12 - Da chi stai scappando?

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Capitolo 12
Da chi stai scappando?

30 settembre 2016


Se avessi potuto sarei rimasto a casa stasera, proprio come tutte le altre che l'hanno preceduta in questi cinque giorni.
So che i ragazzi sono preoccupati per davvero, non ho nemmeno partecipato alla goleada di ieri sera in Europa League, quindi ho deciso di venire solo per non farli diventare ancora più apprensivi.
Capisco che mi vogliano bene, sono uno dei "piccoli di casa", ma in questo momento vorrei solo stare per conto mio.
Danilo ha ragione a dire che sono un idiota a piangermi addosso, perché questa situazione me la sono cercata io.
Ed ora sono qui a struggermi, senza prendere nessuna iniziativa, niente di niente.
Non sono io questo, dov'è finito il Federico impavido che lotta sempre per ciò che vuole?!
"Almeno fai finta di divertirti..." mi dice Cristian in un sospiro, prendendo un sorso del suo cocktail.
Gli lancio un'occhiata di sbieco.
"Tecnicamente sono stato costretto a venire"
La festa organizzata dai ragazzi è in una sala di un albergo a cinque stelle non lontano dagli Uffizi; dopo tutti i risultati non proprio ottimi questa vittoria larga in Europa League ci voleva, più per il morale che per altro.
Vorrei godermela davvero ma non mi riesce per niente.
"Ho capito però non ci va di vederti così..."
Gli faccio un mezzo sorriso, anche se sono certo che sia venuta fuori una smorfia.
"Oh dai che mi riprendo Crì, tranquillo"
Lui mi guarda poco convinto e c'ha pure ragione; mi dà una pacca sulla spalla prima di andare vicino alla sua ragazza.
Giro la testa, non mi va proprio di assistere a smancerie, non in questo momento.
"Ah Giulia ci sei anche tu!"
La voce di Vanja, la moglie di Nikola, mi fa sobbalzare.
Giulia? Ha proprio detto Giulia?
Mi guardo intorno, sembro averlo notato solo io; forse sto avendo le allucinazioni...
Cristian è con Lorena, insieme alle altre ragazze, ma non vedo né Giulia né Vanja.
Sì, sto diventando ufficialmente matto.
"In realtà sto andando via..."
"Ma come! Sei appena arrivata!"
Mi giro di scatto verso l'entrata della sala e la vedo.
Cazzo, è Giulia.
Indossa un vestito nero con la gonna a campana, si stringe insicura nelle spalle coperte da un maglioncino di filo e sembra notevolmente a disagio.
Francesca l'avrà sicuramente trascinata qui per lo stesso motivo per il quale ci sono anch'io.
Appena i miei occhi si posano su di lei mi si blocca per un attimo il respiro e il cuore ricomincia a battere più forte.
Non smetterà mai di farmi quest'effetto.
E' bellissima, come sempre se non di più.
"Dai, resta almeno un po'"
Quando scuote la testa per dire di no i suoi occhi incontrano i miei ed entrambi geliamo sul posto, trattenendo il fiato.
Ho deciso di svoltare nella direzione sbagliata cinque sere fa, nella direzione opposta alla sua, allora perché adesso ho una voglia assurda di baciarla?
Cristo, ho fatto una cazzata, ora ne sono certo per davvero.
Averla qui davanti a me, in carne e d'ossa, dopo tutto quello che è successo è più difficile di quanto credessi.
Fa male al cuore.
Così vicina eppure così lontana.
Le sue iridi chiare si riempiono di lacrime e dopo un istante corre via, la chioma bionda che si muove nell'aria per la foga del gesto.
Vanja mi guarda e capisce.
Chiudo gli occhi, la voglia assurda di prendere a pugni qualunque cosa cresce in me.
Sta piangendo per colpa mia.
Mi sento una merda.
"Che dici, ti muovi a correrle dietro?" – è la voce di Borja.
Ha ragione.
Basta fare il bambino spaventato.
Mi alzo come una molla ed oltrepasso la soglia della sala e successivamente quella dell'albergo, la differenza di temperatura è incredibile, fuori fa davvero freddo.
Ho lasciato la giacca dentro ma poco mi importa, tutto ciò che conta adesso è Giulia.
Giulia che sta svoltando l'angolo, stretta nelle spalle, i piedi coperti dagli stivaletti neri che si muovono rapidi.
"Giulia!" grido il suo nome, che mi sembra sempre la parola più bella del mondo.
Lei però non si gira e non posso biasimarla.
Le mie gambe da calciatore però mi aiutano a raggiungerla in poco tempo, così la trattengo delicatamente per una spalla.
"Giulia ti prego dobbiamo parlare"
Quando si gira e mi ritrovo addosso i suoi occhi rossi e gonfi di pianto ho come la sensazione che qualcuno mi abbia assestato un pugno in pieno petto.
Non dovrebbe piangere mai lei, soprattutto non a causa mia.
Giulia dovrebbe essere dichiarata patrimonio dell'umanità, un'opera d'arte, e nessuno dovrebbe farle del male.
Invece sono stato proprio io a ferirla.
Non me lo perdonerò mai.
"No, Federico... dovevamo parlare cinque giorni fa ma tu sei sparito" mi dice, la voce rotta e lo sguardo ferito.
Federico non Fede, come un perfetto sconosciuto.
Si ritrae dalla mia stretta, allontanandosi come un animale spaventato.
"Hai ragione, sono stato uno stronzo, mi sono sentito una merda dopo aver ascoltato il messaggio..."
"Ah, l'hai ascoltato? Grazie per la risposta" mi dice, risentita.
Possibile che non ne faccio una giusta?!
"Avrei voluto farlo ma...-" m'interrompe.
"Senti Federico, fa prima pace con te stesso e capisci chi sei in realtà poi decidi se illudere le persone, va bene?" il suo tono così gelido e così distante fa malissimo.
Sale a bordo del primo taxi, che parte via sgommando, mentre io grido: "Giulia! Mi dispiace!" ma la macchina è già lontana.
Do un calcio ad una lattina, allontanandola di parecchi metri.
Cazzo!
Vorrei urlarle che non l'ho illusa, porca troia, perché sono davvero innamorato di lei, solo che non ho il coraggio di ammetterlo.
Rientro dentro che sono un fascio di nervi, deciso a recuperare la mia giacca e a tornarmene a casa.
Vengo intercettato da Nikola mentre sono in procinto di raggiungere la poltroncina dov'ero seduto prima ma lo scanso.
E' l'ultima persona con la quale voglio parlare.
"Fede! Aspetta! Ti giuro che non sapevo che sarebbe venuta anche Giulia. Avete chiarito?"
"Senti, non mi va di parlarne adesso"
Il mio compagno però è caparbio dentro e fuori dal campo, quasi peggio di me, così s'impunta.
"Invece ne parliamo Fede"
Ci scambiano uno sguardo duro.
"Non sei mio padre Niko ed ora lasciami stare"
Lui per tutta risposta mi afferra con poca grazia per un gomito e mi trascina nel bagno più vicino senza dare nell'occhio mentre io mi dimeno innervosito.
Odio la gente che mi mette le mani addosso.
"Nikola ma che cazzo...!" esclamo, appena la porta si chiude dietro di noi.
"No ora stai zitto e mi ascolti, ragazzino"
Gesù dammi la forza per non dargli un pugno ora e subito.
Ragazzino. Mi ha chiamato ragazzino.
Ma vaffanculo va...
Ho ventidue anni ma sono molto più responsabile di certi trentenni, specialmente in campo, ambito in cui lui mi conosce meglio, quindi non può proprio permettersi di usare questo tono con me, manco fosse il mister.
Sto per ribattere con una rispostaccia ma lui mi precede.
"Tu hai talento, Federico. Sei il futuro della serie A e chissà magari anche di questa squadra. Ma non basta essere un campione a calcio per essere un uomo. Non ti conosco tanto quanto i tuoi compagni di nazionale, per esempio, e dicono che sei solare, ridi sempre e sei un amico d'oro, per non parlare della tua umiltà... E adesso ti tormenti in ogni modo solo perché sei innamorato? Cerchi di apparire come un duro menefreghista che non sei solo perché hai paura di ciò che provi, sul serio? Piantala di farti del male e di far del male a lei, Federico, e mettiti in gioco, come quando sei in area. Rischia. Vivi questa storia!"
Le sue parole mi fanno rimanere a bocca asciutta.
Nikola è stato capace di sbattermi sotto il naso la verità come nessun altro, senza provare ad addolcire la pillola ma senza nemmeno urlarmi contro.
Abbasso lo sguardo, sento gli occhi umidi e mi prendo qualche istante per calmarmi, lui mi lascia fare senza dire nulla.
Dopo un respiro profondo mi avvio verso la porta, testa alta e spalle larghe.
"Dove vai?" mi chiede il croato.
"A pensare ad un modo per riprendermi Giulia" rispondo, pronto a giurare che si sia riaccesa quella scintilla verde nei miei occhi.
Il mio compagno di reparto di sorride.
"E' quello che volevo sentire"
Basta giocare adesso.








"Everybody always talking at me
Everybody trying to get in my head
I wanna listen to my own heart talking
I need to count on myself instead.
Did you ever lose yourself to get what you want?
Did you ever get on a ride and wanna get off?
Did you ever push away the ones
you should've held close?
Did you ever let go?
Did you ever not know?
I'm not gonna stop
That's who I am
I'll give it all I got
That is my plan
Will I find what I lost?
You know you can bet on it"

Philophobia | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora