Capitolo 4

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La professoressa ci raggiunse circa un quarto d'ora dopo, con un'aria scocciata e sconfitta. Il silenzio calò su tutta la classe, perché sapevamo che quando i prof erano tesi dovevamo obbedire alle loro richieste.

"Sono stata in presidenza, richiamata dalla direttrice per scarso interesse alle lezioni e per averle rese pesanti e monotone ai vostri occhi" esordì passeggiando per l'aula. "É così?" domandò alzando la voce. Nessuno di noi osò parlare, sapendo che sarebbe stato preso di mira dalla donna in questione.

"Molto bene, ho un'idea magnifica per riportare l'attenzione persa negli ultimi semestri. Formerete dei gruppi, a vostra scelta, e studierete un poeta per ciascuno. Vorrò sapere la vita, la cultura, le opere e le idee. A voi ragazzi piace studiare in gruppo no? Vi divertite! Benissimo, allora la prossima settimana interrogherò la prima compagnia, ovviamente sarà valutato come metà del voto finale" ci informò continuando ad inquietare tutti.

"Meno lavoro per me, più interesse per voi. É perfetto, come ho fatto a non pensarci prima?" continuò ritornando alla cattedra.

"Mi scusi prof, ma di quante persone devono essere formati i gruppi?" chiese un ragazzo al primo banco.

"Non è importante, per me basta che apprendiate i concetti importanti, ovviamente senza farvi annoiare" rispose riportando l'attenzione sul registro.

"Forza su, potete anche ora mettervi d'accordo" ci esortò.

Sam si girò verso di me, Kyle e Liam impaziente e speranzosa.

"Che ne dite di farlo insieme?" domandò.

"Per me va bene" rispose Liam incrociando il mio sguardo.

"Come volete" replicò Kyle. Era così assorto nei suoi pensieri, così pensieroso riguardo il precedente incontro con David, che non si accorse neanche di quello che stava dicendo quella ragazza bionda davanti a lui.

L'ora di letteratura si concluse prima che ce ne rendessimo conto, e altrettanto la giornata scolastica. Fuori scuola David si dirigeva verso la fermata dell'autobus, e lo raggiunsi prima che fosse troppo tardi.

"David!" lo chiamai facendolo voltare. Aveva un'espressione ansiosa, quasi sorpreso di vedermi.

"Hey!" sorrise. "Mi ricordo, dovevi dirmi una cosa importante".

"Possiamo andare da un'altra parte?" gli chiesi volendo evitare delle possibili persone impiccione .

"Si certo" mi condusse all'esterno della scuola, dove era situata una panchina e nessuno che potesse udire la nostra conversazione.

"Allora" disse sedendosi. "Cos'è questa cosa importante"? domandò. Sembrava agitato, ed erano evidenti i segni di nervosismo.

Muoveva freneticamente il ginocchio su e giù, e la sua mano picchiettava sulla gamba. Cercava tuttavia, di non farlo notare, riuscendoci piuttosto male.

"Ieri, o l'altro ieri non mi ricordo, ho ricevuto dei messaggi anonimi.

Il mittente dice di conoscere di persona il ragazzo o ragazza che mi ha sparato l'anno scorso, suggerendomi anche di stare attenta alla gente che frequento, perché non sono chi dicono di essere" iniziai tentando di decifrare l'espressione di David.

Appariva interdetto, provò a emettere una qualche parola, continuando però a fare scena muta. Decisi allora di continuare.

"Secondo te devo..." continuai, venendo subito interrotta.

"Posso leggerli?" disse.

"Si certo" replicai sorpresa che non mi avesse chiesto di più. Gli porsi il telefono, e lo fissai mentre scorreva i messaggi tra me e lo sconosciuto. Gli scappò una risatina, e questo mi meravigliò. Rideva? Perché rideva?

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora