Capitolo 5

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<<Reneè, ti accompagno io oggi a scuola! Sbrigati, non mi va di fare tardi a lavoro.>> mi urla Will dal piano di sotto.
<<Sì, arrivo!>>
Dopo quello che è successo ieri pomeriggio tutti sono in agitazione; Luke ha individuato parecchi senz'anima nei dintorni, inoltre sono aumentati gli attacchi alla luce del giorno.
Che abbiano intuito che i Licantropi possono agire solo con l'oscurità?

In quel caos di vestiti mal ripiegati, prendo alla rinfusa un pantalone bianco e una felpa nera.
La scuola e il test di chimica mi attendono impazienti; so che non avrò scampo quando porterò a casa l'ennesima insufficenza.
Mi sembra di sentire già Will, che come ogni volta, mi fa la predica sul mio scarso rendimento scolastico.
Vado verso il bagno per darmi una rinfrescata.
Raccolgo i capelli spettinati in una coda alta e storta.
Un uragano sembra aver annullato il mio, già del tutto assente, senso per lo stile.
Mi infilo le converse rovinate e presto per qualche secondo la mia immagine allo specchio; uno zombie avrebbe avuto una cera migliore della mia!
Il trucco non servirebbe a coprire il disastro che la mia faccia ha deciso di mettere in scena oggi, perfino le lentiggini sembrano aver perso colore, facendo risaltare ancora di più il cerchio scuro sotto i miei occhi.
Se mi vedesse un panda mi scambierebbe per un figlio perduto.
<<Sei pronta?>>
<<Arrivo, arrivo!>>
Abbandono il mio riflesso nel vetro e mi precipito giù per le scale, fino alla porta d'ingresso, dove trovo Will con le chiavi del furgoncino in mano.
Aguzza lo sguardo non appena gli compaio davanti,<<Sembri una pazza appena scappata dal manicomio.>>
Lo guardo di traverso; i suoi complimenti, così carini e dolci, sono paragonabili ad una carezza a mano chiusa nello stomaco.
<<Taci, Hagrid!>>
Mi guarda con aria perplessa, <<Hagrid?>> si gratta il mento, <<Ah... sì! Uno dei personaggi del signore degli anelli!>>
Aggrotto le sopracciglia, <<Harry Potter!>> lo correggo, <<Altro che Hagrid, tu sei solo un inutile babbano.>> incrocio le braccia al petto, irritata da quell'errore, a mio parere, imperdonabile.
Scuote la testa rassegnato e si avvicina alla carcassa di metallo verniciata di blu. Apre lo sportello cigolante al lato guidatore e mi fa cenno di sbrigarmi.

Per tutto l'inizio del tragitto non spiccichiamo parola; ne approfitto per memorizzare qualcosa di chimica da scarabocchiare sul compito.
Will mantiene lo sguardo fisso sulla strada, <<Non hai studiato, signorina?>> il tono di rimprovero che usa mi fa saltare sull'attenti.
<<Sì, certo che ho studiato... sto solo ripassando.>> mento spudoratamente.
I libri scolastici fungono più da soprammobili che non altro in camera mia, li prendo tra le mani solo quando devo infilarli nello zaino.
<<Devo crederti? Ti ricordo che ultimamente stai portando solo gravi insufficenze a casa.>> picchietta l'indice sul volante.
<<Non esageriamo ora!>> sbuffo.
<<Perché i due e i tre nelle verifiche come li chiami?>> l'auto si ferma in coda ad altre automobili.
Un insolito ingorgo crea un traffico interminabile davanti a noi; lancio un'occhiata curiosa, ma la causa è lontana, così decido di tornare ai miei noiosi appunti.
<<Non ci voleva...>> borbotta alterato, <<se ritardo, la lavata di capo del mio superiore non me la toglie nessuno.>> le sue lamentele riempiono l'abitacolo.

Anche gli altri proprietari dei veicoli, bloccati in coda, iniziano a perdere la pazienza e, come per dar voce alla loro irritazione, premono sui clacson delle auto a tutto spiano, ricreando un concerto stonato di rumori e reclami.
Will punta qualcosa in lontananza e socchiude gli occhi preoccupato; percorro con lo sguardo la stessa direzione del suo e scorgo una paletta bianca e rossa, che si dimena tra lo smog e il concitare della gente.
Un timido e giovane agente cerca di calmare la situazione, ma è in evidente difficoltà di fronte il fagocitare nervoso ed esasperato dei cittadini.
Un grido terrorizzato prorompe sulla massa zittendo tutti di botto; il suo eco sembra estendersi nelle orecchie dei presenti come un segnale di brutto presagio.
Will apre la portiera e scende, <<Che succede?>> chiede ad un ragazzo seduto nel suo veicolo.
Il giovane scuote la testa, <<Credo ci sia stato un incidente, ma non sono sicuro.>>
<<Signora, rientri immediatamente in macchina!>> sento l'ordine di uno degli agenti posti davanti la transenna.
La folla continua ad ammassarsi davanti al blocco imposto, ignorando le indicazioni della polizia.
Mi allungo con il busto verso il sedile vuoto, dove pochi secondi fa era seduto Will, <<Cosa facciamo?>> gli domando.
<<Vado a vedere, tu rimani qui. Non muoverti per nessun motivo, intesi?>>
Annuisco; si allontana subito dopo il mio consenso.
Sfilo il cellulare dalla tasca posteriore del pantalone, trovo un messaggio di Kate.

__Buongiorno, non avrai intenzione di lasciarmi affrontare il compito in classe da sola, vero? Dove sei?__

Pronta per rispondere a Kate accedo alla tastiera, ma il ritorno di Will mi distrae dal compiere questa azione.
Scruto il suo volto teso, sopraffatto da una tristezza che non gli avevo mai visto prima; gli occhi lucidi e la mascella serrata non promettono nulla di buono.
Monta sul furgoncino e si concede alcuni istanti di trincerato silenzio, <<Torniamo a casa...>> sussurra poi, asciugandosi una lacrima che sfugge al suo controllo.
<<Will, cos'è successo?>>
Non risponde alla mia domanda, rimane muto e sconsolato; gira la chiave ed accende il quadro, pronto per fare manovra e tornare indietro.
Prendo un respiro profondo che, invece di raggiungere i polmoni, mi rimane in gola; lascio cadere lo smartphone sul sedile, <<Parlami, Will!>> poso la mia mano sul suo braccio, teso sul volante.
Inizia a fare retromarcia, ignorandomi spudoratamente.
Chiudo gli occhi e una parte di me mi incoraggia a scendere e capire con i miei stessi occhi ciò che ha scosso così l'uomo che mi è accanto, correre oltre il caos per vederne l'origine.
"Se non vuoi darmi risposte, allora, sarò io stessa a trovarle."
Spalanco con un colpo la portiera e mi catapulto giù dal veicolo, spingendomi in una folle corsa, diretta all'apice della fila.

<<Reneè!>> l'eco del mio nome rimbomba nocivo dietro di me, <<Reneè, torna subito qui!>> Will continua a chiamarmi e, la sua voce, sembra inseguirmi nel disperato tentativo di riportarmi all'ordine.
I polmoni mi bruciano, fitte lancinanti mi colpiscono alla milza per lo sforzo e annaspo a causa della mia minima resistenza fisica.
Arrivo nel punto in cui la gente è più accalcata e inizio a farmi spazio a suon di spinte e gomitate.
Ho solo bisogno di sapere cosa sta succedendo, perché in qualche modo sento che mi riguarda.
Mi blocco, come incatenata al suolo, e sbarro gli occhi sotto quella spiacevole vista.
<<Cazzo...>> mi porto le mani sulle labbra schiuse per bloccare la grossa serie di imprecazioni, che da lì a poco, si sarebbero spinte fuori da esse.

<<Signorina, la prego, deve tornare indietro.>> le mani pallide del giovane agente si posano con disagio sulle mie spalle, spingendo la mia figura di qualche passo indietro.
"Non ci credo...", mi ritrovo a scuotere il capo, incapace di metabolizzare la scena.
Altri colleghi, in fila affianco a lui, tengono a bada i curiosi, <<Dovete tornare tutti alle vostre auto, signori, qui non c'è niente da vedere!>> la voce, di colui che cerca di allontanarmi da lì si alza di qualche ottava ampliando l'invito a tutti i presenti.
La gente mi sbatte addosso, i loro colpi sbadati quasi non li percepisco, il tempo sembra rallentare per alcuni attimi, le vuote esclamazioni che si susseguono intorno a me diventano suoni distorti e ovattati.
Sento una mano calda e forte stringermi un braccio e trascinarmi via. <<Piccola, vieni andiamo via...>> Will mi tira a sé, preme il mio corpo scosso contro il suo.
Inizio a singhiozzare, <<N-non ci credo,>> mi aggrappo alla maglietta di colui che mi sorregge, cullandomi teneramente, <<Lo sapevo che sarebbe accaduto prima o poi...>>

Sguardi curiosi continuano a violentare l'intimità del suo corpo nudo, riverso sull'asfalto sporco e freddo, uccidendolo una seconda volta.
Devono avere rispetto per il contenitore della sua anima che ora richiama, con il suo pallore, i raggi del sole tenui e indeboliti dalle nuvole.
I suoi occhi castani e vitrei, sono rivolti al cielo, pieni di suppliche non ascoltate; la bocca, leggermente aperta, trattiene quell'ultima richiesta di pietà.
I capelli rossastri ricadono morbidi sul viso contratto; gli arti, piegati in posizioni innaturali, contro la ruvida consistenza del suolo.
<<Copritelo, vi supplico.>> urlo verso gli agenti, rabbia e disperazione mascherano il mio volto.
Qualcuno decide di rivolgere su di me la sua attenzione, sconcertati dalla mia reazione; loro non possono sapere che quel ragazzo, che giace sotto le flebili luci del primo mattino, è un amico che conosco fin troppo bene, un ragazzo a cui tengo immensamente: Arman.

<<Oh mio Dio... Luke.>> sussurro il suo nome. Sto male alla sola idea che anche a lui sia successo qualcosa.
Will mi afferra il viso tra le mani, <<Torniamo in macchina e proviamo a contattarlo, sono sicuro che è nel letto a riposare.>> mi rassicura come se avesse letto nei miei pensieri.

Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora