Capitolo 20

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Barn mi è apparso molto scosso, più lucido rispetto alle ultime volte, ma ancora tormentato nel profondo da un dolore che sembra non voglia staccarsi da lui. Come un piccolo frutto di mare che non voglia separarsi dal suo scoglio. Trascorrere del tempo con lui, seppur breve, mi ha fatto riflettere molto. La nostra natura è come se continuasse a perseguitarci e ricordarci che tra di noi e gli "umani" c'è una barriera invalicabile. Nonostante sia stato Barn a voler restare rinchiuso nella sua cella, ripensandoci non avrei potuto liberarlo. E' ancora troppo presto e, soprattutto, gli altri vampiri non capirebbero. Ripenso all'amore tra lui e Christel, un amore malato. Un amore che tanti giudicherebbero impossibile. Ho sempre odiato questa parola. Non l'ho mai potuta sopportare perché non lascia nessun varco aperto, ma solo un muro nero e massiccio che non mi fa vedere al di là. Io credo fermamente che una piccola speranza riesca sempre a intrufolarsi, in ogni situazione. Una minuscola lucina che, all'inizio, non ci accorgiamo neanche possa esistere, ma che poi si sforza di farsi notare e poi si ingrandisce diventando sempre un po' più grande, fino a squarciare quel maledetto confine oscuro che ci si era piazzato proprio davanti.

Qualche pomeriggio dopo l'incontro con Barn mi vedo con Piers e decido di raccontargli tutto quello che ho saputo. Lui ascolta attentamente, come rapito dalla mia voce e dai miei racconti.
– Dobbiamo andare alla ricerca di questo Bosco dei Sentieri – è deciso e sicuro. Non posso e non voglio abbandonare il covo. Glielo comunico con un fil di voce, quasi vergognandomi di questa mia marcia indietro.
– Là tutti i nostri dubbi si risolverebbero. Troveremmo finalmente le risposte che cerchiamo – ha ragione e vorrei davvero seguirlo, buttarmi a capofitto in questa nuova avventura senza pensare alle conseguenze. La sera mi rintano nella mia camera e mi esercito con il pugnale. La mia dualità finirà con l'uccidermi, cosa alquanto improbabile dato che sono un vampiro ormai. In me convivono due Amelie; una più umana e una più oscura. E' difficile capire quale delle due ascoltare e seguire, quale sia nel giusto e quale nel torto. Sono sovrappensiero e continuo a sbagliare la mira. Poi qualcuno bussa alla porta. Il mio pensiero corre subito a Kian. Quasi mi agito e il mio respiro si accelera. Non può essere lui, lui se ne è andato.
– Chi è? – chiedo con la voce leggermente tremolante. Piers mi risponde dall'altra parte dell'uscio. Lo lascio entrare e noto che il suo sguardo vaga subito verso la mia figura in piedi in mezzo alla stanza, con il pugnale stretto nel palmo.
– Avanti continua pure, non volevo disturbarti – mi esorta. Malgrado il turbamento che mi provoca, seguito ad esercitarmi. Ovviamente i suoi occhi fissi su di me non aiutano, infatti sbaglio. Faccio per riprovare quando dietro di me avverto uno spostamento d'aria. Due braccia afferrano le mie e mi aiutano a posizionare la postura nel modo più adeguato. Questo contatto mi irrigidisce come un pezzo di legno, sbaglierò sicuramente anche questa volta. Sento le sua labbra avvicinarsi al mio orecchio.
– Distenditi e guarda dritta il punto che vuoi colpire. Non devi mai perderlo di vista, in questo istante è l'unica cosa che conta davvero. Devi dimenticarti chi sei e dove ti trovi. Esiste quel puntino che stai fissando e che va eliminato. E' un ostacolo che non ti permette di vedere altrove, che cerca di comprimerti – fa una pausa e il suo alito raggiunge la mia guancia. Sento dei brividi pervadermi le braccia e le gambe. La sua mano scivola lungo tutto il mio braccio e arriva alla mia mano che regge il pugnale. Mi fa piegare il braccio più volte.
– Tu non sei più tu. Dimentica il tuo essere, i tuoi tormenti, le persone che ti circondano, la tua vita –
Mi distende il braccio.
– Sei un'arma, infallibile. Sei qui solo per colpire quel punto e distruggerlo –
Finalmente lancio il pugnale e non perdo mai di vista la mia meta, ciò che voglio veramente in questo momento. La lama raggiunge esattamente il punto che volevo colpire, conficcandosi nel muro.
– Puoi essere tutto quello che vuoi Amelie –

"Puoi essere tutto quello che vuoi Amelie".

"Puoi essere tutto quello che vuoi Amelie".

"Puoi essere tutto quello che vuoi Amelie".

Piers appoggia le mani sulle mie spalle e mi fa voltare verso di lui. Uno di fronte all'altra. Kian è lontano, sempre così lontano. Piers agisce di istinto, non pensando se sia giusto o sbagliato. Preme le sue labbra sulle mie. Seguo improvvisamente il suo consiglio e cerco davvero di dimenticarmi chi sono. La mia dualità si frantuma ai miei piedi, insieme al mio cervello. Tutto si disconnette per poco. Tutti i miei contrasti sembrano svanire in quel gesto così spontaneo. Le mie insicurezze e i miei innumerevoli pensieri sono affitti a quella parete in fondo alla mia stanza, tenuti fermi dal mio pugnale. Stanno sanguinando lentamente, perdendo la loro consistenza. Piers approfondisce il bacio, con la mia approvazione. Mi lascio travolgere e perdo la cognizione di me stessa. Stringo le mani sul suo corpo, come se aggrappandomi a lui potessi non vacillare. E' un bacio intenso e vero, ma in verità non significa nulla. E' un appiglio a cui mi sono aggrappata per non sprofondare nella mia costante tenebra, un faro nella notte più cupa di tutte che sta cercando di distruggere quel maledetto muro che ho eretto pian piano, in tutto questo tempo. Anche lui mi stringe, sempre con più vigore. Ci tiene a me e me lo sta dimostrando. Sono contenta di averlo conosciuto. Mi ha aiutata a ritrovare la forza dentro di me per colpire e raggiungere i miei obiettivi. Le nostre lingue si intrecciano e lui mi regge a sé come se fossi davvero preziosa, o forse fragile. Non lo saprei dire. Poi apro gli occhi e guardo verso il pavimento. Mi sembra che appaia tutto il sangue che prima sgorgava dalla parte più profonda di me. Imbratta tutto il pavimento fino a raggiungere i miei piedi. Mi sembra di sentire l'odore di ferro propagarsi in tutta la stanza, l'aria si fa pesante. Mi stacco istantaneamente da Piers. Lui ha un'espressione che non saprei davvero descrivere. Nota la mia tensione, il mio sguardo paralizzato e, forse, colpevole. Sfiora un'ultima volta una mia mano, poi si avvia verso la porta e se ne va. Mi lascio ricadere a terra e osservo la macchia rosso scuro che continua ad espandersi per la mia stanza. Potrei morire dissanguata? Tagliare i miei polsi e lasciare che tutto fluisca via, trascinando con sé tutto ciò che mi compone?

Sono riuscita a riprendermi con fatica, per scacciare il tempo mi sono messa a leggere, in biblioteca. Ho studiato molte frasi sibilline e cercato di capire il significato di certe parole che si riferivano ai vampiri ribelli. Dopo circa due ore, una scritta attira la mia attenzione. "Perversione". Cerco di capire il contesto.

"Capitò spesso che i vampiri cosiddetti ribelli si accoppiassero con umani. Provavano una certa perversione nel farlo..."

Il testo continua analizzando anche più nello specifico certi dettagli che mi fanno arrossire, nonostante sia completamente da sola nella biblioteca. Non posso che ripensare a mio padre e a mia madre. Per loro non era perversione, ma amore. Penso a Cristoph; non doveva buttarsi a capofitto in questa missione, non era abbastanza preparato.
Poi tra una riflessione e l'altra ho un'illuminazione che prende il sopravvento. Cerco di collegare mentalmente tutto ciò che so e che ho scoperto dai libri. Devo correre da Barn, lui mi può aiutare. 

L'oscuro mondo di Amelie 2 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora