Finalmente aveva riso. Era ancora più bello, con quelle fossette agli angoli della bocca e gli occhi scuri avevano perso un po' della loro disperazione. Emma non resistette all'impulso di gettargli le braccia al collo e baciarlo.
«Hai proprio un buon odore.»
Le labbra di lui s'incresparono in un sorriso ironico. «Ho bisogno di fare una doccia, altro che.» L'allontanò da sé e lei incespicò, poi cadde con il sedere a terra.
«Tutto bene?» domandò lui preoccupato, poi l'aiutò a rimettersi in piedi. «Sei proprio goffa, eh?»
Lei sorrise, ma per la prima volta c'era dell'amarezza sul suo volto. Si affrettò a farla sparire.
«Allora, posso riscuotere la cena offerta da te preparandoti il pranzo a casa tua?» Si bloccò. «Intendevo la cena.» Scoppiò a ridere e gli prese una mano.
Matteo pensò che quel sorriso bastasse a migliorare quella giornata storta, così la guidò fino al suo appartamento. Non si era nemmeno accorto che lei aveva straparlato, o forse la cosa non gli dava più tanto fastidio come prima.
«Oh, c'è un po' di casino, direi. Hai appena fatto il trasloco?» domandò Emma, guardandosi intorno.
In effetti vestiti e scatoloni erano sparsi dappertutto.
«La stronza dabbasso lo ha fatto.»
Lei cambiò argomento bruscamente: «Allora, cosa vuoi che ti prepari per cena?»
Lui alzò le spalle e la guidò in cucina. Si sentiva strano perché la sua ex non era di certo una tipa che si sarebbe messa a cucinare per lui.
Aprì il frigorifero che era mezzo vuoto.
«Non c'è molta scelta, vedo.» Emma sbirciava da dietro di lui, afferrò una confezione di uova e delle zucchine che avevano visto giorni migliori. «Ti preparo una frittata. Non c'è molto per fare qualcosa di più elaborato. O preferisci della pasta?»
«Va bene qualsiasi cosa.» Non era abituato a tutte quelle attenzioni. A quel punto la sua ex sarebbe già stata con il telefono in mano, pronta a ordinare qualcosa d'asporto, oppure ad uscire a cena in un ristorante alla moda.
Emma annuì e sorrise. «Allora vai a fare una doccia, poi quando torni sarà tutto pronto.»Lui obbedì, ma si bloccò durante il tragitto verso il bagno. Aveva trovato un giocattolo che apparteneva a Briciola, il meticcio che la stronza si era portata via a tutti i costi. Quella pallina verde era la preferita del cagnolino, chissà come ne sentiva la mancanza. Sentì una stretta al cuore al pensieri degli occhi castani dell'animale che lo fissavano pazienti, che non lo giudicavano mai e ripensò a come era stato tranquillo senza allarmarsi quando lui era esploso, urlando tutto quello che pensava alla donna che lo aveva tradito senza tanti problemi. Cercò di scacciare dalla mente certi ricordi e mise da parte il giocattolo.
Quando uscì dalla doccia, si vestì e andò in cucina con i capelli ancora umidi. Trovò Emma a spadellare, aveva già apparecchiato la tavola.
Gli sembrò di vivere in una di quelle scene da sit-com, con la coppia perfetta. Anche se loro due non erano niente di tutto ciò, tantomeno lo sarebbero mai stati. Quella cena avrebbe segnato la fine di quello stupido gioco e del tira e molla tra loro.
«Mi passi quella cosa, per favore?» domandò lei ad un certo punto.
«Cosa?»
«Quella cosa lì, quella rossa.»
Stava indicando una presina che però non era rossa, ma verde.
Non era la prima volta che sbagliava a parlare, probabilmente faceva parte della sua goffaggine e distrazione, quindi lui non ci diede peso.Quando assaggiò il primo boccone trattenne una smorfia: era salatissimo.«Com'è? Ti piace?» chiese Emma, senza nessun accenno al fatto che il sapore non fosse proprio quello che ci si poteva aspettare.
Non ebbe il coraggio di negare, magari era il suo palato ad essere sbagliato, così rispose che era ottimo. il sorriso allegro di lei gli fece passare subito il saporaccio e finì la sua porzione senza problemi.
Se ripensava a quanto a lungo l'aveva detestata. Quando la vedeva sulla metro con quelle cuffie giganti.
Ora avrebbe dato di tutto per ammirarla con solo quelle addosso. Un po' d'acqua gli andò di traverso e lei scoppiò a ridere.
«Stavi facendo pensieri sconci su di me?»
Suo malgrado scoppiò a ridere. «Non ho niente per dessert, vuoi che andiamo a prendere qualcosa?» le domandò.
Lei però scosse la testa. «Voglio che mi insegni qualcosa con la chitarra. Ho portato i soldi.»
«Ok. Siediti sul divano in salotto, ti raggiungo subito.»*
Era contenta che finalmente lui si fosse lasciato andare con lei. Matteo. Forse fin da subito se l'era sentita che quello fosse il suo nome. Un bel nome per un ragazzo stupendo. All'inizio sembrava che la sua personalità non lo fosse, ma adesso era certa del contrario. Matteo era una brava persona e lei desiderava fargli scordare il motivo per cui era sempre così imbronciato.
Sedette sul divano e lo aspettò.
Dopo un po', lui tornò con una bottiglia di vino rosso, due calici e la sua chitarra.
Emma batté le mani, entusiasta: «Non ho mai avuto un appuntamento così eccitante.»
«Non devi averne molti» ribatté lui, prima di correggersi: «Questo non è nemmeno un appuntamento.»
Si sedette sul divano e lei allungò le mani per prendere la chitarra.
«Dammela, voglio imparare.»
«Oh, dio, non sei proprio una tipa paziente tu, eh? Per imparare ci vuole tempo.»
«Quanto tempo?» domandò la biondina con un'espressione che sembrava preoccupata.
«Per suonare decentemente una canzone semplice, un mesetto, ma dovresti esercitarti ogni giorno.»
«E per imparare a suonare bene?»
Lui alzò le spalle. «Un paio d'anno, di più... dipende a che livello vuoi arrivare.»
Lei si guardò le mani e si massaggiò le dita.
«C'è qualcosa che non va?»
Emma scosse la testa e si passò l'indice destro sotto l'occhio, poi sorrise. «Dai, insegnami qualcosa!»
Dopo dieci minuti che Matteo le stava mostrando gli accordi più semplici, le dita di Emma sembravano non voler più ubbidire, erano irrigidite.
«Ok, credo sia ora che io vada a casa. Grazie per la cena, ti chiamo per la prossima lezione, ok? Porterò i biscotti.»
Andò di fretta alla porta e armeggiò per un po' con la maniglia, come se avesse dimenticato come si aprisse.
Matteo andò in suo aiuto e lei lo salutò con un sorriso triste.
Tutto ciò lo lasciò scosso e cercò di chiamarla più tardi per sapere come stava, ma il telefono suonava a vuoto. Non era il tipo da lasciare messaggi, così andò a letto, arrovellandosi su cosa fosse successo. Quella sera avrebbe dovuto dirle addio per sempre, invece voleva rivederla. Voleva capirla e conoscerla.***
Emma ha ottenuto la sua lezione di chitarra, eppure l'esito non è stato quello che ci si poteva immaginare. Intanto Matteo è sempre più attratto da lei.
Grazie a chi segue, legge, commenta e vota la mia storia! L'avevo cominciata per gioco e avevo intenzione di mettere giù qualche pagina solo per passare il tempo, invece mentre sto pubblicando su Wattpad sto aggiungendo qualche dettaglio qua e là, per rendere Emma e Matteo un po' più reali. Spero vi stia piacendo!
Maria C Scribacchina
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Le cose che vorrei cambiare
Short Story[COMPLETA] Lui la detesta, anche se non la conosce. La trova insopportabile: è perennemente allegra, senza alcun motivo evidente. Balla e si agita ogni mattina, sulla metro, infischiandosene della gente che può pensare che non ci sia molto con la t...