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"Credi che sia... troppo?" Allison fece un giro su se stessa e respirò a fondo alzando gli occhi su Camille.

"Troppo cosa?" domandò l'altra sgranocchiando un grissino.

"Troppo giallo, troppo... luminoso."

La sua amica scosse il capo. "Stai benissimo, questo pancione ti rende più bella di quanto già non fossi e il vestito è delizioso" la rassicurò. "Dimmi ancora, come si chiama questo tizio con cui uscirai?"

Allison spostò indietro i capelli e si passò un filo di rossetto chiaro sulle labbra. "Si chiama Alan, o era Adam?"

L'altra rise. "Non ti ricordi come si chiama il tizio con cui hai un appuntamento?"

"Si chiama Alan, sì" la donna chiuse un attimo gli occhi. "Andremo a cena e poi forse al cinema, dipende da come procederà la serata."

"Beh frena il tuo entusiasmo amica mia" Camille si mise a sedere su una sedia. "Ci vuoi almeno andare a questo appuntamento?"

La cacciatrice sospirò. "Ad essere onesta Cami, non lo so" si mise a sedere sulla sedia di fronte a lei. "Ho trentaquattro anni e sono magicamente incinta di un uomo che non mi ama. Ho accettato questo invito solo perché..."

"Perché vuoi un pizzico di normalità in un momento così anormale?"

"Perché ho bisogno di sentirmi apprezzata e desiderata." La voce di Allison tremò per un istante, ma si riprese quasi subito. "È una follia vero? Forse dovrei telefonargli e disdire tutto, potrei dirgli che non mi sento molto bene, sarebbe credibile, in fondo sono incinta e può capitare di sentirsi male di improvviso."

"Penso che dovresti andare" le disse Camille. "Goditi la cena e se al dessert non ti stai divertendo allora potrai dire di stare male e tornartene a casa. È solo un appuntamento, non una promessa di matrimonio, prova semplicemente a divertirti."

L'atra cercò nella sua borsa il cellulare, sentendo un groppo in gola quando lì dentro vide la lettera che le aveva dato Maria Grimaldi; la lettera di Gwen che non aveva ancora avuto il coraggio di leggere. Anche se Camille si era offerta di leggerla per lei, di starle accanto mentre la leggeva, di fare qualunque cosa. Allison proprio non se l'era sentita e dubitava sarebbe successo presto.

"Devo andare" disse alla sua amica rimettendo il cellulare in borsa. "Ti terrò aggiornata con qualche messaggino di tanto in tanto."

"Non vedo l'ora."

Allison la salutò con un gesto della mano e raggiunse la porta. Quando la aprì Elijah le fu davanti; le sorrise con il pugno alzato a mezz'aria, come se stesse per bussare. "Elijah."

"Hey" le sussurrò lui guardandola da capo a piedi.

Lei si avvicinò e lo abbracciò. "Che ci fai qui?"

L'Originale respirò a fondo il suo profumo stringendola con delicatezza. Quel profumo... apparteneva solo a lei e a nessun altro. Sapeva di fresco e di dolce. "Hai detto che potevo venire quando volevo e ti ho preso in parola."

"È una magnifica sorpresa" lei ruppe l'abbraccio. "Quanto ti fermerai?"

"Non ci ho ancora pensato, ma non ho fretta."

"Bene" gli sorrise lei. "Allora fai come se fossi a casa tua, Camille è in cucina. Io devo andare."

"Andare dove?" Elijah si fece di lato per farla passare.

"Oh giusto, tu sei appena arrivato. Ho un appuntamento con un tizio di nome Adam."

"Alan!" urlò Camille da dentro casa.

"Alan, sì. Dio, farei meglio ad appuntarmelo da qualche parte. Devo andare ora El, ci vediamo più tardi."

L'uomo annuì e trattenne il disappunto mentre lei si allontanava.

****

Elijah si versò un bicchiere di vino ripensando al suo appuntamento di qualche giorno prima con Hayley. Doveva ammettere che non era andato esattamente come previsto, né da lui né da lei. In realtà era stato l'esatto opposto di quello che avevano immaginato e anche se aveva fatto venire a galla molte consapevolezze, aveva distrutto altrettante speranze. Se chiudeva gli occhi poteva ancora vederla; chiusa in quell'abito verde scuro, avanzare verso di lui con il sorriso stampato sul viso.

Quel sorriso lui lo aveva ricambiato ma qualcosa dentro aveva preso forma, una forma diversa da quella che pensava.

"Hey" gli disse Camille trascinandolo fuori dai suoi pensieri. "Stai bene?"

Lui fece cenno di sì col capo. "Sì, sto bene. Allison sta bene? Voglio dire... sembra stare meravigliosamente, ma sta bene sul serio?"

"Ha degli alti e bassi. A volte è al settimo cielo, altre sembra sull'orlo di una depressione. Credo sia colpa degli ormoni."

Elijah sorrise. "Sì, probabilmente è colpa degli ormoni" silenzio mentre beveva un altro sorso dal bicchiere.

"Sei sicuro di star bene Elijah?"

"Sì, non mi credi forse?"

"Sì, io sì ma Allison" tirò fuori il suo cellulare. "Crede che tu abbia qualcosa che non va e mi ha chiesto di scoprire cosa."

"Quando? Ci siamo a malapena salutati, è uscita non appena sono arrivato."

Camille gli mostrò il telefono, un messaggio di Allison:

Elijah era turbato, gliel'ho letto negli occhi. Puoi scoprire perché?

Glielo chiederei io stessa, ma se avesse a che vedere con Hayley?

Sarebbe imbarazzante e non voglio metterlo a disagio.


"Non ho mai potuto nasconderle niente" constatò lui restituendole il cellulare.

"Ha a che fare con Hayley?"

"Sì e no. Io ho... organizzato una cena per me e lei. Il nostro primo vero appuntamento, ma non è andata come immaginavo."

"Che vuoi dire?"

Hayley bevve un sorso di acqua e si schiarì la voce per attirare l'attenzione di Elijah. Era strano quella sera, lo aveva percepito non appena i loro sguardi si erano incrociati al suo arrivo. Non sapeva cosa avesse ma credeva di immaginarlo.

"Elijah, stai bene? Sei distratto, lo sei stato per tutta la cena."

"Mi dispiace" mormorò lui respirando a fondo. "È solo che..."

"Cosa?" chiese la donna. "Qual è il problema esattamente? Stai pensando alla tua bambina per caso? È per il senso di responsabilità che senti che non riesci a lasciarti andare?"

"Non proprio."

"E allora cos'è?"

Lui deglutì a vuoto, sii sincero si disse perché lei lo merita e anche Allison. "Io la amo. Credevo di averlo superato ma sono qui con te e non riesco a togliermi Allison dalla testa. Mi dispiace Hayley, io non..."

Ma lei si stava già allontanando, Elijah poteva sentire il suo cuore battere velocissimo.

"Mi dispiace Elijah" gli disse Cami quando lui ebbe finito di raccontare. "Davvero."

L'Originale la guardò. "Ma?"

"Ma non sono sorpresa. Chiunque sa che la ami, te lo si legge in faccia ogni volta che la guardi. E so che hai amato Hayley, lo so per certo. Ma al cuore non si comanda, anche se sono sicura che tu abbia provato a farlo per secoli e secoli."

Il suo interlocutore rimase in silenzio, il dito poggiato sulla base del bicchiere dal quale stava bevendo. Camille aveva ragione ma niente di tutto quello che aveva detto rispondeva in qualche modo alla domanda che lo tormentava da quel pessimo appuntamento con Hayley: cosa doveva fare esattamente?

Ebbe la sensazione che l'unica capace di dargli una risposta fosse proprio Allison. La sua Allison, la madre di sua figlia... lei che ora era a cena con un certo Alan. Quando Camille si congedò un'ora dopo, lui rimase da solo, in attesa che la donna che amava tornasse.

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