Capitolo 9

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"Ma non ha senso, è suo amico, non avrebbe finto per tutto questo tempo... troppo" disse una voce nella mia stanza a qualcuno dall'altro capo del telefono.

Intanto una luce fievole e calda proveniente dalla lampada sulla mia scrivania mi svegliò lentamente, facendomi girare la testa dall'altro lato.

Pian piano però, mi ritornò a mente quanto accaduto non so quanto tempo prima, e realizzando che la voce che aveva contribuito a svegliarmi era stata quella di Liam, tentai di alzare bruscamente il busto sedendomi dritta, e di aprire gli occhi.

"Hey hey fai piano" mi tranquillizzò aiutandomi a poggiare la schiena sulla spalliera del letto.

Mi girava ancora la testa, ma almeno il senso di nausea era svanito.

Guardai fuori dalla finestra, e nel buio della notte splendeva una mezza luna candida e smagliante. Non dovevano perciò essere passate più di due ore.

"Devo andare, ci vediamo dopo" salutò il ragazzo a fianco a me, staccando la chiamata.

"Era mio cugino.. Come ti senti?" mi domandò mettendo da parte il suo cellulare.

"Ehm.. bene più o meno. Mi dispiace solo che tu e Kyle abbiate dovuto assistere. É solo che di quella strada ho ricordi davvero brutti, ma non pensavo mi provocassero queste reazioni". Non volendo affliggerlo dei miei problemi fin da subito, tentai in altre parole di spiegargli il motivo della mia perdita di sensi poche ore prima, ma a quanto pare non servì, poiché Liam già ne era a conoscenza.

"So quello che ti è successo lì Katherine, ma non è una tua colpa. Sei stata nel luogo sbagliato al momento sbagliato, e so quanto hai sofferto, perciò la tua reazione è stata minima"

"Tu... pensi che sia stato un incidente?" gli chiesi dubbiosa.

"Tu no? Cioè, dovresti avere qualcuno che ti odia a tal punto da volerti morta, e addirittura provare a farti del male. Si, hai una persona ignota che ti manda messaggi minatori, ma non è mai andato oltre quello" rispose Liam. A quel punto mi resi conto di non avergli rivelato completamente la storia dei messaggi sconosciuti, ma lo stesso il suo ragionamento aveva una logica. Poteva esistere qualcuno da odiarmi così tanto?

"Hai ragione, ma da quando i ragazzi, o anche adulti, si divertono a sparare ai passanti che vedono in mezzo alla strada? Anche questo non ha senso.."

"Invece penso sia l'ipotesi più possibile. Non crederò mai che qualcuno ti possa odiare a morte" mi sorrise Liam nel suo dolce modo.

Il suo sorriso mi contagiò, facendomi cambiare immediatamente umore.

"Non voglio trattenerti qui per forza, magari hai delle cose da fare.. Io sto bene, non preoccuparti" dissi stringendomi nelle coperte. Forse la finestra era un po' aperta, perché entrava uno spiffero di aria fredda e fastidiosa.

"No anzi, preferirei non lasciarti da sola, ora sono il tuo responsabile" dichiarò con fierezza e stendendosi sulla sedia accanto al mio letto.

"Se non c'è nessuno in casa.. come hai fatto ad entrare? Anche tu scassini serrature?" lo interpellai inclinando la testa e ripensando ai miei fratelli.

"No" rise lievemente. "Avevi le chiavi nella tua borsa e ho aperto la porta come un comune mortale" spiegò risistemandosi nuovamente sulla sedia.

"Quindi se fossi stato un criminale a questo punto sarei finita" constatai sorridendo.

"Sono tutt'altro, credimi" disse sorridendo anch'egli.

La luce della lampada rendeva vaghi i delineamenti del suo viso, tuttavia restava abbastanza visibile da essere attraente.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora