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Il dolore era insopportabile e nel silenzio che li circondava le sembrava di essere più debole ogni secondo passato a guardarlo.
Alla fine cadde a terra, una nuvola di polvere si alzò quando toccò il suolo. Non vedeva molto, ma sapeva che era lì. Gli occhi erano socchiusi, le braccia stanche e sentiva che mancava qualcosa, non riusciva più ad alzarsi, non ne aveva la forza. Per la prima volta provò qualcosa di nuovo, di strano, faceva male, non era dolore, era qualcosa di più profondo, come se una parte di sé fosse stata totalmente distrutta, le sembrò di precipitare e temeva di vedere la fine della caduta prima di chiudere gli occhi.

Inspirò come se fosse stata soffocata, aprì gli occhi, era buio, si doveva ancora abituare all'oscurità della stanza.
Quando mise a fuoco si guardò attorno. Era sola, mentre cercava di calmarsi e di regolare il respiro portò le gambe al petto, come se fosse spaventata dalla calma e dal silenzio che la circondavano. Si sentiva scossa, disorientata per certi versi.
Non ci riusciva, non si calmava, la testa pulsava e il cuore sembrava esploderle nel petto, in preda al panico si alzò, incerta sui passi da fare fece cadere qualcosa che si trovava su un ripiano. Il suono metallico la fece rabbrividire. Preoccupata si immobilizzò, sperando di non aver attirato l'attenzione.
Quando si accorse che tutto era di nuovo muto riprese a camminare, questa volta più in fretta.
Afferrò una giacca pesante e degli stivali, poi, prima di uscire, pensò di avere ancora qualcosa da fare, anche se non voleva, si voltò.
Le luci erano spente, non era il caso di consumare energia e poi si riusciva a vedere abbastanza da non inciampare in qualche cavo nel corridoio. Guardò nella cabina di pilotaggio, ma nulla, si chiese dove fosse...non se la sentiva di restare chiusa tra quelle paratie di metallo e non era ancora calma, il suo respiro pesante sembrava essere l'unico suono in tutta la nave. Si appoggiò alla parete, era fredda, si girò, era vuoto, nulla nel corridoio. Si voltò e si diresse verso l'uscita, passo dopo passo temeva di cadere da un momento all'altro, dovette fermarsi e appoggiarsi nuovamente alla gelida superficie di metallo. Cosa le stava succedendo?
Fece per aprire il portello, ma una mano le prese il polso prima che arrivasse al pannello. Spaventata si ritrasse e portò la mano indietro quando la presa si fece meno stretta; la figura era scura, non riusciva a distinguerne i lineamenti, ma sapeva che era lui.
Lo vide avvicinarsi, ma si bloccò quando la vide indietreggiare ad ogni suo passo.
-Rey?-
Nessuna risposta, solo il volto di lei illuminato per metà dalla luce fredda proveniente dall'esterno, anche così poteva notare i suoi occhi arrossati. Ben allungò una mano, ma non riuscì ad avvicinarsi, era come se l'aria avesse creato una barriera tra di loro. Stupito e confuso riportò il braccio lungo il fianco, rimase in silenzio a guardarla, sapendo di non potersi muovere.
Rey lo fissava, non sapeva se ascoltare la parte di sé stessa che le diceva di tenerlo lontano o quella che la implorava di buttarsi tra le sue braccia.
Alla fine, quando il silenzio sembrava insopportabile, le gambe cedettero e, scivolando contro la parete, si ritrovò rannicchiata a terra.

Ben sentiva solo una grande confusione nella sua testa e, per quanto si sforzasse, non riusciva a capire cosa le stesse succedendo. Non lo stava bloccando, ma aveva paura di avvicinarsi. Fece comunque un passo verso di lei.
-Fermo.- Rey alzò la testa, ma non lo guardò, gli occhi erano fissi su un punto imprecisato vicino a lui.
Sentì i suoi passi proseguire, non voleva che si avvicinasse.
-Stammi lontano!-
Ben si fermò, ma, dopo aver rivolto lo sguardo alle sue mani strette attorno al tessuto della giacca, tanto da far diventare le nocche bianche, continuò ad avanzare fin quando non si scontrò di nuovo con una barriera invisibile.
-Stammi lontano, ti prego.-
Confuso, Ben percepì qualcosa di strano, che non avrebbe voluto sentire. Aveva paura, paura di lui, non sapeva perché, non capiva.
La mente di lei era debole, ma aveva ancora la forza per tenerlo a distanza, sapeva che avrebbe potuto essere respinto ancora, ma, quando si sedette a poca distanza da lei, seppur un muro li stesse separando, provò ad avvicinare una mano all'invisibile superficie che li divideva.

Si chinò a terra, verso il corpo che aveva davanti. Il tessuto degli abiti era sparso sul terreno e sul viso, come se cadendo il vento li avesse smossi fino a coprirne il volto. Pur con le mani tremanti, spostò la stoffa, scoprendo due occhi vitrei, fermi, scuri, lo stavano fissando senza vederlo, l'espressione ferita, la mano, che prima stringeva saldamente una spada, era ferma a poca distanza dal viso. Non riusciva a far nulla, il respiro fu bloccato per alcuni secondi. Allungò una mano verso il suo viso, ma non fu capace nemmeno di sfiorarlo. Fu come ricevere un colpo in pieno petto, forse anche peggio. Perse l'equilibrio e cadde all'indietro, ma non toccò mai il suolo, piuttosto ora guardava a terra, sempre rivolto verso il corpo, ma era strano, la guardava e non provava nulla, cos'era? Cos'aveva fatto? Poi qualcosa si fece strada nella sua mente: urla, dolore, voci come sussurri nell'aria, il vento lo buttò quasi a terra quando fece un passo indietro. Era stato come svegliarsi, tutte le emozioni gli si avventarono addosso, lo soffocarono, lo sommersero e quasi non riuscì più a respirare.

Quando la guardò di nuovo, era diverso il suo sguardo, spaventato, ma non da lei, ora anche lui aveva paura, di cosa non sapeva, ma vederla lì, tra la polvere del terreno, era stato come esser spinto giù da un dirupo, come se la caduta fosse infinita. Sentì un brivido quando ripensò al suo corpo disteso, immobile.

-Rey.- la chiamò.
Sentire il suo nome pronunciato in quel modo, con un misto di timore e preoccupazione, la fece rabbrividire. Osò alzare lo sguardo, non voleva, ma era stato istintivo, come se fosse attratta inevitabilmente da quegli occhi scuri che ora aveva davanti.
I capelli erano raccolti disordinatamente e alcuni ciuffi le ricadevano davanti agli occhi; incerto, Ben li scostò dal suo volto, sfiorandole una guancia.
Rey non si ritrasse, ma abbassò la testa e la nascose tra le braccia che stringevano le ginocchia vicino al petto. Inizialmente non si sentì nulla, ma poi Ben notò un leggero tremolio, sempre più incontrollato. Lei iniziò a fare respiri profondi, cercando di soffocare i singhiozzi inutilmente.
Spostò di poco il suo braccio e lei alzò di poco il capo, non volendosi mostrare debole, non voleva che notasse le lacrime.

-Che cos'hai visto?- fu più un sussurro che altro, Ben rimase muto, si limitò a guardarla.
-Che cosa?- richiese, questa volta l'ansia che aveva trattenuto venne fuori e gli occhi si appannarono ancora, fece fatica a guardarlo mentre aspettava una risposta.
Non parlava, nulla, le stava solo toccando il braccio che aveva scostato e avvertì un formicolio percorrerla.
-Io non lo so, non so cosa siano. Incubi o visioni, sono comunque terribili.- spiegò lei, forse doveva dire qualcosa in più, forse lui non capiva. Tremava ancora, ma questa volta Ben non stette fermo ad aspettare. Lei strinse il tessuto della propria giacca, sul braccio che stava vicino alla sua mano; fu spinto in avanti e, come se fosse naturale, Rey si sentì improvvisamente debole, mentre Ben la stringeva contro il proprio petto, le braccia attorno alle sue spalle, sembrava strano: seppur la mente le urlasse di allontanarsi, una parte di lei le stava dicendo di non farlo, di rimanere.
Continuava a tremare, lui la sentiva e in un certo senso si sentiva male, ferito da ciò. Rey alzò la testa e lo guardò.
-È sempre lo stesso, non voglio più vederlo, non posso sopportarlo.- mentre parlava Ben portò le mani al suo volto e la fissò mentre alcune scie umide sul suo viso riflettevano la poca luce proveniente da fuori.
La strinse di più a sé, non c'era bisogno di parole.

Voleva allontanarsi, ma le gambe non le ubbidivano, piuttosto si sentiva troppo debole per muoversi. I brividi la stavano percorrendo, provava repulsione verso la sensazione di sicurezza che provava mentre le mani di lui le sfioravano le proprie e le braccia la bloccavano, come se lui temesse di vederla scappare ancora.

Don't be afraid  _=Reylo=_Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora