Insopportabile ostinazione

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Guardò in quegli occhi chiari, che ora gli apparivano freddi come il ghiaccio, e ricambiò il saluto della sua ex con un cenno. Non meritava parole, quella stronza che gli aveva rovinato la vita. Si chiuse la porta alle spalle e sospirò rumorosamente, osservando lo spazio vuoto lasciato dalla roba che lei era venuta a recuperare. Sei anni di relazione erano sfumati così, in un attimo, come se non ci fossero mai stati. Solo il suo cuore amareggiato era la prova di quello che c'era stato.

Finalmente un'altra giornata era passata. Ormai la sua vita era quello, il triste scorrere del tempo, di momenti vuoti e inutili.
Gli tornò alla mente la biondina insopportabile. Gli aveva chiesto di insegnarle a suonare la chitarra. Non la prendeva in mano da molto, molto tempo. Di sicuro non l'avrebbe fatto per uno scopo come quello.
Un'adolescente in cerca di costanti attenzioni, ecco cos'era quella tipa.
Il giorno dopo non la incontrò sulla metro, ma la rivide in palestra.
Che palle, pensò, avrebbe dovuto cambiare i suoi orari per evitarla.
Quella lo squadrò per tutto il tempo, con i suoi grandi occhi curiosi.
Fu tentato di mandarla a quel paese quando gli si avvicinò ad un certo punto.
«Posso sapere come ti chiami?»
Insisteva a voler fare amicizia. Lui fece finta di non sentirla ed evitò di essere sgarbato solo perché a mezzo metro c'era una signora anziana, che camminava sul tapis roulant.
«Parla più forte, credo che questo giovanotto sia più sordo di me» si intromise la donnina.
L'altra ridacchiò e sentenziò: «Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.»
Basta, non l'avrebbe tollerata un secondo di più. «Sono troppo vecchio per fare amicizia con una ragazzina.»
Lei scoppiò a ridere forte. «Si può sapere quanti anni credi che abbia?»
Lui sbuffò. Se le avesse risposto, forse si sarebbe tolta di mezzo. «Diciassette? Non saprei, non frequento molte minorenni.»
La signora anziana era sempre più interessata alla conversazione. «Faglielo credere. Non dirgli la tua vera età o ti lascerà per una più giovane.»
Lei però non le diede ascolto e disse la verità: «Ho ventisette anni. Tu?» gli girò la domanda.
«Non è possibile che tu sia più grande di me. Se ti piace prendere per il culo la gente, hai sbagliato persona» sbottò, prima di andarsene.

*

Lei non se l'era presa con quel bellissimo ragazzo. Non se la prendeva mai con nessuno. Il tempo non andava sprecato a portare rancore alla gente.
Era tornata a casa, canticchiando e sorridendo, pensando che l'indomani avrebbe cominciato un corso di cucina. Qualcosa le diceva che quel ragazzo nascondeva un grande dispiacere dietro i suoi occhi scuri. Davvero era più giovane di lei? Le era sembrato così maturo, così adulto. Il dolore aveva il potere di cambiare le persone. Bastava pensare a quello che era successo a lei. Era cambiata in meglio, aveva compreso che la vita non sempre va come si vuole e che non si vive in eterno.
Quello che abbiamo oggi, che non vorremmo avere, magari ci sarà impossibile ottenerlo domani, quando invece lo desidereremo con tutto il cuore.
Aveva deciso che avrebbe fatto sì che quel bel ragazzo riscoprisse le gioie della vita. Il suo dolore non poteva essere così grande da impedirgli di vivere.

***

Hanno entrambi la testa dura, non c'è dubbio!

Spero che la storia vi stia piacendo. I capitoli sono brevi perchè lo è anche il racconto in sè. Vi ringrazio in anticipo per il tempo che dedicherete alla storia.

Alla prossima,

Maria C Scribacchina

Le cose che vorrei cambiareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora