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Allison mise l’ultima t-shirt in valigia, la chiuse e la tirò giù dal letto con un po’ di fatica. Respirò a fondo mentre si portava una mano sul ventre e per la prima volta da quando era rimasta incinta percepì la fatica di un gesto tanto semplice come spostare una valigia dal letto al pavimento.

Raccolse i capelli in una coda di cavallo lenta dalla quale sfuggirono alcuni ciuffi che le ricaddero sugli occhi e si intimò di fare più in fretta; Elijah non era in casa e se si fosse data una mossa sarebbe potuta partire senza che lui le facesse una delle sue solite paternali o le dicesse ancora una volta cosa gli faceva e non faceva piacere che facesse in quel momento tanto delicato. Perché credesse di avere alcuna voce in capitolo, vista la scarsa partecipazione, rimaneva un mistero ma era Elijah e con lui tutto era… complicato.

Neppure Hayley e Hope erano in casa, la cacciatrice immaginò che fossero tutti e tre insieme come una perfetta famigliola, da qualche parte a prendere un gelato o a fare una passeggiata, senza l’ostacolo in dolce attesa tra i piedi; esattamente come l’Ibrida desiderava. Mentre faceva scattare l’asta allungabile della maniglia con una mano, con l’altra si portò il telefono all’orecchio dopo aver fatto partire una telefonata diretta al numero di Gabriel.

Rispose, dopo tre squilli, la segreteria con un messaggio per i suoi contatti che era in pieno stile burlone più che Arcangelo. Ma in fondo Gabe era entrambe le cose in egual misura.

“Gabriel, come da tua richiesta ti sto telefonando invece di evocarti con un incantesimo e un sigillo, e come sempre accade mi ritrovo a parlare con la tua segreteria. Per favore, richiamami appena senti questo messaggio, c’è una cosa importante di cui vorrei parlare con te.” Riattaccò e si fermò in cima alle scale chiedendosi se ce l’avrebbe fatta ad arrivare fino in fondo con il peso della valigia. Aveva decisamente mangiato troppo, si ripromise di non assecondare mai più tutti gli attacchi di fame che le sarebbero venuti o sarebbe arrivata a fine gravidanza sotto forma di balena, o sarebbe morta prima per un infarto a causa di tutti gli hamburger.

Con uno scatto richiuse la maniglia allungabile e afferrò quella normale. Uno, due, tre gradini ed Elijah le fu davanti; la cravatta allentata sulla camicia perfetta. Abbozzò un sorriso pensando che l’azzurro gli donava, anche se lei aveva sempre trovato che le camicie bianche fossero quelle che gli stavano meglio.

“Dove pensi di andare?” le chiese prendendole la valigia di mano. “Freya ha detto che stai partendo.”

“Devo andare a Los Angeles per qualche giorno” lei si riprese il suo bagaglio. “Fammi passare per favore.”

“Vuoi guidare fino a Los Angeles?” Elijah mise le mani nelle tasche dei pantaloni, provando ad essere ragionevole, distratto dalla luce che Allison emanava; aveva capelli splendenti, la pelle luminosa e quel delizioso vestitino che indossava abbracciava perfettamente il ventre appena arrotondato.

“Certo che no” la donna scosse il capo, poggiò la valigia su uno dei gradini e allungò le mani fino alla cravatta di Elijah. La strinse e raddrizzò sotto il suo sguardo, poi gli sorrise. “Cami verrà con me. Ci sarà lei alla guida, io dormirò e mangerò per tutto il viaggio e considerato che ho una fame esagerata direi più la seconda. Ci vediamo presto.”

L’Originale la guardò superarlo e la seguì giù per le scale fino all’atrio, dove Camille la attendeva giocando con Hope sotto lo sguardo sereno del resto della famiglia. “Non credo sia una buona idea” le disse scuotendo il capo, lanciando uno sguardo agli altri affinché lo aiutassero, affinché dicessero qualcosa.

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