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Allison gemette di dolore serrando le labbra per non urlare. Ogni dannata contrazione sembrava portarle via il respiro, ogni sua resistenza sembrava una pugnalata. Non era così che sarebbe dovuta andare, non era così che avrebbero dovuto vivere quel momento: chiusi in una casa protetta da incantesimi e da angeli caduti in disgrazia, spaventati per le sorti di una creatura che non aveva neppure visto il mondo, ancora.

Respirò a fondo lasciando andare il capo all'indietro, i capelli sudati le si appiccicarono alla fronte mentre la tensione spariva, in attesa della prossima fitta di dolore. Elijah le spostò un ciuffo caduto davanti agli occhi e le sorrise accarezzandole la guancia con il pollice. Si sforzava di sembrare sereno, ma Allison poteva vederglielo negli occhi scuri che aveva paura.

E aveva ragione. Il vento che prima aveva scosso ogni finestra si era calmato, ma i fulmini e i tuoni continuavano. Di tanto in tanto nel cielo saettava una luce gialla, Balthazar spiegò loro che erano gli angeli che scendevano in picchiata.

"Stai andando benissimo" le disse l'Originale dopo averle baciato la fronte. "Andrà tutto bene."

La cacciatrice si sforzò di ricambiare il sorriso, sentì la contrazione arrivare e fece più male di quella precedente. Stavolta non riuscì a trattenere un urlo e la sua voce stanca riecheggiò nell'intera casa.

"Gabriel" mormorò debole, il fiato corto mentre sentiva l'urgenza di spingere. "Cosa facciamo?"

L'arcangelo sembrò pensarci per un istante, poi le sorrise. "Facciamo nascere la tua bambina. Pare che sia impaziente di venire al mondo."

Allison scosse il capo. "No. Loro stanno arrivando, posso sentirlo. Fino a quando non sapremo come fermarli non possiamo far nascere la piccola."

"Allison" Gabriel respirò a fondo, guardò Elijah e poi di nuovo lei. "Non credo che abbiamo molta scelta."

La donna pianse. Si lasciò andare contro il cuscino del divano e scoppiò in lacrime: per il dolore, per la paura, per l'emozione. Sapeva che Gabriel aveva ragione, perché la voglia di spingere si era fatta impossibile da ignorare. Non poteva più fermarla. Un'altra contrazione, massimo due e, aveva la sensazione, Adele sarebbe nata.

"Elijah" disse al suo bell'Originale stringendogli la mano. "Avvicinati, ti prego."

Lui lo fece, si piegò fino ad essere ad un soffio dal suo viso e accolse le sue labbra sulle proprie, in un breve ed intenso bacio.

"Qualunque cosa accada, ricorda che ti amo e che non c'è nessuno, a parte te, con cui avrei preferito condividere qualcosa di così speciale."

Elijah le sorrise con gli occhi pieni di lacrime. "Non parlare come se mi stessi dicendo addio. Ti ho promesso che tutto andrà bene, e io mantengo sempre le mie promesse."

Allison annuì piano, sentì la necessità di spingere mentre il dolore le stringeva il corpo in una morsa. Lo fece e il pianto di Adele riempì la casa.

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Non appena la bambina venne al mondo, alla tenuta comparvero cinque figure luminose che piano piano presero forma umana. Balthazar riuscì a riconoscere tre di loro, gli altri due non aveva idea di chi fossero. Quelli che era riuscito a identificare erano Sarah, Samael e Zicke. E non gli piacque affatto.

Nel corso dei secoli quei tre si erano rivelati tra i più crudeli esseri celesti. Erano senza scrupoli ed erano fin troppo obbedienti. Non avrebbero lasciato perdere per nulla al mondo, perché se Michael aveva ordinato loro di prendere la bambina, loro lo avrebbero fatto. Ucciderli era l'unica soluzione e, anche se a Balthazar non piaceva uccidere i suoi fratelli, non avrebbe esitato neppure un istante per proteggere Allison e sua figlia.

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