Non esco dalla mia camera da giorni per vari motivi. Sono malata, sono a fare una visita, sono partita, ma non conosco un vero motivo. Al centro di questa scatola buia ci sono io, accartocciata su me stessa a stringermi ancora più forte come forse avrebbe fatto lei, un giorno di questi. Non ne posso più. Mi alzo e con le pupille dilatate prendo una lampada con entrambe le mani e la scaravento contro il muro. Piango ma non mi fermo. Ogni oggetto sopra la mia scrivania svanisce e ricompare ovunque ma non li. Sento una rabbia salire ad ogni pensiero, ad ogni ricordo. Mi fermo, voglio strapparmi ogni singolo capello per capire se è un sogno oppure è realtà. Prendo una scheggia di vetro e controllo se è appuntita quanto basta. Appoggio il pezzo del grande puzzle sul polso e affondo. Ma non troppo. Non sento dolore, non sento niente. Continuo. Sul mio braccio si formano tante corde di chitarra di colore rosso fuoco. Sono così brava a suonare questo strumento mortale, solo il mio corpo sente la dolce melodia che produce. Non è colpa di Maja se sono arrivata fin questo punto,desideravo da tempo farlo, da prima di tutto. Quando mia madre aveva scoperto che ero omosessuale non voleva accettarlo, ero così distrutta e stanca. Avevo tentato di autolesionarmi ma senza successo, amavo troppo vivere. Non capisco più cosa voglio,a dove voglio arrivare, a cosa andrò in contro se continuo così. Tutto ciò che amo si allontana da me in qualsiasi modo possibile. Voglio finirla qui. Adesso? Si Ne sei sicura?Il sangue continua a scorrere senza trovare tregua. Mi sento debole. Mi avvicino lentamente al letto e mi sdraio, sforzandomi di immaginare qualcosa di bello o almeno che mi distragga. Sono quasi al punto di distacco. Sento qualcosa di astratto, non capisco più niente. "Emily?" È mia madre che mi chiama? Non lo so, non lo capisco "Emily lo so che sei ancora scossa per ciò che è successo..." si ferma. Credo stia piangendo " Possiamo superarlo insieme" non ho la forza neanche di risponderle un 'no mamma, lasciami morire in pace!' "Emily c'è qualcuno qui per te, credo che ti possa aiutare" qualcuno per me? "Emily..." la sua voce non mi è nuova "Emily sono Alison." Il suo nome quasi mi blocca la fuoriuscita di sangue. Cosa voleva da me? "Devi uscire da qui, non è così che supererai il lutto. Apri questa porta e parliamone insieme, con me e tua madr..." non capisco più niente, la vista si offusca e la testa mi gira velocemente " Emily sono giorni che stai chiusa li senza mangiare ne fare altro. Se non esci di li butto giù la porta!" "Non esagerare Alison" "Non mi interessa! Emily apri questa porta!" Rumori...rumori...non ne posso più. Un grande tonfo mi urta le orecchie, ma cosa mi importa più, sto lievitando "Oh dio Emily!" "Presto chiama l'ambulanza!" "Dio mio , cosa hai fatto? Alison Stai chiamando?" "Sto chiamando!sto chiamando!" Sono entrate?e cosa si inventeranno per salvarmi? Ormai la mia vita è appesa ad un filo, e come se la mia esistenza stia finendo come le vite in un videogioco. "Non lasciarmi Emily...ti prego."
Buio...