato... ho fatto centro, come sempre" staccò la telefonata, lasciandomi al centro della mia camera ormai sconosciuta.

"Hey Kate, entra" mi diede il benvenuto Sam vestita da cheerleader.

Erano trascorsi un paio di giorni da quando mi ero ritrovata a risistemare e quasi montare da capo la mia camera da letto. Quei giorni furono diversi, o forse io mi sentivo profondamente cambiata. Ero più vigile e cauta, avevo la sensazione di essere spiata ovunque andassi, qualunque cosa facessi. Sentivo di star perdendo il controllo della mia vita, tutte le mie sicurezze scivolavano via dalle mie mani come burro. Nessuno se ne accorse, riuscii a far coesistere due realtà al tempo stesso: mentre dentro ero insicura e allarmata da qualcuno che non conoscevo, fuori tentavo di continuare ad essere la solita ragazza.

Non raccontai neanche a Samantha quello che accadde quel giorno, non che non mi fidassi di lei, al contrario, preferivo non intimidirla più di quanto non lo fosse già.

Arrivata domenica, ci incontrammo tutti a casa sua per quel benedetto progetto di letteratura.

"Sei la prima, devono ancora arrivare tutti" mi accolse nel salotto.

"Hai avuto allenamento oggi, eh?" le chiesi.

"Si... stancante" rispose sedendosi sul divano. La seguii stendendomi interamente e poggiando la testa sulle sue gambe. Conosceva i miei desideri, e iniziò a farmi i grattini sulla testa.

"Che mi dici di nuovo?" le domandai sospirando.

"Da domani inizieremo le selezioni per le nuove cheerleader, alcune ragazze dell'anno scorso si sono diplomate e...Hey!" esclamò all'improvviso. Si alzò di scatto, facendo scivolare la mia testa sul divano, e suscitandomi un lamento.

"Che c'è?" domandai infastidita e sedendomi dritta per guardarla meglio.

"Se magari tu provass.." sapevo dove voleva andare a parare, e la interruppi subito.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora