Capitolo 13

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Come pattuito con Christopher lascio il garage alle prime luci del mattino; la brezza fresca e la luce appena accennata del giorno mi accompagnano nel mio tratto a piedi, rendendo il quartiere inquieto e desolato un posto più apprezzabile.
Mi fermo svariate volte per chiedere informazioni ai passanti, non conoscendo per nulla il posto mi è difficile anche trovare la fermata dell'autobus.
<<Prosegua dritto, signorina.>> un vecchietto ricurvo su se stesso mi indica di andare avanti, il bastone a reggere il suo peso smilzo.
<<La ringrazio.>> seguo le indicazioni fornite.
Dopo solo pochi passi raggiungo il centro della cittadina; dallo scorrere lento della frazione impoverita e abbandonata, mi trovo catapultata in mezzo al caos più totale.
La gente cammina con i paraocchi, ignorando la povertà che si riversa nei vicoli qui vicini.
Uomini che, abbottonati nelle loro giacche, appaiono indaffarati da impieghi importanti; donne in tacchi a correre sui marciapiedi, attente a non fare troppo ritardo, scollate nei punti più generosi del loro corpo e pronte a distrarre il datore di lavoro per quella mancanza di puntualità. Bambini che si lagnano in cerca dell'attenzione di chi, nonostante li tenga per mano, non degna loro di uno sguardo, troppo presi dallo schermo del cellulare.
Macchine in coda, clacson squillanti, vociare innervosito e poveri che elemosinano più sorrisi che soldi.
Guardo sconsolata l'apparenza che regna sovrana in questo frenetico traffico umano, ricco di superficialità e povero d'animo.

Salgo sul pullman con mille pensieri che mi frullano in testa, mi chiudo in un trincerato silenzio ed osservo gli altri passeggeri in attesa della mia fermata. Una ragazza incrocia il mio sguardo, sembra spaesata più di me e gli occhi lucidi le donano un'aria particolarmente innocente; tra le pallide mani stringe un piccolo libro consumato.
Mi sento stranamente in soggezione e volgo lo sguardo verso il finestrino, lasciando che il paesaggio mi scorra davanti e muti veloce.
"Cosa dirò a William e Luke?" sospiro; mi sento fortemente indecisa, "Devo raccontare loro ciò che ho appreso? Chiedere delle spiegazioni servirà a qualcosa?"
Le strade trafficate vengono soffocate dall'inizio delle pianure verdeggianti, manca poco al mio arrivo e ancora non ho idea di come affrontare la situazione a casa.
La mia fermata arriva- a mio parere troppo in fretta- e scendo con un moto d'ansia che aumenta sempre di più.
Percorro l'ultimo tratto a piedi; fischietto una strana melodia che ho in testa per farmi compagnia e distrarmi un po'.

"Sono arrivata", stringo la stoffa della maglietta all'altezza del cuore.
"Avanti", percorro il vialetto con lo sguardo basso a guardare i ciottoli che incontro sul mio breve cammino.
Allungo il braccio verso la porta, poso la mano sul pomello e rimango impietrita, completamente incerta sul da farsi.
<<Dove sei stata?>> la voce che per me è sempre stata sinonimo di sicurezza, ora, tuona alle mie spalle con arroganza.
Gli lancio un'occhiata da sopra la spalla, <<Ho dormito fuori, Luke.>>
<<Fuori dove?>> non lo avevo mai visto così infuriato, non con me almeno.
<<Da un'amica.>>
<<Amica o amico?>> piega la testa di lato, <<Perché, che io sappia, tu hai una vita sociale molto ristretta e Kate è l'unica amica che hai! Ah, e guarda un po'... sono stato da lei ieri sera a cercarti!>> grida, <<Basta stronzate, Reneè!>>
Stringo il pomello con rabbia e lo fulmino con lo sguardo.
<<Basta stronzate?>> rido sarcastica, <<Questo dovrei dirlo io a te e William, visto che mi avete nascosto molte cose.>>
<<Di cosa stai parlando?>> carica come una furia verso di me, sbatte una mano sul legno della porta e mi inchioda tra il suo corpo e l'uscio dell'entrata.
<<Sto parlando di Zara, della catena di eventi predetta e, non meno importante, la morte di mia madre.>> sbotto con gli occhi lucidi a segnare il mio dolore.
<<Will vuole solo proteggerti...>> soffia rauco e si scosta da me; sospira nervoso e apre la porta, facendomi cenno con il capo di entrare.

<<Ho il diritto di sapere la verità, Luke. Nascondermi tutto non servirà a nulla, non più almeno.>>
Mi segue dentro e si dirige verso la cucina con me; William è seduto al bancone, una tazza di caffè fumante tra le mani e il viso affranto.
Non appena mi vede il suo volto s'illumina all'istante, scatta dalla sedia e corre verso di me per intrappolarmi in un abbraccio caldo. Sento la sua preoccupazione sciogliersi, i muscoli si distendono e le labbra prendono la piega di un sorriso.
<<Reneè, ero così preoccupato... avevo paura ti fosse successo qualcosa. Abbiamo passato la notte a cercarti, ci siamo fatti aiutare anche dagli altri ragazzi.>> mi bacia sulla nuca e sento il suo respiro caldo smuovermi leggermente i capelli.
<<Mi dispiace. Non me la sentivo di rientrare, avevo bisogno di un po' di tempo per pensare.>> mi allontano dalle sue braccia bruscamente, << Voglio sapere tutto, Will. Cosa mi state nascondendo di preciso?>>
Mi invita a sedermi di fianco a lui, mi afferra le mani stringendole tra le sue come se avesse paura che io vada via un'altra volta, <<Non so poi così tanto come credi...>>
<<Inizia con il dirmi chi è Zara e cos'ha detto che accadrà.>>
<<Non so chi sia realmente Zara; quando ti presi con me fu Thomas, mio fratello, a parlarmi di lei, della Maledizione che ti porti addosso dalla nascita e gli eventi che avrebbero segnato l'inizio di essa.>>
"Maledizione che mi porto addosso dalla nascita...", scuoto il capo lievemente, "che cavolo vuol dire?"
Luke si siede accanto a me non appena sente il nome del padre tirato in causa.

Midnight Soul [In REVISIONE & MODIFICA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora