Capitolo 4

478 20 1
                                        

Sentì una voce chiamarmi, io ero seduta sul ponte con le gambe penzolanti al vuoto. Questo ponte era davvero molto alto, mi piaceva l'altezza, non ne avevo paura.
<<che cazzo stai facendo qui? Sei ritornata?>>urlò qualcuno, capì che era la voce di mio fratello. << si, sono ritornata qui. C'è qualche problema?>>dissi <<si, tanti problemi. Ti fai del male se stai qui.>> mi disse, si avvicinò e c'era anche l'amico. << perché sei qui sopra?>> disse mio fratello <<ispirazione>> dissi solamente.
<<dai andiamo a casa>>disse.
<<okay>>dissi. Erano circa le sei e qualcosa, qui già era tutto buio, amavo il buio. A volte serve il buio per dare colore alla mente. Ritornammo a casa, << mamma ritorna fra tre giorni>> disse mio fratello. <<quindi?>>dissi io
<< io devo andare, ma solo per un giorno. Matt oggi è domani resterà con te>>disse <<cosa?? Mi lasci con uno sconosciuto!?>>dissi <<no, non è uno sconosciuto. A dopo domani>>disse lasciandomi un bacio sulla guancia, per poi andarsene.
<<a quanto pare io devo stare qui>> disse <<puoi anche andartene, so badare a me stessa>> dissi <<nono, mi piace stare qui, con te>>disse << peccato che a me no>>dissi <senti io ho fame>>disse <<cucinati qualcosa. Io vado di sopra tanto non ho fame>>dissi. Andai di sopra e chiusi la porta del bagno a chiave, presi la lametta e l'agitai fra le mani. Odiavo essere triste senza alcuni motivo, oppure un motivo c'era. Iniziai a fare dei tagli, riaprendo le altre ferite. Sapevo bene che è stupido tagliarsi che non risolvevo un cazzo. Ma io volevo portarmi alla fine, tagliarmi era un bene. Sapete perché? Credevo che tutto il male potesse scorrere come il sangue, che quello non era sangue ma solo tutto il male che avevo dentro. Per questa ragione, mi sentivo meglio.
Infondo era strano, una ragazza di sedici anni, un adolescente qualcuno, ma non come le altre. Io avevo il male, a quell'eta non avrei dovuto sentirmi in quello stato. Non avrei dovuto pensare perennemente il suicidio. O forse non avrei dovuto proprio nascere. Mi guardai allo specchio e vidi tutto ciò che ho sempre odiato, il riflesso di me stessa mi fece piangere. Tante lacrime rigarono sul mio volto. Nuove lacrime, nessuno c'eraper asciugarmele.
Nessuno mai mi aveva fatto un complimento che lo pensassero sul serio,, anche se lo avrebbero fatto non ci avrei creduto. Perché dopo anni di insulto è ovvio che ti auto convinci che sei quella determinata cosa. Se ti fanno complimenti da anni è ovvio che ti guardi allo specchi e ti apprezzi per come sei. Mi guardai attentamente allo specchio annotando tutti quei fottutissimi difetti. Dio quanto odiavo, quanto mi odiavo. Davanti quello specchio mi ritornarono tutte quelle parole, gli insulti. Mi facevo male.
Dopo asciugai tutto le lacrime e scesi giù. Mentre scendevo le scale qualcuno mi fece cadere. <<scusa, non ti avevo vista>>disse <<non preoccuparti è stata colpa mia>> dissi io. << hai pianto?>>chiese <<hai gli occhi rossi>>continuo lui. << ah no, saranno stati quei due tiri di canna prima>> sorrido. << okay>> disse.

Mi ami? Io si. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora