Capitolo Quattro

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Spazio autrice

So quanto sia odioso il mio ritardo e mi scuso, mi scuso molto, ma spero di avervi portato un buon lavoro, mi faró perdonare, ma non spoilero come..

Buona lettura xx

***

Mi appoggio sullo schienale scricchiolante della panchina, guardando il vuoto, assolta dal rumore della pioggia che mi stava bagnando, che stava formando una gigantesca pozzanghera sotto i miei piedi. Chiudo gli occhi, sentendo la pioggia sbattere contro il mio naso. Sorrido, imbambolata nei ricordi che la mia visuale nera mi stava facendo rivivere.

"Niall!- urlai, allarmata.- Niall, prenderà un brutto raffreddore se non la porterai immediatamente dentro casa!"

La pioggia era forte, batteva incessante contro il soffitto, facendo in modo che ogni goccia disturbasse i miei nervi: detestavo la pioggia. Mi affacciai ancora di più alla finestra, sentendo ormai la pioggia bagnarmi la punta del naso. Mi asciugai frustrata. "Papà! Smettila!- la vidi ridacchiare, mentre Niall le sporcava il naso con del terriccio ed io arricciai il naso, un po' schifata.- Che schifo!" Tutta la mamma.

"Niall!" Lo richiamai, ancora una volta. Lo vidi, voltarsi, irato verso il mio volto altrettanto frustrato. "Dai!" Prese la bambina sulla spalla, portandola dentro. Mi misi davanti a lui, alzando gli occhi al cielo.

"Non dire niente.- sbottó, prendendo i miei fianchi dolcemente.- Già so che non dovevo farlo e tutto il resto.- alzó le spalle ed io lo guardai dal basso, sentendo mia figlia tirare la manica della mia felpa.- ci stavamo solo divertendo." Ridacchiai, lasciando stare ciò che era appena accaduto.

"Sei impazzita?" Sento una voce sbottare ed apro gli occhi di scatto, spaventata dal suo tono.

"Che vuoi?" Alzo le spalle, guardandolo, rimanendo seduta sulla panchina senza muovermi di un centimetro dalla mi posizione. A distanza di anni, con quella barba, i capelli un po' scompigliati, gli occhi stanchi e quelle borse viola sotto gli occhi, sarei quasi tentata di dire che è comunque un bell'uomo.

"Prenderai un brutto raffreddore."

"Ti importa di me?" Mi alzo, rimanendo comunque più bassa di lui. Incrocio le braccia al petto, sbattendo un piede a terra, dentro la pozzanghera, in modo da schizzare i suoi pantaloni neri e stretti.

"Stai ferma!" Urla, ma vedo dal suo sorrisino che è quasi divertito.

"Mi sto solo divertendo." Ridacchio. Ed improvvisamente, tutto mi pare più luminoso: è come se un incantesimo ci avesse scambiato i corpi, come se lui fosse quella ragazza che una volta era interessata alla sua metà ed io la metà ribelle che, nonostante non lo dia a vedere, se ne importa più di chiunque altro.

"Andiamo a casa, non ho voglia di prendermi cura di te solo perché hai fatto la stupida e sei rimasta sotto la pioggia come una deficiente." Niall. Il solito; non saprei esattamente dire se questa volgarità mi sia mancata o meno, sinceramente.

Abbasso lo sguardo, affranta dal fatto che sto per fare, dopo tanto- troppo- tempo, ciò che lui mi dice e lo seguo fino all'auto, un po' scassata, che affianca l'albero gigantesco sotto il quale lei si metteva sempre. Sorrido, non capendo- e forse sperando che sia la seconda opzione- se ciò che è appena caduto sul mio viso sia una lacrima o una goccia di pioggia.

Mi avvicino e c'è ancora, inciso sul tronco da Niall qualche tempo fa:

Daisy Horan, la Principessa del Mondo.
Emily Grace Horan, Mio Unico Grande Amore.

-

Sento le sue mani ruvide appoggiare una coperta attorno alle mie spalle, mentre io, distratta, noto come il fumino esca lentamente dalla tazza davanti a me. "Hai intenzione di berlo o lo guardi finché non evapora?" Ridacchia ed io alzo gli occhi, sbuffando a una tale, stupida battuta. "Come te la prendi." Sbuffa, sedendosi accanto a me.

"Non capisco come tu faccia ad importanti così tanto. Me la cavo da sola." Tossisco, non riuscendo quasi a pronunciare l'ultima parola della mia frase a causa della stupida tosse che mi ha colto d'improvviso.

"Noto.- dice, facendomi, in modo molto evidente, notare la nota di sarcasmo.- Infatti, a casa, quando sei fatta ed ubriaca, ci torni da sola. Oppure, quando sei sotto la pioggia, rischiando una febbre da ospedale, te la cavi da sola. O, ancora-"

"Basta." Lo interrompo, lasciandomi scappare una risatina. "Ammetto di non fare tutto da sola, ma la maggior parte, forse l'ottanta percento, lo faccio senza il bisogno che nessuno mi dia una mano."

Annuisce, pur non essendo d'accordo con ciò che ho appena detto.
È sempre stato convinto- e di questo, incolpo la sua testardaggine che, se fosse una cosa materiale, vorrei sbriciolare- che io non fossi capace nemmeno di alzarmi dal letto senza che nessuno mi aiutasse a farlo. Ho sempre detestato questa parte di Niall.
Come ho sempre detestato il suo non farsi riuscire a detestare davvero. Non riesco a capire cosa mi stia passando per la testa.
Sento, sono convinta, di non provare niente. Ma solo il pensiero di non baciare le sue labbra, di poggiare le mie sopra quelle di qualcuno che non sono del biondo accanto a me, mi fa improvvisamente arrabbiare, mi disturba.

"A cosa pensi?" Disturba l'ennesima volta il mio flusso di pensieri.

"Nulla." Dico, indifferente. Mi volto, trovando improvvisamente il suo viso vicino al mio. Molto di più, di quanto non lo sia mai stato negli ultimi mesi.

"Sicura? Sembravi piuttosto pensierosa." Insiste; vedo come i suoi occhi rimangono fermi, a guardare le mie labbra serrate, forse un po' speranzose di toccare le sue, un po' trascurate, con il sapore aspro della vodka che è ancora sul tavolo sporco, dal giorno prima, dei bicchieri vuoti. Sposto lo sguardo su quest'ultimo: ricordo di aver comprato la bottiglia il giorno prima ed è già mezza vuota.

"Lo fai anche tu, ora?" Ridacchio amara, vedendo il suo cipiglio sul volto. "La bottiglia l'ho comprata ieri." Confesso, mordendo il mio labbro inferiore, forse per la rabbia di avermi rubato quei sorsi preziosi di quel liquido che ormai è come se fosse stato messo al posto dell'ottanta percento dell'acqua che ci compone, forse per la voglia di baciarlo. Ma sono abbastanza sicura che sia la prima motivazione, la più ragionevole.

"Volevo." Dice semplicemente e mi alzo di scatto, incrociando le braccia al petto.

"Volevi? Dalla mia bottiglia?" Sbotto, guardandolo dall'alto. "È mia quella bottiglia."

Mi guarda, indifferente dal basso, ancora seduto sul divano color crema, morbido e un po' sporco- ammetto che la casa è un disastro da quando Daisy non c'è più.
Non capivo, non capisco e, forse, non capirò mai quel sorrisino che sul suo volto si fa sempre spazio quando mi guarda.

- Niall's Point Of View -

Mio Dio, è bella come il primo giorno che l'ho vista.

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