Capitolo 17

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Entro nello studio di mio padre. So che dietro a questa convocazione c'è un motivo, Cristoph mi deve comunicare qualcosa.
– Ciao Amelie – mi saluta con dolcezza. E' seduto dietro a una scrivania di legno scuro. La stanza è molto buia e, se non fossi un vampiro, faticherei molto a vedere a un palmo dal mio naso.
– Mi devi dire qualcosa? – cerco di andare subito al dunque.
– Non posso solo voler salutare mia figlia? – mi domanda quasi offeso.
Lo so ho esagerato, sono stata troppo brusca. Sarà che in questo periodo ho la testa completamente in subbuglio ed è come se fossi l'ultima a sapere tutto ciò che accade all'interno del covo.
– Scusami... non volevo – non faccio in tempo a terminare la frase che Cristoph prende parola.
– Amelie non devi scusarti, so che per te non è un periodo facile. Ti sarò sembrato assente in questi ultimi tempi. Nonostante viviamo sotto lo stesso tetto, ci sono giorni che non riusciamo nemmeno ad incontrarci per un breve saluto – lascia il suo discorso in sospeso per poi riattaccare.
– Come stai? – mi domanda alla fine. E' proprio una bella domanda.
– Me la cavo – affermo banalmente. Cristoph abbassa lo sguardo come per risistemare i suoi innumerevoli pensieri.
– Con Kian? – mi chiede subito dopo. Questa volta sono io ad abbassare gli occhi verso terra.
– Lui tiene molto a te -
- Allora potrebbe dimostrarmelo – dichiaro senza giri di parole. Ho esagerato, di nuovo. Cristoph fa un sospiro e mi comunica senza parlare la sua disapprovazione nei confronti del mio comportamento.
– Comunque volevo parlarti di una questione –
Ecco ci siamo.
– Tra due giorni partiremo. Siamo sulle tracce di alcuni vampiri ribelli e intendiamo scovarli -
- Partiremo? – domando esterrefatta, cercando di convincermi che non è come penso che sia.
– Io, Kian e alcuni dei nostri vampiri più fidati e abili nel combattimento – Trattengo a malapena la rabbia che continua a salire. Davanti a mio padre non voglio andare in escandescenze.
– Non potete farlo, soprattutto tu papà. Non ti sei ancora completamente ripreso dall'ultimo attacco -
- Amelie ormai la decisione è stata presa, ne va della futura salvezza del covo e di tutti noi – le sue parole sono fiere e senza ammissioni di repliche.
– Allora verrò con voi – dico mostrando tutto il mio orgoglio e il coraggio che pretendo da me stessa.
– No Amelie, tu resterai qui a capo del covo. Dovrai prendere tu le decisioni durante la nostra assenza e proteggere i vampiri –
Non ci posso credere, mi vuole tenere ingabbiata qui.
– Devo restare inchiodata qua come una qualunque stupida – la rabbia continua a crescere.
– Smettila di pronunciare frasi senza significato! – Cristoph è alterato, mai lo avevo visto così.
– Ho perso tua madre precocemente, non posso perdere anche te – la sua voce si smorza e i suoi occhi si infiltrano nei miei. Appare come addolorato, come se solo l'idea che mi trovassi in pericolo lo ferisse fisicamente.
– Ho bisogno che tu mi assicuri che non ti muoverai dal covo –
Mi sento come un minuscolo e insignificante uccellino rinchiuso in una gabbia che, di giorno in giorno, comprime le sue pareti finendo un giorno per schiacciarmi.
– Va bene, papà – mormoro appena.
– Ora posso andare? – sto per scoppiare e devo lasciare immediatamente questa stanza cupa. – Si Amelie – il suo sguardo è velato di una sottile tristezza che sta cercando di nascondere. Nel tragitto studio – camera mia, il mio animo furente non si tranquillizza.

"Sono un vampiro, ma nessuno vuole che utilizzi le mie doti da vampiro". Ciò che fa più male, però, è il silenzio da parte di Kian. Non ha voluto anticiparmi nulla sulla sua imminente partenza o chiedermi cosa ne pensassi a riguardo. Ha pensato solo a organizzare la sua missione di salvataggio e correre a riprendersi Sophie e tutta la sua fragilità. Perché nonostante non ci sia, deve sempre intrufolarsi in ciò che mi riguarda? Una volta giunta nella mia stanza, sfogo tutta la mia ira sul pugnale. Lo lancio un centinaio di volte sul muro, tanto che dopo la parete è quasi irriconoscibile. Almeno la mia mira sta migliorando. Qualcuno bussa alla porta. Il mio olfatto si attiva, conosco fin troppo bene questo profumo, è il suo profumo. Faccio un respiro profondo e apro l'uscio. La sua figura mi investe, letteralmente, entrando nella mia camera. Restiamo per qualche attimo a fissarci, non posso fare a meno di arrossire; l'ultima volta che l'ho "visto" lo stavo spiando mentre era mezzo nudo. Mi mostra una sacca e sta per porgermela.
– Mi sono già nutrita – rispondo sbrigativa voltando lo sguardo lontano da lui.
– Quando? – mi chiede immediatamente. Non rispondo, implicherebbe confessare che mi sono aggirata da sola nel bosco.
– Non ti ho più vista – afferma poco dopo piantando i suoi occhi fiammeggianti su di me.
– Nemmeno io, sei stato impegnato? – gli domando ironica. A quel punto chiude la porta dietro di lui e prova ad avvicinarsi.
– Si ho dovuto sbrigare delle questioni organizzative –
So perfettamente a cosa si riferisce con l'allusione "questioni organizzative".
– Sono venuto qui per parlarti – mi afferra una mano e se l'avvicina al viso.
– Dimmi – enuncio con sicurezza fissando il mio sguardo nel suo.
– Tra due giorni... - non lo lascio finire.
– Partirai – lo incalzo allontanandomi. Appare sorpreso e dalla sua espressione traspare chiaramente l'interrogativo: "Come lo hai saputo?". Non ha saputo che mio padre me lo ha già comunicato.
– E io ovviamente non posso unirmi a voi – il mio tono si fa più tagliente.
– Qualcuno di fidato deve restare e sorvegliare il covo – quasi non riconosco la sua voce. La mia rabbia ricomincia a farmi bollire.
– Ah quindi io sarei quel "qualcuno di fidato"? -
- Amelie sii comprensiva – il suo tono placido mi fa irritare ancora di più.
– Certo, voi decidete di comunione accordo di abbandonarmi qui senza chiedere la mia opinione e dovrei essere pure comprensiva? – sto alzando la voce e non ho intenzione di abbassarla.
– E non venire a dirmi pure tu che sarebbe troppo pericoloso per me. Oltre ai vampiri ribelli speri di ritrovare anche Sophie? -
- Cosa vuoi dire? – finalmente anche la sua voce si alza.
- Devo spiegartelo Kian?- torno a essere ironica.
– La bella e fragile donzella in pericolo e il suo principe che corre a salvarla, o forse dovrei dire "il suo vampiro" – come con mio padre, non riesco a darmi un limite. Kian si avventa su di me e mi blocca.
– Smettila Amelie – mi sussurra all'orecchio comprimendomi con il suo corpo.
– Non ho paura di te – affermo risoluta.
– Non voglio tu abbia paura di me – la sua bocca resta appoggiata al mio collo.
- Lasciami – dico a denti stretti, senza fiato per la sua stretta. Lui non presta attenzione alle mie parole e continua per la sua rotta.
– Io non sono il vampiro di nessuno. Sto andando a cercare i vampiri ribelli punto e basta -
- Però hai preferito tenermelo nascosto -
- Perché sapevo come avresti reagito - - State sbagliando strategia. Io ho scoperto molte cose dai libri che ho studiato – Kian mi lascia andare improvvisamente e mi guarda serio.
– Bisogna agire non studiare –
La furia si impossessa di me.
– Ora capisco. Mi avevi dato il compito di scoprire qualcosa tramite la biblioteca solo per tenermi occupata e lontana dalle tue questioni? -
- Non ho detto questo – ma i suoi tentativi sono vani.
– Mi tieni sempre all'oscuro di tutto come se fossi una ragazzina problematica da tenere a bada con qualche stupida scusa! – sto urlando. Kian prova a muovere un passo verso di me ma lo blocco seduta stante.
– Non mi convincerai del contrario - Kian sospira restando al suo posto. Poi, come se prendesse una decisione, posa le sue iridi di fuoco nelle mie.
- Avevo inviato uno dei miei vampiri sulle tracce di un vampiri ribelle. Lo seguiva da molto ed è riuscito a scoprire dove tengono uno dei loro accampamenti. Dobbiamo stanarli e farli parlare –
Mi viene da ridere, come può pensare che sia tutto così semplice?
- Ho deciso insieme a Cristoph cinque giorni fa di organizzare una missione per stanare il loro accampamento. Questa è la verità – so che non è tutto. – Un po' di tempo fa ti avevo fatto capire cosa volessi davvero e cosa no. Mi sembrava di essere stato chiaro, pensavo che la distanza tra di noi si sarebbe ridotta e poi annullata. Ho lottato contro me stesso per arrivare a una conclusione e capire cosa desiderassi. Tante situazioni ci sono state tra di noi ed è sempre stato difficile, fin dall'inizio. Ci siamo salvati a vicenda e ci siamo marchiati. Io non ti dimenticherò mai Amelie, ma se il tuo muro con me continua imperterrito a crescere, prima o poi mi ci schianterò addosso e uno dei due si farà male –
Non capisco più nulla. Ora ho paura. Paura che i tasselli del mio muro stiano per franare proprio in questo istante, che di me non resti altro che un cumulo di polveri. Vorrei dire qualcosa, ma resto zitta.
– Se vorrai tra due giorni ti aspetterò all'alba nel cortile sul retro prima che io parta -.
Prima di andarsene si avvicina, sento le sue mani cingermi il viso e, senza volerlo, chiudo gli occhi. Non accade nulla, mi annusa ed inspira. E' come se volesse tenere a mente il mio odore, come un addio prima del tempo. Quando apro gli occhi è sparito e la porta è chiusa. In uno scatto lancio il pugnale che colpisce il centro esatto dell'ingresso.  

L'oscuro mondo di Amelie 2 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora