5 - Facciamo qualcosa che sappia di noi

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Capitolo 5
Facciamo qualcosa che sappia di noi

18 settembre 2016


Mi ritrovo anch'io a saltare ed urlare di gioia nel salotto quando a metà del secondo tempo la Fiorentina si porta in vantaggio contro la Roma.
I miei occhi cercano subito Federico nell'inquadratura di Sky, si stringe anche lui all'abbraccio collettivo dei compagni sorridendo ed esultando.
Non sono potuta andare allo stadio perché questa settimana ho un esame e sto studiando come una matta.
Sono ansiosa di iniziare lo stage, sinceramente.
E poi non sapevo se a Federico avesse potuto dar fastidio vedermi lì... a titolo informativo non sono la sua ragazza.
E' una cosa che mi martella la testa dall'altra sera, quando siamo usciti insieme.
Muoio dalla voglia di chiedergli una spiegazione su di noi, su tutta questa storia. Vorrei dirgli che sono innamorata di lui.
Ma non ho abbastanza coraggio e soprattutto ho paura di rovinare tutto.
Quando la partita finisce tiro un sospiro di sollievo, tre punti al sicuro contro una delle squadre più forti del campionato.
In particolare sono felice per quel biondino da strapazzo, che sembra essere nato per vincere.
Un predestinato, dicono.
Federico ha un talento fuori dal normale, vederlo giocare ti incanta... anche se forse io non sono proprio la persona più adatta a dare un parere lucido in questo frangente.
Se un giorno mi trovassi a scrivere un articolo su Federico non so proprio come farei a buttar giù qualcosa di completamente obiettivo.
Perdo totalmente la cognizione del tempo mentre me ne sto rannicchiata sul divano a sottolineare ed imparare schemi sorseggiando una camomilla calda.
Si vede che l'estate sta passando... porta con sé sempre un po' di nostalgia.
Ho appena finito di ripassare l'ultimo concetto quando il campanello suona.
Alzo sorpresa gli occhi dal libro per rivolgerli all'orologio a muro appeso sopra il tavolo.
Mezzanotte e venticinque, anzi, ventitré per la precisione.
Chi diavolo può essere?!
Mi avvicino guardinga allo spioncino della porta.
Giuro di non aver fatto nessun casino con le consegne su Ebay, sul serio.
Tengo la tazza ormai vuota tra le mani, tentata di usarla se aprendo uno stupratore, ladro o un qualsivoglia malintenzionato decida di fiondarsi in casa.
Forse vogliono rapirmi.
Sii realista, Giulia, per l'amor del cielo.
Apro la porta facendo un bel respiro, la mano stretta attorno al manico della tazza.
E davanti a me, con i capelli ancora umidi di doccia e l'aria trafelata c'è nient'altro che Federico che mi sorride, la tuta della Fiorentina addosso e il borsone in spalla.
Sospiro sollevata e allo stesso tempo sorpresa.
"Fede! Che accidenti ci fai qui?"
Lui sorride e per la prima volta lo vedo vagamente imbarazzato da quando lo conosco.
Cavolo, allora tutto è possibile.
"Secondo te? Ho scordato la strada di casa e cercavo asilo"
Scuoto la testa, non cambierà mai, deve sempre prendere per il culo.
"Hai rischiato di prenderti una tazza di porcellana in testa, pensavo fosse chissà chi! Ma ti pare l'ora?!"
Vedo che sta per ribattere ma lo interrompo sul nascere: "No, non pensare di andartene" gli dico allarmata, facendolo sorridere.
Chiudo la porta e lo invito ad entrare.
Ora che ci penso è la prima volta che viene a casa, l'altra sera è rimasto sull'uscio in pratica, e non ho nemmeno pensato di dare una sistemata.
Do uno sguardo perplesso intorno a me, beh dai non è in condizioni così pessime.
Lascia il borsone vicino la porta e si guarda intorno pure lui, immagino che il suo appartamento sia diecimila volta meglio però sembra piacergli questa mia piccola tana.
"Disturbo?" chiede, osservando i libri aperti sul divano.
"No tranquillo, ho appena finito. Complimenti per la partita, siete stati fantastici!" esclamo e in uno slancio di gioia lo abbraccio stretto.
Lui ricambia la stretta ed io sorrido, il volto nascosto contro il suo petto ancora caldo per il match e per la doccia.
"Tu sei stato fantastico" aggiungo, a bassa voce, ma so che lui ha sentito.
Lo guardo da sotto in su e lo vedo sorridere, mi guarda in un modo che... mi mordo il labbro, imponendomi di darmi una calmata.
"Vengo direttamente dallo stadio, avevo una voglia matta di vederti così... eccomi qua"
Il mio sorriso, se possibile, si allarga ancora di più.
E' più spontaneo, sta finalmente lasciando cadere quella maschera che in qualche modo lo rendeva sempre un po' troppo distante.
Ciò che c'è sotto, il vero sé stesso dolce e premuroso, è ancora più bello.
Penso di essermi innamorata di nuovo, ditemi se è possibile.
Mi alzo sulle punte e lo bacio, acquisendo una sicurezza che non ho mai avuto.
Lui continua a circondarmi i fianchi ed approfondisce il bacio, spingendomi di più contro di sé. Le mie mani vagano tra i suoi capelli biondissimi.
Immediatamente avverto, e so che lo avverte anche lui, che questo bacio è diverso dagli altri che ci siamo dati.
Mi lascio stringere e lo stringo a mia volta, come se fosse l'unico appiglio che mi rimane in mare aperto.
Lo amo, lo amo e lo voglio così tanto da rendere questo desiderio quasi doloroso fisicamente.
A Federico bastano pochi secondi per liberarsi del giubbotto color ghiaccio e della felpa della società, rimanendo solo con una t-shirt viola che gli risalta il fisico.
Faccio scorrere le mani dai suoi fili d'oro al petto ampio, senza mai lasciare le sue labbra.
Sento il suo cuore che batte forte, come il mio.
Sei forte Federico, lo sento quando mi stringi, lo vedo quando in campo ti rialzi dopo ogni fallo, me ne accorgo ora che mi prendi in braccio come quel giorno in spiaggia, mentre io mi aggrappo a te come un piccolo koala.
Abbiamo la stessa età eppure tra le sue braccia mi sento una bambina.
"Sei bellissima" mi sussurra, il respiro accelerato, continuando a divorare con le labbra la mia pelle.
"Anche tu" rispondo, la voce rotta dall'eccitazione e il viso premuto contro il suo collo candido.
Alla cieca si muove per la stanza, sempre tenendomi tra le braccia e senza esitare mai; solo Dio sa quanti soprammobili stiamo facendo cadere, anche se ora sono l'ultimo dei miei problemi.
Con il piede apre la porta della camera da letto e mi poggia sulla cassettiera che c'è all'entrata della stanza, continuando ad esplorare il mio corpo con la sua bocca.
Sento che a lui potrei concedere qualunque cosa.
Mi sfila la maglia grigia a maniche lunghe che indosso, morbida e calda per una serata a casa da sola, e sospiro mentre sfiora il mio seno.
Mi guarda negli occhi e ripete le stesse parole di prima: "Sei bellissima"
Conosce i drammi mentali che mi sto facendo, perché potrebbe avere qualcun altra con un seno più grande e il corpo più formoso e invece è qui, sta baciando me e mi guarda in un modo che mi fa convincere delle sue parole.
Le sue mani mi accarezzano la schiena, mentre io sfioro il suo viso dai tratti di marmo, e lentamente scendono fino a sfiorare il bordo elastico dei leggings neri.
Per la prima volta esita, si ferma e punta di nuovo le sue iridi chiare nelle mie.
"Non farò nulla che tu non voglia, piccola"
Il suo tono è così dolce, caldo e protettivo che il cuore mi si scioglie.
Si sta mostrando in tutta la sua tenerezza.
Poggio la fronte contro la sua, mordendomi il labbro.
"Non c'è nient'altro al mondo che io voglia più di fare l'amore con te, in questo momento"
Lo sento tremare sotto il suono delle mie parole e penso che alla fine lui è fragile proprio come me, solo che è diventato bravo a temprare il proprio carattere.
Ricongiungiamo le nostre labbra e Fede mi stringe di nuovo a sé, sollevandomi e poggiandomi delicatamente sul letto prima di sovrastarmi col suo corpo.
Si tiene con i gomiti, per non farmi male, e continua a baciarmi mentre io gli sfilo la maglietta, godendo della visione del suo corpo perfetto.
Federico è delicato, dolce, mentre facciamo l'amore.
Mi fa sentire come la più preziosa delle persone quando mi sfiora, come se avesse paura di farmi male, o quando mi fissa con quei suoi occhi mozzafiato che mi fanno sentire bella per davvero.
Raggiunge l'apice del piacere sussurrando tra un ansimo e l'altro il mio nome ed io lo bacio, intrecciando le dita a quelle della sua mano.
Mi addormento così, stretta tra le sue braccia sicure, cullata dal battito del suo cuore e con il suo respiro che mi solletica la fronte. Non c'è modo migliore per addormentarsi.
Sono la prima a svegliarmi quando i raggi di sole iniziano ad accarezzare i tetti delle case di Firenze.
Osservo sorridendo il braccio pieno di tatuaggi di Fede che mi cinge il fianco e mi giro verso di lui, attenta a non svegliarlo.
Anche normalmente sembra un angelo ma mentre dorme ne è l'esatta fotocopia.
Il suo viso è rilassato e il respiro regolare, i capelli per la prima volta mi sembrano leggermente disordinati.
E' bello vederlo così, in tutta la sua innocenza.
Gli accarezzo piano il viso, seguendo i suoi lineamenti fieri con la punta delle dita, come se stessi sfiorando una scultura di inestimabile valore.
Un ragazzo con i tratti da uomo e gli occhi da bambino.
Occhi che lentamente apre, facendomi entrare in contatto con quelle iridi verdi che tanto amo. Ha davvero delle isole negli occhi.
Mi guarda assonnato, curioso come un bimbo e con l'ombra di un sorriso sulle labbra ed io non posso far altro che pensare, per l'ennesima volta, che sia perfetto.
"Buongiorno..." mi dice, con la voce un po' roca di chi è appena sveglio.
"Ciao..." lo saluto io, senza smettere di accarezzargli il viso.
Ci guardiamo e penso che, se provi almeno un quarto dei sentimenti che provo io per te, ti accorgi di tutto l'amore che ho nello sguardo mentre ti osservo.
Non so se ti turbi o se ne sei indifferente.
Certe volte sei così indecifrabile che nemmeno io riesco a leggere cosa c'è dentro di te.
"Fede..." sto per dirlo, due magiche paroline che pesano così tanto.
Che sono così belle.
Ma lui mi blocca sul nascere, lasciandomi un bacio casto sulle labbra, un bacio rapido, spento.
Resto un po' delusa ma non lo do a vedere.
Forse non è ora il momento di parlare.
"Ti dispiace se vado a farmi una doccia, piccola?"
"No figurati, le asciugamani sono sul secondo scaffale"
Così si allontana dal mio campo visivo, chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Mi abbandono con la testa tra i cuscini, sospirando.
Ti prego Fede, dimmi che non ti sei pentito...

Philophobia | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora