Ho atteso quasi un intero giorno, prima di rivedere Kian e gli altri vampiri varcare nuovamente la soglia del cancello del covo. Mi sono appiccicata alla vetrata sporca e ho ispezionato il loro ritorno dall'alto. Kian pareva avere uno sguardo fiero. Brandiva tra le mani una corda, alla quale era legato un uomo, o meglio un vampiro ribelle. L'avevano scovato e trasportato fin lì. Il vampiro non sembrava opporre resistenza, ma Kian e i suoi "scagnozzi" gli facevano comunque da gabbia umana, se così si può chiamare. Sono corsa giù dalle scale di marmo e ho raggiunto il primo piano. Voglio assistere alla scena, voglio vedere in faccia quello che forse è stato il mio aggressore. Non sto provando rancore, solo curiosità. Sto per scendere al piano terra quando una mano ferma la mia foga. E' mio padre.
– Potrebbe essere pericoloso –
Vuole che assista da una certa distanza, come una banale spettatrice. – Cosa gli vogliono fare? – almeno devo sapere cosa succederà. Cristoph fa un grosso sospiro prima di rispondermi.
– Lo faranno parlare, anche con la tortura –
Ho un fremito. Un vampiro lo fa inginocchiare in mezzo all'atrio e gli domanda qualcosa. Non riesco a sentire, ma il tono è sprezzante.
– Ti ha fatto del male e sarebbe pronto a rifarlo – forse Cristoph si è accorto del mio turbamento e vuole giustificare tutto ciò che sta capitando. Affino la vista e l'olfatto. C'è un odore di ferro. Mi concentro di più sul corpo del vampiro e capisco da dove proviene. E' ferito e sta sanguinando. Piers l'aveva ferito con la sua stessa arma proibita e letale. Probabilmente ha vagato fino ad oggi senza curarsi e perirà molto presto. Non servirà a nulla torturarlo, sa che è spacciato e che rivelare qualcosa a noi sarebbe solo un inutile tradimento al suo popolo. Un altro vampiro gli sferra una sberla. Mi volto per non guardare. Continuano a porgli domande ma lui, forse perché sfinito e senza un briciolo energia vitale, si limita a tacere. Non dovrei mettermi nei panni del nemico o provare un sentimento che assomigli alla compassione. Sono io quella sbagliata? Kian è impassibile, in fin dei conti il suo scopo era proprio questo. Sono voltata di spalle, ma posso immaginare ogni singolo colpo e ogni gemito emesso. Me ne vado via, lasciando solo mio padre. Sono contraria a tutta questa violenza, a questo continuo voler risolvere ogni sorta di problema con la forza e in modo brutale. Mi allontano e mi avvio verso il mio rifugio sicuro: la mia camera. Sto per salire le scale quando mi accorgo di una presenza. Probabilmente non mi ha nemmeno vista, è concentrata verso un punto alle mie spalle. Mi volto appena e capisco cosa stia osservando. Dalle scale, mezza nascosta, Sophie riesce a scorgere l'atrio dove si trovano Kian e gli altri. Il suo sguardo è flebile e perso. Perso nell'immagine lontana di Kian freddo e distaccato che osserva il vampiro ribelle. Anche se non vorrei, decifro quello sguardo e quei suoi occhi velati di emozioni troppo forti. Osservo i turbamenti e il lieve rossore che accende il suo viso. Non è una semplice occhiata, non sono delle banali espressioni del viso. E' stato così da quando l'abbiamo salvata, da quando lo ha incontrato. Leggo nelle sue iridi che si è smarrita, che prova qualcosa di davvero intenso. Vorrei non fosse così, ma tutto mi fa capire che Sophie stia guardando Kian con amore. Questa nuova consapevolezza mi infastidisce, mi rende nervosa, vogliosa di avvicinarmi a Sophie e darle uno schiaffo sul suo viso da bambolina. Questo impulso si smorza in breve tempo, quando mi rendo conto che entrambe stiamo percorrendo un camino che ci porta alla stessa meta, che forse siamo più simili di quanto non crediamo. L'unica differenza che ci separa è che lei è debole, fragile, io invece sono tosta e pronta a lottare. Siamo state catapultate entrambe in un mondo oscuro e abbiamo cercato di farci strada. Abbiamo trovato in Kian un appiglio sicuro a cui aggrapparci. Ora sono qua e la osservo, mentre lei guarda lui.
– Sophie – pronuncio piano. Si accorge di me e sbarra gli occhi, come colta su un misfatto. Trenta secondi di assoluto silenzio, poi si tocca la pancia e inizia a tossire molto forte. Come in preda a una crisi respiratoria scappa via e non mi permette di parlarle. Sono gli effetti della trasformazione, o delle sue visioni. Dovrei seguirla e accertarmi che stia bene, ma sto ferma dove sono. Ho troppe consapevolezze, paura del futuro e di come questa situazione intricata si potrà evolvere. Mi è passata la voglia di rintanarmi nella mia stanza, così mi avvio verso la biblioteca. Ripenso alla breve effusione che ci siamo scambiati io e Kian, prima che lui partisse. In realtà non è stato uno scambio, ho fatto tutto da sola. Gli ho rubato un bacio a fior di labbra, sperando che lui lo approfondisse o che gli facesse scaturire di aprirsi una volta per tutte, senza ostacoli o malintesi. E' rimasto immobile, incerto, confuso. Ho fatto tutto da me, mi sono lasciata andare senza un motivo e ho trovato solo un muro di cemento armato. Tra di noi, da quel momento, non c'è più stata nessuna parola e nessun gesto.
– Ehi Amelie –
Una voce squillante scaccia via la nuvola di pensieri che mi aveva avvolta.
– Ciao Piers – sono felice di vederlo.
– Non sei con gli altri? – mi viene spontaneo chiederglielo. Lui fa un cenno con la testa, comunicandomi un no secco.
– Evidentemente non gli servivo –
Tra lui e Kian non scorre buon sangue.
– Comunque ehm... grazie per quella sera. Non ero ancora riuscita a dirtelo in modo adeguato – non so perché ma, improvvisamente, mi sento in imbarazzo.
- Dai facciamo due passi – sta cercando di allentare la tensione. Proseguiamo verso la biblioteca e gli faccio qualche domanda sulla cattura del vampiro ribelle. Non sa molto, ma qualcosa è riuscito comunque a recepire. Ad un certo punto non riesco a trattenere una domanda.
– Perché quella sera non hai ucciso il vampiro -
Piers si ferma e mi guarda con stupore.
– Perché non sono un mostro e la violenza non è mai giustificabile, anche se contro il nostro peggior nemico – affonda i suoi occhi nei miei e noto uno strano bagliore, nel suo sguardo, che mi fa arrossire.
– Anch'io la penso così – cerco di fissare qualcos'altro e di apparire tranquilla.
– Però voleva uccidermi. Se mi avesse ucciso... -
Piers si fa vicino e riporta la mia attenzione su di lui.
– Non glielo avrei permesso -
- C'è troppa sicurezza nella tua voce – Piers, inaspettatamente, mi stringe un braccio.
– Mi sarei fatto uccidere –
Lo stupore mi coglie alla sprovvista e mi perdo, per qualche istante di troppo, nei tratti del suo volto eccessivamente approssimato al mio. – Vorrei essere sicura come lo sei tu – abbasso, finalmente gli occhi.
– Forse hai bisogno di qualcuno che ti doni un po' di sicurezza – mi prendo il mento con le mani e mi obbliga a guardarlo di nuovo.
– Vorrei avere più chiarezza nella testa – mi sto lasciando andare. Piers non mi risponde, è solo così vicino che sento il suo respiro. Non smette di fissarmi e di studiarmi.
– Non mi pento – dice alla fine in un sussurro.
"Perché?" dovrei chiedere, ma non c'è tempo. Piers mi accarezza con voracità le guance e mi bacia. Sono esterrefatta e incapace di allontanarlo. Lo lascio entrare nella mia bocca per poco. Piers si smarrisce in questo contatto fugace, tra i corridoi bui che portano alla biblioteca. Mi sento come una criminale che sta commettendo un reato. Continua a sfiorarmi e a desiderare di più, io non mi tiro indietro, anzi lo assaporo e dimentico tutto. E' una scena surreale, nascosti come due amanti, mentre ai piani di sopra si sta svolgendo una tortura. Trovo la forza e lo allontano. E' senza fiato e appagato. Le mie emozioni sono indecifrabili e in subbuglio. Indietreggio e ripercorro la strada a ritroso, ora devo tornare nella mia camera, per forza.
– Non mi pento – mi ripete Piers, questa volta ad alta voce, mentre fuggo. Fino a poco prima ripensavo al bacio con Kian e ora ho appena compiaciuto Piers. Ho ancora il suo sapore sulla lingua e ho la sensazione che si sta tutto per complicare, per l'ennesima volta.
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L'oscuro mondo di Amelie 2 (COMPLETA)
Fantasy-SECONDO LIBRO. Vi consiglio di leggere il primo- La vita di Amelie è cambiata radicalmente: ora deve fare i conti con la sua nuova natura e con il mondo oscuro che la circonda, ammettendo una volta per tutte che non è più umana. Sospesa tra un futu...