In ufficio fino a tardi

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Erano passati alcuni giorni e Michele non era più tornato sull'argomento con Simona, era serio e professionale, parlava solo di lavoro e questo un pò l'aveva spiazzata, non capiva il perchè di quel comportamento, prima la provocava in quel modo poi il giorno dopo si comportava come se non fosse mai successo nulla,

"Forse ha capito che non sono quella che lui pensa che io sia, o che ero...."

Quel pensiero la inquietava, aveva rimosso quel periodo della sua vita e ad un tratto stava riaffiorando. Cercò di pensare a Stefano, alla sua dolcezza, a quello che provava per lui e fortunatamente riuscì a rimettere quel pensiero al suo posto.

"Credo che stasera dovremmo stare in ufficio fino a tardi, il progetto sta venendo bene, ma il tempo stringe e dobbiamo darci una mossa se vogliamo presentarlo a Nicola in tempo" le disse distogliendola dai suoi pensieri

"Stasera? Ma ho già preso un impegno con il mio fidanzato, non posso rimanere" sgranò gli occhi in un'espressione quasi terrorizzata, non aveva alcuna intenzione di rimanere sola con lui in ufficio

"Rimandalo" le rispose senza neppure alzare lo sguardo dai fogli che stava leggendo, e quel tono imperativo, non lo sopportava...

"E' un'impegno che ho preso già da tempo, non posso disdirlo all'ultimo momento" tentò di obbiettare

"Abbiamo una scadenza e se vogliamo rispettarla, cosa che intendo fare, stasera ti dovrai fermare, non cominciare a fare i capricci come una bambina perchè hai deciso di andare a mangiare una pizza col tuo fidanzatino noioso, comportati da professionista quale dici di essere"

Aveva ragione, ma quel tono le aveva fatto saltare i nervi

"Prima di tutto il mio fidanzato non è noioso e secondo poi non devo andare a mangiare una pizza"

"Non è un problema mio, rimanda quell'impegno, punto" alzò soltanto gli occhi e questo bastò per sedare ogni tipo di ribellione.

Con riluttanza dovette obbedire, sapeva bene che il progetto a cui stavano lavorando era molto importante così prese il telefonino e chiamò Stefano

"Ciao amore, devo darti una brutta notizia, stasera dovrò rimanere in ufficio fino a tardi a lavorare e quindi non potrò esserci alla cena, ma tu vai, non rimanere a casa"

Dall'altra parte del telefono Stefano era dispiaciuto, non aveva voglia di andare a quella cena con i loro amici da solo ma Simona lo convinse ad andarci comunque, si sentiva in colpa a lasciarlo solo ma doveva rimanere in ufficio per forza

"Però chiamami quando avrai finito, voglio venire a prenderti"

"Va bene ti chiamerò, ora devo andare amore, salutami tutti"

"Ciao cucciola"

Quando riattaccò vide Michele che aveva gli occhi alzati al cielo e sulla bocca era apparsa una smorfia di disgusto

"Che c'è?"

"No niente, è che mi sembrate due adolescenti mielosi, e tu non sei affatto così"

"Ma cosa ne sai di come sono fatta io?"

"Lo so bene, tu sei una gatta selvatica che non vede l'ora di poter incontrare quello che riesca a tenerti testa, perchè fino ad oggi hai sempre comandato tu nella tua relazione, ma in realtà non vedi l'ora di cederlo questo comando, non è così'"

"No, non è affatto così, io non comando nessuno, ti sbagli di grosso"

"Sarà...ma io non mi sbaglio mai"

Questa frase gliela disse portando la bocca vicino al suo orecchio, sussurrando, lei istintivamente chiuse gli occhi e sentì ancora quei brividi che le percorrevano la schiena, ma questa volta andarono dritti come una scossa elettrica al suo cervello facendolo andare in tilt per qualche secondo. Quando li riaprì trovò lui che la guardava intensamente con un ghigno sulla bocca come di chi sa di aver fatto centro

Il mio Demone Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora