In ascensore Michele non le rivolse mai né uno sguardo, né una parola, e non appena le porte si aprirono lui la precedette senza aspettarla. Simona si sentiva in colpa, mortificata, aveva capito di aver esagerato con quelle sue continue provocazioni ed in qualche modo, rivelatosi poi un misero e goffo tentativo, cercò di attirare la sua attenzione, ma niente, Michele camminava spedito verso la sua stanza tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, aveva i lineamenti tirati, la mascella contratta, le labbra serrate. Quando Simona arrivò davanti alla porta della sua camera si soffermò ad osservarlo nella speranza che si girasse verso di lei, "ti prego guardami, solo per un secondo, ma fallo", pensò tra sé, ma Michele non si girò mai verso di lei. Avvilita abbassò la testa, inserì la scheda elettronica, aprì lentamente la porta, entrò e si diresse verso la camera dove si abbandonò sul letto, si chiese per quale motivo si ritrovava ad essere così dispiaciuta per averlo fatto arrabbiare, in fondo lui l'aveva provocata fin dal primo giorno che si erano conosciuti ed era soprattutto per questo che non le era mai andato a genio.
No, sapeva che non era così, in realtà c'era qualcosa in lui che l'attraeva maledettamente, però non sopportava quei suoi modi spocchiosi, e poi lui aveva visto ciò che lei è veramente, aveva visto la sua anima e questo la spaventava da morire, ecco, questo era il vero motivo per cui voleva tenerlo lontano. In passato aveva incontrato una persona che si era approfittata di quell'anima ancora inesperta, lei ingenuamente si era fidata e affidata completamente nelle mani di quell'uomo, e alla fine ne uscì a pezzi, non solo emotivamente, ma anche fisicamente, la sua estrema fiducia e devozione l'avevano resa una preda facile per quel tipo di persone che usano il BDSM soltanto per adescare e approfittare senza alcun ritegno di donne che, come lei, si affacciando in questo mondo. Ed è così che alla fine non ne poté più, decise di andarsene e di reprimere per sempre quella che sentiva essere la sua natura. Poi un giorno per caso incontrò Stefano, che fortunatamente per lei non apparteneva per niente a quel mondo, gli si aggrappò come se fosse la sua ancora di salvezza.
Si ritrovò con le lacrime che le rigavano il viso sporcandolo di mascara, non capendo bene per quale motivo, se per i ricordi del passato che riaffioravano, oppure se era per la freddezza che Michele aveva verso di lei.
Si accorse di essersi addormentata quando la luce del sole del mattino fece capolino tra le tende svegliandola, spalancò gli occhi e si rese subito conto che....
"Oddio Stefano! Dovevo chiamarlo. E oggi c'è anche la presentazione!!!" Prese il telefonino e vide che era spento, la batteria si era scaricata, "cazzo" imprecò tra i denti, adesso era nel panico, non sapeva che ore fossero, e Stefano... avrebbe dovuto chiamarlo la sera prima, adesso sarà preoccupato, e....la presentazione...sul comodino vide il telefono dell'albergo, alzò immediatamente la cornetta, compose lo zero e qualcuno prontamente rispose dalla reception, in un inglese appannato dal sonno e dal panico chiese l'ora e l'uomo dall'altro capo del telefono gentilmente le disse che mancavano pochi minuti alle 7. "Meno male! Sono ancora in tempo" pensò tirando un sospiro di sollievo e per poco non cadde dalla sedia che era lì a fianco.
"Vuole che le faccia portare la colazione in camera, signorina?"
"Sì, la ringrazio. Faccia lei, ma senza esagerare, sa, oggi è una giornata molto importante"
"Non si preoccupi, lasci fare a me"
Quando riagganciò un pensiero le passò velocemente nella mente....'Chissà se Michele è già pronto'...
Michele, nel frattempo era nella sua stanza, con indosso solo un asciugamano, era appena uscito dalla doccia, delle gocce d'acqua gli scendevano dalle ciocche dei capelli neri e ben curati cadendogli sulle spalle per poi correre lungo il petto, era in piedi davanti alla finestra con una tazza di caffè in mano e fissava un punto nel vuoto, stava pensando a lei, a Simona, e a come gli avesse fatto perdere il controllo la sera prima con quella sua irriverenza 'Se fosse stata mia non avrei esitato a farle assaggiare la cinghia', era ancora furioso e fermamente intenzionato, non appena l'occasione si fosse presentata, a farle capire che col fuoco non bisogna scherzarci, altrimenti ci si brucia.
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Il mio Demone
FantasíaLui sarà il suo demone, la tenterà in ogni modo, soprattutto illecito di portarla nel suo abisso. Lei è forte, ma riuscirà a resistere al richiamo della sua vera natura?