Vince solo chi fugge

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A Roma si era fatta ormai sera, e mentre il cielo cominciava ad assumere tinte scure e plumbee, l'aroma di caffè profumava l'intero ambiente. Cambiandosi al volo, Valentina aveva approfittato del tempo di cottura per togliersi gli indumenti fradici e infilarsi un paio di jeans aderenti a vita alta e una canottiera bianca sottile. Tornò giusto in tempo, quando sentì il caffè ribolline nella macchinetta. Si lasciò un asciugamano attorno alle spalle scoperte, lasciando che assorbisse l'acqua dai suoi capelli completamente bagnati. Afferrò poi dalla credenza due piccole tazzine, ma si fermò poco prima di poterci riversare dentro da bere. Qualcuno aveva acceso l'asciugacapelli nel bagno di servizio, e sapeva perfettamente di chi si trattasse. Lasciando tutto quello che stava facendo, allora, si avviò a piedi nudi nel lungo corridoio che separava il salotto da tutti gli altri ambienti della casa. Le luci erano rimaste spente, ma c'era una piccola fonte di luminosa che fuoriusciva appena da una porta socchiusa, e si faceva più brillante ad ogni suo minimo passo. Quasi trattenendo il fiato, la bruna si avvicinò lentamente, cercando di non provocare alcun rumore. Posò poi con delicatezza una mano su quella liscia parete lignea, scostandola di qualche centimetro, quel tanto che le bastava per potersi sporgere appena senza essere notata: con il capo chino, il moro era intento ad asciugare gli angoli della sua polo rossa. I suoi occhi verdi e indagatori subito scesero dalla sua folta chioma corvina sino alla curvatura del suo collo, la linea maestosa delle sue spalle nude e la schiena compatta. C'era una pistola appesa ai suoi pantaloni, e questo non la stupì affatto. Eppure, poterlo osservare così da vicino, in un momento come quello, per qualche istante la fece fremere. Non era la prima volta che vedeva una ragazzo mezzo nudo in casa sua. Ma lui, il Nero, la incuriosiva più del dovuto. Da quando avevano messo piede dentro casa, lui non aveva proferito parola, e la sua faccia era rimasta impassibile anche durante tutto il tragitto di ritorno. E ora che poteva spiarlo, anche solo per poco, si rese conto che la sua non era affatto una maschera. Evidentemente, lui era proprio così. Taciturno e serio. Eppure affascinante.

"Forse troppo" ammise a sé stessa, come se fosse consapevole che la sua curiosità avrebbe potuto rivelarsi più pericolosa del previsto. Un sottile silenzio ora era calato sopra l'intero bagno, e prima che potesse rendersene contro, Nero aveva nuovamente puntato i suoi enormi occhi azzurri contro di lei. I due continuarono a fissarsi, senza proferire alcuna parola per secondi che parvero a entrambi quasi interminabili. Era come se fosse più forte di loro. Come se, in realtà, in quegli sguardi nascondessero dei messaggi incomprensibili per la mera comunicazione verbale. Ancora una volta, Valentina si ritrovò a scrutare con attenzione il corpo di quel ragazzo che aveva davanti. Non che si fosse aspettata un torso scultoreo, ma se ne ritrovò nuovamente attratta. E questo era molto fastidioso da dover digerire per lei. Dal canto suo, il moro si lasciò guardare senza opporsi, e del resto anche lui non aveva indugiato nel lasciar vagare lo sguardo. Ma giudicare dalla lieve curvatura delle labbra e del suo sopracciglio destro, poteva ben affermare che Valentina sembrava piuttosto soddisfatta della vista.

-Ti serve qualcosa? - le domandò improvvisamente, facendo il vago mentre andava a staccare la spina dell'asciugacapelli dalla presa sul muro, non troppo distante da lei.

-Quanto zucchero nel caffè?- chiese lei di rimando, sollevandosi dallo stipite della porta per avvicinarsi ulteriormente a lui. Ora però aveva lo sguardo fisso su un piccolo dettaglio al quale prima non aveva fatto caso: una svastica in argento appesa al suo collo.

-No ti ringrazio. Lo prendo sen..- Nero non fece neanche in tempo a finire la frase che la più piccola aveva già azzerato le distanze, portandogli una mano al petto. Ci mise qualche decimo di secondo per capire che, in realtà, la ragazza aveva afferrato il suo ciondolo. Lo studiò con grande attenzione, mentre un ghignetto malevolo e divertito si allungava sulle sue labbra sottili e rosee.

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