Capitolo 15

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<<sentì bella, abiti nella casa 45?>>chiese Erik

<<si perché?>>chiesi io

<<noi abitiamo nei dintorni, ieri ti ho vista.>>disse

<<si okay>>dissi

<< dobbiamo andare in un posto>> disse

<<okay>>dissi

Arrivammo in quel posto.
Erano tutti dei 'cattivi ragazzi' il posto non era dei più belli. Da ciò che vedevo.
Il cielo grigio rendeva tutto più triste.

<<allora crys, questo che vedi si chiama kit, ed è il capo, questi sono i suoi aiutanti. Maicol e travis.>>mi spiego

<<okay, ma che dovrei fare?>> chiesi

<<qui si spaccia.>>disse chiaro e tondo   Quello che si doveva chiamare Maicol.

<<ah, credevo che qui si gioca a cercare gli alieni>>dissi ironica.

Poco dopo ritornammo a scuola, io entrai con loro.
Sentivo che stavo cambiando, niente più vittima di bullismo.

Alla quarta ora entrò la bidella che disse che mia mamma mi sia venuta prendere. Presi lo zaino ed uscì.
Appena arrivai sotto il portone c'era lei. Una donna dal l'apparenza dolce e gentile. Era vestita con una gonna a tubino rossa che le arrivava al ginocchio ed un top rosso. E i tacchi del medesimo colore. Tutti credevano che lei sia la mamma più docile.

<<perché mi hai fatta uscire?>>chiesi

<<perché tu adesso, vieni via con me.>>disse lei, che voleva dire via con lei? Voleva partire? Cosa? No, non avevo la più pallida idea.

<<dove?>>chiesi

<<a casa, tu e quel ingrato di tuo fratello ve ne siete andati, dove siete ora? >>disse

<<ovviamente non te lo dico>>dissi

Lei mi mollò uno schiaffo sulla faccia, non importa, fa solo male come tutti gli altri. No, non piangere. Non darle questa soddisfazione.
Erano le parole che mi dicevo da sola ogni volta.

<<fa uscire anche mio fratello>>gli ordinai

<<no, lui può far ciò che vuole. Tu vieni  via con me!>>disse lei

<<non ci vengo neanche morta>>dissi

<<sei solo una lurida puttana, proprio come tua madre, brava! Hai preso da lei. Tutti e due avete preso da lei. Fate schifo. Maledico me quel giorno che ti ho presa. Guardati! Non vedi quanto fai schifo? Hai ancora l'altezza di vivere? >>disse

Ero sul punto di piangere, tiravo indietro le lacrime. Era difficile.
Non potevo crederci, aveva messo mia madre. Aveva chiamato mia madre una lurida puttana. Volevo solo ammazzarla.
Uscì da quel edificio, lei era già andata via. Presi la metro ed arrivai in quel "posto" era da un po' di tempo che non andavo lì.

Passarono circa 3 ori, il mio telefono continuava a squillare, così li spensi.
Non volevo chiamare mio fratello, anzi, non volevo dirgli perfettamente niente.
Non voleva addossare i miei problemi a quelli di mio fratello.
Dopo circa mezz'ora la porta di quella 'stanza' si aprì rivelando l'immagine di mio fratello.

<<ciao>>gli sussurai.

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