Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]

Capitolo 38

LUKE.

<<Mi piace quando mi pettini i capelli.>> avverto la nascita di un sorriso sulle sue labbra.
Rimango in silenzio, alle sue spalle, continuando a passare i denti della spazzola tra le ciocche scure.
"So che Vania lo faceva spesso, era un momento intimo tra loro che non amavano condividere con nessuno."
<<Luke, mi hai promesso una passeggiata nel pomeriggio. Non mi darai buca come ieri, spero.>> riprende a spezzare il silenzio con la sua dolce voce, offesa dalla mia mancanza.
<<Sì, oggi terrò fede alla mia parola.>> dico fiero, portandomi una mano chiusa sul petto.
Volge il viso di lato, lanciandomi un'occhiata da sopra la spalla, <<Lo spero per te, altrimenti ti terrò il muso.>>
Ridacchio divertito per la sua espressione accigliata, sporgo il busto in avanti facendo aderire il mio petto alla sua schiena e le sposto i capelli dietro un orecchio; il suo profumo acerbo culla i miei sensi.
<<Sai che non sopporto quando mi tieni il broncio, principessa.>> le sussurro.
<<Lo so,>> ruota con il busto e si gira verso di me, <<e io non sopporto quando non mantieni ciò che dici.>> si lascia cadere contro il mio busto; il suo viso è tra l'incavo del mio collo e la spalla, il suo respiro mi solletica la pelle.

<<Mh...>> sento la bocca impastata, i muscoli intorpiditi e la testa che pulsa.
Un vortice di pesantezza avvolge il mio corpo, incatenato in una placida tranquillità; i ricordi addolciscono questa mia strana veglia.
<<Reneè...>> biascico il suo nome come un povero ubriaco; sollevo le palpebre a fatica.
Un comodo letto a baldacchino regge le mie membra stanche; mi guardo intorno con aria sorpresa, cercando di riconoscere questa ubicazione, ma niente.
Un comodino in legno massiccio è la seconda cosa che i miei occhi scontrano, sopra di esso giace un libro impolverato dalla copertina rovinata dal tempo. Una lampada ad olio, illumina la stanza, ricca di mobili e ripiani vari, le mura in pietra conferiscono al tutto l'ambiente un sinistro impatto; le tende rosa pastello, però, ne addolciscono i tratti.
"Dove sono finito?
Come mai sono in forma umana, nonostante la notte in corso e la luna piena in cielo?"
Faccio mente locale e cerco di ricordare come sono finito qua dentro.
"L'ultima immagine che la mia mente mi ripropone è quella di Reneè sul mio dorso, gli alberi, lo scrosciare del fiume..."
Scatto bruscamente con il busto e mi alzo velocemente dal materasso; un capogiro mi costringe a stringere gli occhi ed appoggiarmi al muro per qualche istante.
Tutto torna a quadrare e l'attacco di Zara riemerge a galla.
<<Merda...>> impreco; mi massaggio il dorso del naso e sospiro.
"Devo uscire da qui."
Percorro a grandi falcate la moderata distanza che mi divide dalla porta, poggio la mano sul grande pomello laccato in oro, e giro con forza.
"È bloccata, cazzo!"
Riprovo più e più volte, mentre il tempo si dilata in una spiacevole perdita di preziosi minuti e la mia pazienza si restringe ad un pugno di mosche.
<<Fatemi uscire!>> batto un pugno con vigore ed alzo la voce più che posso, per farmi sentire da chiunque possa offrirmi almeno una spiegazione a quel che i miei sensi avvertono. "So che sta succedendo qualcosa di sgradevole non molto lontano da dove mi trovo."
<<Qualcuno mi sente?>>
"Avverto sempre quando lei è in pericolo, ora più che mai."

Odo un rumore di passi che si avvicinano, un'ombra leggera si proietta dallo spiraglio in basso della porta.
<<Ehi, mi senti? Ti prego, aprimi...>> cerco di attirare la sua attenzione.
<<La nostra signora ti manda un messaggio, sporco lupo.>> con tono sprezzante si rivolge a me e, dall'aggettivo che mi accosta, capisco che è un Licantropo al servizio della setta di Zara.
"Quelli che si ribellano al suo dominio sono considerati traditori. In questa parte di mondo, lei, rappresenta la giustizia."
Un foglio scivola ai miei piedi. M'inchino immediatamente e lo afferro; è una lettera.
<<Che significa?>> domando, sperando in una misera parola di rimando che, ovviamente, non arriva.
<<Perché non è venuta lei a parlarmi di persona? Dov'è?>> ritento senza ottenere nulla.