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Allison andò avanti e indietro per la stanza stringendo tra le mani il telefono. Era indecisa come non mai: telefonare o no, questo era il dilemma che la perseguitava oramai da mezz'ora. Credeva che se avesse guardato in terra avrebbe scoperto di aver consumato quel rettangolo di pavimento che da trenta minuti sopportava il suo movimento ossessivo. Sentiva un grande senso di inquietudine dentro, come le succedeva ogni volta che doveva prendere una decisione per la quale i pro e i contro erano di egual quantità.

Se avesse telefonato si sarebbe fatta coinvolgere fin troppo ma in fondo che male c'era? C'era di male che non era una buona cosa, non in quel momento particolare della sua vita... i suoi ormoni facevano già i capricci e non era neppure a metà di quella magica gravidanza.

Gravidanza che tra l'altro Elijah non sembrava aver preso nel migliore dei modi.

Quando ne avevano parlato dopo che Gabriel era sparito in un battito di ali, oramai tre settimane prima, Allison aveva avuto la strana sensazione di non avergli dato proprio una bella notizia. Lo capiva, era una cosa sorprendente e spaventosa... lo era anche per lei ma per l'Originale elegante, lei lo conosceva abbastanza bene da saperlo, quel dono – come Gabriel lo aveva definito – era più una questione di dovere che una vera e propria gioia.

Le aveva chiesto di rimanere a New Orleans, lì al sicuro, e lei lo aveva fatto perché non voleva dargli alcun pensiero visto che sembrava già averne troppi. Tra quella profezia che pendeva sulle loro teste, le paranoie di Klaus e i timori di Hayley e Freya... no lei non gli avrebbe sconvolto la vita ancor di più. In fondo stare lì o stare a casa sua a Los Angeles faceva poca differenza; anzi forse lì in compagnia sarebbe stato più piacevole.

Peccato però che nessuno si interessasse di lei... a volte si chiedeva se si ricordassero che era lì o se invece se ne fossero completamente dimenticati.

Fece un grosso respiro e compose velocemente un numero, prima di pentirsi. Si portò il telefono all'orecchio e attese. La voce calma di una donna le rispose dopo quattro squilli.

"Memorial Angels Hospital, come posso aiutarla?"

"Salve" salutò Allison fermandosi e mettendosi a sedere sul bordo del letto. "Ehm sono Allison Morgan, sono stata da voi qualche tempo fa per alcune analisi."

"Salve Allison, ha telefonato per sapere se i risultati sono pronti?"

Allison scosse il capo quasi la donna potesse vederla. "No no, ho già avuto i risultati. In realtà telefono per sapere alcune notizie riguardo ad una vostra paziente. Una bambina di sette anni circa; Gwen."

"Gwen Grimaldi" le disse la donna al telefono. "Ma temo di non poterle dire nulla, a meno che lei non sia un familiare."

"Sì, lo so. Si tratta di privacy... mio padre era un dottore, gli ho sentito dire questa frase un milione di volte. Vorrei solo sapere come sta, so che doveva entrare a far parte di una cura sperimentale o qualcosa del genere e mi domandavo se avesse effettivamente funzionato. Non può semplicemente dirmi se tutto va bene o no? Mi basta un sì o un no, tutto qui."

"Mi dispiace signora Morgan, ma non posso proprio."

Allison sospirò. "Va bene, la ringrazio comunque. Passi una buona giornata."

"Anche lei."

La cacciatrice riattaccò e decise di comporre un altro numero di telefono, stavolta però non esitò neppure un istante.

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Elijah era preoccupato per Hayley. Da quando Camille era scampata alla morte la bella ibrida era strana, come cambiata. Non avrebbe saputo dire esattamente in che modo ma era quasi come se fosse spaventata. Non poteva biasimarla di certo, quello che era capitato alla bionda barista li aveva terrorizzati tutti ma soprattutto li aveva messi davanti alla triste consapevolezza che in molti modi stavano sprecando le loro vite, vietandosi di abbracciare ciò che li faceva felici per davvero.

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