31 - Lasciati curare dal mio amore

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Capitolo 31
Lasciati curare dal mio amore

28 marzo 2017


E' da un po' di giorni che sento Fede strano al telefono, come se fosse costantemente raffreddato, anche se lui continua a dire che non è nulla.

E' appena tornato dal ritiro con gli Azzurri ma Sousa l'ha subito rimesso sotto le fatiche, c'è bisogno di un rush finale negli ultimi due mesi di campionato.

Quando l'ho visto ho subito capito che qualcosa non andava, i suoi occhi chiari erano cerchiati da delle occhiaie ed incredibilmente spenti.

Lui poi ha un'aria distrutta.

"Secondo me dovresti andare a fare una visita, Fede" gli consiglio, impegnata a togliere lo spezzatino dal forno, mentre lo sento fare l'ennesimo starnuto.

La vita insieme sta andando alla grande, non potrei chiedere di meglio, e poi dividere casa per davvero si sta rivelando piacevole e divertente.

Con lui ogni giorno è una novità.

"Sto bene" dice, anche se dalla voce sembra tutt'altro.

Alzo gli occhi al cielo, che testa dura.

Pur di non saltare nemmeno un giorno di allenamenti sarebbe disposto a giocare con tutta la febbre, ditemi voi se è normale.

E' veramente innamorato del calcio.

Mi giro a guardarlo: è poggiato allo stipite della porta della cucina e mi osserva, accennando un sorriso.

"Sei bianco come un fantasma, amore"

"Sono sicuro di essere un fantasma molto carino" scuoto la testa divertita, mentre lui riesce a strapparmi un bacio.

Poco importa che mi mischi il raffreddore, ai suoi baci non rinuncerò mai.

Mangiamo ma Fede è troppo silenzioso, di solito a cena parla sempre della sua giornata, deve sentirsi proprio stanco...

Come a confermare le mie ipotesi, dopo aver cenato Fede si fionda a letto ed io lo raggiungo, infilandomi il pigiama.

Con una mano reggo il libro che sto leggendo ultimamente, la biografia di Roy Keane, e con l'altra accarezzo la chioma bionda di Federico, che è crollato subito addormentato accanto a me con la testa poggiata sul mio ventre.

A guardarlo così, sembra un dodicenne.

Poco dopo mi abbandono anch'io alle braccia di Morfeo, anche se il mio sonno dura poco.

Intorno all'una del mattino avverto Federico rigirarsi incessantemente ed anche questo è insolito per lui, visto che tra noi due sono sempre io quella che quando dorme non riesce mai a stare ferma.

"Fede?" lo chiamo, il viso ancora schiacciato nel cuscino, ma lui non mi risponde.

Chiudo di nuovo gli occhi, probabilmente ha ritrovato pace, quando dopo cinque minuti lo sento alzarsi.

A questo punto accendo la lampada sul comodino e mi stropiccio gli occhi con fare assonnato, per poi guardarlo in faccia.

"Fede ma stai bene?"

Nemmeno il tempo di dirlo che lui corre in bagno.

Faccio un secondo mente locale, ancora intontita dal sonno, per poi andargli dietro.

L'immagine di Federico accovacciato ai piedi del water che vomita anche l'anima mi fa subito ritornare alla realtà, oltre che spaventarmi a morte.

Philophobia | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora