Capitolo 12

49 7 0
                                    




"Vieni, entra!" esclamò dopo aver bussato alla porta.

Si alzò dalla sedia non appena misi piede nel suo ufficio, e mi venne incontro.

"Ciao!" mi salutò e mi abbracciò calorosamente. Restai con le braccia lungo i fianchi per alcuni secondi, spiazzata dal suo gesto, e poi ricambiai.

"Salve" sorrisi imbarazzata. Ebbi tempo per guardarla meglio, aveva dei capelli ondulati rossicci che le cadevano fino alle spalle, e gli occhi dello stesso colore.

"Accomodati"

"Grazie..."

"Mi chiamo Helen Williams, e tu devi essere Katherine" esordì porgendomi la mano che le strinsi con piacere. Era solare e sembrava una brava persona, mi sciolsi quasi subito con lei. Mi faceva sentire a proprio agio, pensai che fosse una caratteristica degli psicologi.

"Allora... ho avuto modo di conoscere vari ragazzi di questa scuola, però quasi nessuno ha saputo lasciarsi andare con me, forse perché sono un nuovo docente".

Ok, forse no.

"Il mio ruolo è quello di consulente scolastico, ma gli studenti possono venire a parlarmi di qualsiasi cosa. Sono qui soprattutto per parlare della morte della preside. Non so se eravate legate o meno ma.. come ti senti a riguardo?" domandò aprendo un'agenda che guardai male.

Mi infastidiva il fatto che le mie parole dovessero trovarsi su carta, mi piaceva avere un dialogo esclusivo con le persone, maggiormente quando si trattava di questioni importanti.

Fortunatamente non ci fu bisogno di parlare poiché Helen capì al volo il mio pensiero.

"Questa la mettiamo via per il momento.. Sentiti libera di dirmi tutto quello che vuoi. Voglio capire se quanto accaduto vi abbia disturbato a livello psicologico."

Mi rivolse un sorriso, molto contagioso a dire il vero, che mi spinse ad aprirmi con lei forse più di quanto lo fossi con i miei genitori.

Cercai delle parole adatte, aspettai qualche secondo e cominciai a raccontarle.

"Sono stata male i primi giorni... lo sono stata davvero. Le immagini della scena della preside impiccata... penso che non riuscirò mai a cacciarle via dalla mia testa. Sono sempre lì.

Non posso scappare.

Ho fatto anche degli incubi i primi giorni dopo l'accaduto, sognavo di aprire una porta e trovarmela di fronte, ed è proprio quello che è successo. Correvo verso una porta più veloce che potevo, ma questa sembrava allontanarsi sempre di più finché quando riuscivo a raggiungerla l'aprivo e la preside era di fronte a me. Mi svegliavo nella notte sudata e non riuscivo più a riaddormentarmi. Sono stati brutti giorni, ma ora... cerco di non soffermarmi a pensare. Gli amici poi hanno contato molto per me. Soprattutto la mia migliore amica Samantha, lei mi spinge a fare le classiche cose da liceali, e fa bene. Se non ci fosse lei probabilmente sarebbe stata più dura uscirne. Le devo molto."

Durante il mio discorso i suoi occhi assunsero un'espressione compassionevole, percepivo in quella donna una carica positiva, che mi spingeva a confidarle nel minimo dettaglio i miei sentimenti.

"Mi dispiace così tanto Katherine, sei una brava ragazza" rispose solo.

Aprì poi la bocca per esprimere altre parole, ma la richiuse subito.

"Ma non è colpa sua" dissi ridendo "Sono cose che possono capitare, quello che non mi spiego però, è perché la preside sia dovuta arrivare ad un atto del genere. Aveva un marito, dei figli... e poi Montville è piccola, si sarebbe saputo se soffriva di qualche malattia"

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora