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Allison stava per mettere la chiave nella toppa quando decise che sarebbe rimasta lì fuori ancora per un po'. Era una bella serata ed era ancora presto; oltretutto quell'appuntamento l'aveva messa di cattivo umore. Alan era stato gentile e premuroso ma non aveva fatto altro che parlare di sua madre, della sua ex e di come un giorno diventerò una star hollywoodiana.

Lei aveva sorriso per tutto il tempo, ma solo perché sorridere le impediva di sbadigliare, poi aveva accampato la classica scusa del bagno e si era allontanata per qualche minuto. Davanti allo specchio della toilette del ristorante aveva elaborato un piano tanto veloce quanto stupido. Ma era certa che Alan ci sarebbe cascato. Infatti, quando il taxi era arrivato per riportarla a casa e lei aveva mentito dicendo di sentirsi poco bene, dicendo che forse stava per partorire, lui aveva abboccato e pallido l'aveva lasciata andare dicendole che l'avrebbe richiamata.

Allison era sicura che non lo avrebbe fatto e la cosa la rincuorava. Era stato stupido uscire con quell'uomo e lo era stato principalmente per due motivi; il primo era che non era proprio il suo tipo, il secondo che era innamorata di qualcun altro, e per quanto provasse ad andare avanti non ne era capace. Inutile forzarsi, decise, pensando ad Elijah sulla soglia della porta. Prima o poi passerà da solo... peccato che non ci credesse. Erano anni che aspettava che quell'innamoramento le passasse e non era mai successo.

Neppure sapere che lui amava un'altra era riuscito a farglielo togliere dalla testa. Come una stupida ragazzina. Respirò a fondo e si mise a sedere sul divanetto di vimini che adornava il portico, poggiò entrambe le mani sul ventre rotondo e lo massaggiò con dolcezza.

"Tua madre è una sciocca" sussurrò. "Dico sul serio, spero che prenderai da tuo padre il pragmatismo, e la saggezza. Ci sono parecchie cose che posso offrirti, ma queste due prega di prenderle da lui perché io sono un disastro."

Un lieve movimento che le solleticò il palmo della mano la fece ridere. Si alzò ed entrò in casa. Trovò Elijah ad aspettarla sul divano, in una mano una tazza, nell'altra un quotidiano.

"Hey" gli disse. "Mi hai aspettata in piedi?"

Lui le sorrise raggiungendola. "Hey" ricambiò. "No, non riuscivo a dormire."

Allison si aggrappò al suo braccio per rimanere in equilibrio mentre si toglieva le scarpe. "Qualcosa non va con la stanza?"

Elijah le spostò una ciocca di capelli cadutale davanti agli occhi. "La stanza va benissimo, sono solo..."

"Turbato da qualcosa" finì la donna per lui. "Te lo si legge negli occhi. Ti va di parlarne?"

L'Originale le versò del tè e si schiarì la voce. "Non sono certo che ci sia molto da dire."

"Ho capito" annuì lei bevendo un sorso dalla tazza. "Ti conosco Elijah e so che non me ne parlerai ora, forse mai. Solo... se mai vorrai farlo, io sono proprio qui. Puoi dirmi qualunque cosa, lo sai vero?"

"Lo so" sussurrò lui. "Ma ora dimmi, com'è andato il tuo appuntamento?"

"Un disastro se proprio vuoi saperlo. Adam è l'uomo più noioso con cui mi sia mai capitato di uscire."

"Sono piuttosto sicuro che si chiamasse Alan."

Allison sembrò rifletterci un istante, poi scosse il capo. "Giusto. Ad ogni modo, siamo andati in questo ristorante italiano, ci siamo seduti ad un bel tavolo e per i primi cinque minuti tutto è andato bene. Ho ordinato degli spaghetti e lui ha ordinato una bistecca."

"Una bistecca? In un ristorante italiano? È ridicolo, ci sono migliaia di altre pietanze più interessanti in un ristorante come quello."

La donna allargò le braccia. "Esattamente!" esclamò. "Sapevo che tu avresti capito." Bevve ancora, poi continuò. "Ad ogni modo, bistecca a parte, il punto è che ha passato metà del nostro appuntamento a parlare di sua madre e della sua ex e del suo sogno di diventare un attore, in ordine casuale fino a quando con una scusa non sono andata in bagno. Una volta uscita da lì ho finto di sentirmi poco bene e sono tornata a casa."

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