Il risveglio del fuoco

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Non riusciva a guardarlo negli occhi, aveva paura di provare la stessa sensazione che l'aveva scossa quella mattina, lui invece la guardava, intensamente, e lei sentiva i sui occhi addosso, li sentiva a tal punto che sembrava la toccassero come fossero mani. Così fu lui a rompere il ghiaccio

"Sai che hai una risata davvero contagiosa?"

Le disse con voce calma e profonda

"Scusami, non era mia intenzione distoglierti dal tuo giornale"

Stavolta riuscì a mettere insieme le parole senza balbettare dall'imbarazzo, non capiva come ma la metteva in soggezione.

"Vorrà dire che sarai punita per averlo fatto" 

A questa frase Simona riuscì ad alzare lo sguardo e vide un ghigno malefico comparire sul suo viso, gli occhi erano ancora più intensi ed un'altro brivido le percorse l'intera schiena facendola arrossire di nuovo

"Comunque siamo qui perchè dobbiamo lavorare al nuovo progetto che Nicola ci ha affidato"

Le disse Michele cambiando completamente discorso e tono di voce

"Ah sì....il nuovo progetto...hai per caso delle idee?"

"Tante, ma andiamo con ordine"

Si alzò e si sistemò con la sedia di fianco a lei davanti al computer e cominciò a parlare di come poter sfruttare al meglio il mondo dei social media. Rimase incantata ad ascoltare quella voce, calda, sicura, ipnotica, non disse una parola fino all'ora di pranzo quando lui le chiese di andare a mangiare qualcosa insieme così che avrebbero potuto conoscersi meglio.

Fortunatamente erano andati al bar di Roberto, lì si sentiva al sicuro, protetta, ma al sicuro da cosa poi? A pensarci bene non era in pericolo, ma il suo istinto la teneva in allerta come se sentisse che qualcosa doveva accadere da un momento all'altro, in effetti di lì a poco le dovette dare ragione perchè qualcosa stava per succedere.

"Da quanto tempo hai scoperto la tua natura di schiava?"

A quell'affermazione quasi inorridì smettendo di masticare il panino che stava mangiando

"Scusa?" 

Chiese come se non avesse capito la domanda, in effetti non capiva a cosa si riferiva

"Sì, hai capito perfettamente, si vede lontano un chilometro che hai l'indole della schiava ed anche di quelle peggiori, sei una di quelle che ha bisogno di una disciplina molto rigida data la  predisposizione alla disobbedienza"

"Non capisco di cosa stai parlando, davvero"

"Lo capirai presto"

Ecco che ricompare il ghigno malefico, ed ecco che ricompare il brivido lungo la schiena

"Cosa dovrei capire secondo te?"

Cominciò ad innervosirsi e le sue guance stavolta divennero rosse per la rabbia e non per l'imbarazzo, e lui di questo sembrava goderne, sapeva di aver fatto centro, e con tutta la calma del mondo, cosa che la mandava letteralmente in bestia, disse

"Ho detto che lo capirai presto, impara a non avere fretta"

Simona non riuscì a replicare nemmeno questa volta perché il suo sguardo severo glielo stava impedendo, riuscì a liberarsi dalla morsa di quegli occhi soltanto abbassando i suoi, cosa che fece istintivamente

"Brava"

Quella voce bassa e profonda lei l'aveva sentita fino nelle sue più intime profondità, perchè si sorprese a gocciolare di desiderio nelle mutandine. Ma la sua indole ribelle sbucò fuori improvvisamente come per difesa

"Non credo proprio perchè si da il caso che sia fidanzata"

"Ma davvero? Quindi hai un Padrone, è lui a domarti"

"Domarmi? Non sono mica un animale! Lui mi rispetta!"

"Ah, adesso capisco, hai un fidanzato vanilla, ecco perchè ti comporti così"

"Vanilla? Così come?"

Ancora si ritrovò a non riuscire a formulare una frase sensata per la rabbia, che gran faccia tosta, e come si permetteva di giudicarla in quel modo se nemmeno la conosceva?

"Sì, vanilla, hai il classico fidanzatino perfetto, tutto mieloso e tenero, che ti tiene in mano come se fossi un gingillino di cristallo, che non ti tocca se prima non glielo permetti, che quando gli dici no lui se ne torna buono buono a cuccia e che magari ti chiama anche "tata", oh che orrore"

"Ma...come ti permetti? Lui è dolce, mi rispetta e mi ama per come sono, e non mi chiama tata"

In effetti la chiamava cucciola, ma non glielo avrebbe mai confessato, adesso, non sa perché ma se ne vergognava.

"Certo, e scommetto anche che non ti ha mai sbattuta contro un muro e scopata senza ritegno, oppure quando te lo meriti, che ti abbia mai dato una bella frustata con la cinghia vero? No, certo che non l'ha mai fatto. Eppure ne avresti un gran bisogno sai?"

Era furiosa, le si leggeva in faccia, stava per scoppiare dalla rabbia, quando arrivò Roberto che per fortuna non si era accorto di nulla

"Allora, vi sono piaciuti i panini? Volete altro?"

Simona non si era nemmeno accorta dell'arrivo di Roberto, continuava a guardare Michele negli occhi con disprezzo

"E' stato tutto perfetto Roberto grazie, ci porteresti due caffè per favore?" 

Michele aveva risposto per entrambi, solo ora Roberto si rese conto che Simona aveva qualcosa che non andava

"Simo, tutto a posto?"

Simona si riprese

"Sì Roby, tutto bene, il panino era buonissimo"

Michele la guardava divertito, sapeva che dentro di lei qualcosa si era svegliato e cominciava a scalpitare per poter uscire

Tornarono in ufficio e lavorarono senza più tornare sull'argomento, almeno per ora...

"Ma tu guarda che razza di stronzo, ma dico, chi si crede di essere?" Pensò mentre era sul divano di casa sua e faceva zapping col telecomando, non riusciva a pensare a nulla tranne che a lui, Michele, lo stronzo irriverente e sfacciato che si era permesso di dirle quelle cose senza nemmeno conoscerla. Poi però le tornarono in mente i suoi occhi, quegli occhi...e si accorse che un'altra goccia di desiderio le stava scivolando fuori dalle labbra per poi scendere fino al linguine solleticandolo. In quel momento la porta si aprì, era Stefano, il suo fidanzato, che era tornato con la cena. Cercò di ricomporsi e di dimenticare quella goccia che l'aveva solleticata piacevolmente.

"Eccomi cucciola, scusa se ho fatto tardi, ma sembra che stasera tutti abbiano deciso di mangiare pizza per cena"

Quella sera Simona e Stefano fecero l'amore, ma la sua mente non era lì con lui...quegli occhi le avevano toccato l'anima ed avevano riacceso un fuoco che pensava di aver spento...


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