Capitolo 29

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Pov. Sara
Mi svegliai sentendo bussare alla porta della mia camera, chiedendomi chi potesse essere a disturbare di mattina, mentre la sottoscritta stava beatamente dormendo.
Ero di pessimo umore, sia per ciò che era successo il giorno prima, sia perché Diana non era più nella mia stanza, si usa salutare quando si va via eh...
Comunque, dato il mio malumore dissi infastidita:
-Non ci sono per nessuno- avevo la voce molto rauca, sia perché mi ero appena svegliata ma anche per tutte le lacrime versate a causa di quel coglione, l'unico coglione che amavo e che avrei perdonato se solo fosse tornato da me e mi avesse detto che voleva prendersi le sue responsabilità.
-Nemmeno per me?- sentì dire proprio da lui, tempismo perfetto direi.
Mi voltai di scatto, vedendolo sulla porta della camera con un mazzo enorme di rose rosse in mano e uno sguardo dispiaciuto.
-soprattutto per te- dissi fredda e distaccata con le lacrime che stavano arrivando agli occhi. Probabilmente era lì per ribadirmi tutto ciò che mi aveva detto il giorno prima, facendomi morire dentro più di quanto già lo avesse fatto.
-comunque noi due dobbiamo parlare, quindi non me ne vado, adesso io e te parliamo.
Ah, questi sono per te- disse dolce guardandomi negli occhi e porgendomi le rose che aveva in mano;
Le presi, erano profumatissime, lo guardai e gli dissi
-parla se devi parlare, io ti ascolto-
Allora si avvicinò a me e mi accarezzò il viso con la sua mano sussurrandomi uno "scusami" quasi impercettibilmente; io di rimando e per godermi il momento chiusi gli occhi e appoggiai il viso ancora di più sul palmo della sua mano. Lo amavo, questo era palese, non capivo cosa gli avesse fatto cambiare così tanto idea, anche se potevo immaginarlo; non potevo perdonarlo così facilmente, anche se in cuor mio lo avevo già fatto dal momento in cui aveva solcato la porta della mia stanza, infatti gli dissi
-come mai hai cambiato idea? Non eri quello del "siamo piccoli, quindi uccidiamo il nostro bambino"?- facevo finta di essere fredda, ero sicuramente ferita dal comportamento che aveva avuto nei miei confronti il giorno prima ma l'avevo già perdonato, anche se volevo fargliela pagare
-Non è questo amore, ho paura, tanta paura di fare schifo come padre e anche di non essere in grado di essere al tuo fianco nel modo che tu meriteresti, Diana mi ha fatto un po' ripigliare, lo avrei fatto comunque perché non posso vivere senza di te, ma lei è riuscita a farmi tornare lucido in meno tempo diciamo- disse dispiaciuto ma allo stesso tempo sorridendomi
-Anch'io ho paura, tanta. Ho paura che non sarò una brava mamma, ho paura che non sarai al mio fianco e che dovrò affrontare tutto da sola, ho paura di come lo dirò ai miei genitori, ho paura. Ma comunque non penso di uccidere mio figlio solo per paura, anche lui merita di vivere così come noi abbiamo avuto questa fortuna anche lui ne ha il diritto e, ripeto, non sono le tue parole a farmi cambiare idea- dissi singhiozzando sulla fine, facendo crollare tutte le barriere che mi ero predisposta per non soffrire.
Stavo piangendo talmente tanto da sembrare una fontana, quando due forti braccia mi cinsero e mi sentì stringere al suo petto, sentendo Cam sussurrare
-io sono qui per restare, non ti lascio- singhiozzai ancora di più, adesso ero felice, stavo sorridendo ma al contempo piangendo come una scema; mi calmai dopo diverso tempo tra le sue coccole e carezze, tra il suo profumo che mi faceva sentire a casa e lui che continuava a sussurrarmi parole dolci all'orecchio.
Ad un certo punto, quando già ero calma, stavo in braccio a Cameron, stavo disegnando cerchi immaginari sul suo petto che si alzava e abbassava lentamente a ritmo del suo respiro, e lui in quel momento appoggio una mano sulla mia pancia e prese ad accarezzarmela delicatamente. Era così rilassante, sorrisi come un'ebete e mi girai verso di lui che mi guardava quasi incantato; mi baciò, un semplice bacio a stampo, ma fu bellissimo in tutti i casi.
Mi appoggiai nuovamente al suo petto chiudendo gli occhi e sorridendo, così mi addormentai, tra le braccia dell'unica persona che avrei mai amato, il padre del bambino che entro nove mesi avrei avuto tra le braccia.
*****
Mi svegliai, probabilmente era passata qualche ora da quando mi ero addormentata. Ero sdraiata sul letto e al mio fianco c'era Cameron che mi abbracciava guardandomi sorridente
-Ma buongiorno bella addormentata- disse accennando una risatina
-Buongiorno stronzetto- dissi baciandolo delicatamente
Lui continuava a guardarmi sorridendo, quando ad un certo punto il suo sorriso si spense e abbassò lo sguardo
-che è successo?- gli chiesi preoccupata
Stette in silenzio per diversi minuti, mi stavo leggermente preoccupando, quando ad un tratto iniziò a parlare
-mi dispiace talmente tanto di averti fatta soffrire, dio non posso credere di essere stato così tanto coglione, di aver solo pensato quelle cose e di aver fatto piangere una persona così meravigliosa, così dolce e soprattutto la persona che amo e che mi rende felice. Sono stato uno stronzo e non mi merito il tuo perdono, non riesco nemmeno a capire come tu mi abbia perdonato...-
Era dispiaciuto, davvero, era quasi sul punto di piangere e non lo avrei di certo permesso
-ma amore mio, io ti amo non ti preoccupare. Sì, sei stato uno stronzo, mi hai fatta soffrire e piangere, ma sei tornato, hai capito di aver sbagliato e ti prenderai le tue responsabilità, ed è questo quello che conta- dissi abbracciandolo forte. Mi strinse forte a sua volta, sussurrandomi un "ti amo troppo" e baciandomi la guancia. Io così gli risposi "anch'io amore" e continuammo così a coccolarci tutto il giorno, tra risate, scherzi e baci.

Dall'odio nasce AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora