la battaglia

36 11 2
                                    

Alexander divenne presto uno di quei condottieri che i guerrieri del regno seguirebbero sino all'inferno senza neanche tornare indietro.

Così fecero più di duemila uomini per concedere agli orchi invasori la giusta vera accoglienza da parte del regno.

Corrono contro le file nemiche, tra le pozzanghere, sotto la pioggia e le urla di incitamento sotto forma di fulmini da parte degli dei.

Ed ecco che arriva il frastuono assordante: compatti attaccati l'un l'altro tra lo spazio di una lama e l'altra, che è l'unica cosa che si espone fuori dal muro di scudi, e che gli lega come gemelli già destinati al combattimeno sin dal grembo materno.

Tra le fila degli orchi chi sta dietro urla: con la loro profonda e inimitabile voce da parte di un comune essere umano: avanti!!! Avanzate vigliacchi!!!

Ma proprio chi sta avanti sbraita: ritirata!! Proprio mentre vengono trafitti dalle lance e dalle alabarde.

Ma i guerrieri del regno devono tenere bene a mente che sono pur sempre inferiori di numero, e che, farebbero meglio a stare ben attenti alle loro manovre da combattimeno. Perché al primo passo falso verrebbero soprafati.

Soprafati come le pozzanghere sotto i loro piedi, che sino a poco fa contenevano acqua piovana, ma adesso sono inondate dal sangue.

Subiscono grandi perdite. Ogni giorno sempre più morti, sempre più vedove e ancora più orfani. D'altronde il sogno e il messaggio di speranza che ha portato chiunque che disponga ancora del ricordo di quel che un tempo era il regno, nella sua vastità e varietà di culture e religioni, di unirsi sotto lo stesso stendardo sembra ormai vanno.

Basta guardarsi intorno tra il caos infantile della battaglia: teste fracassate, urla e pianti. La falange si spezza e il muro di scudi viene abbattuto. Ed ecco che i due eserciti si mischiano tra di loro e senza neanche accorgersi. Muori o ti ritrovi a combattere corpo a corpo da solo, perché i tuoi compagni vengono soprafati e massacrati anche se sino a mezzo secondo prima, erano lì al tuo fianco. Ma adesso nessuno ti potrà più salvare.

Alexander sa che tutto ciò non giungerà mai ad una conclusione, perché ormai è impossibile ricominciare da dove tutto ciò si è interrotto così bruscamente quando l'epidemia prese il sopravvento e si diffuse per tutto il regno. E in più l'invasione degli orchi sembra non dargli più scampo.

Ma lui continua a farsi strada tra i nemici, non può lasciarsi andare alla disperazione, la sua vocazione è troppo forte. Una vocazione nata dall'amore del suo vecchio terreno, della sua vecchia fattoria e contea dove lui viveva, coltivava e assaporava l'aria di montagna.

Ecco cos'è che lo spinge a combattere, perché rivuole indietro tutto questo, preferisce la morte piuttosto che non riottenere tutto ciò che li apparteneva un tempo.

Ma quando tutto inizia a sembrare perduto, sul campo di battaglia succede qualcosa di alquanto inaspettato.

Quando tutto inizia a sembrare perduto, un nuovo alleato con un nuovo esercito a sua disposizione si intravede dalle alture. Mai visto prima, irriconoscibile da una simile distanza. Alle sue spalle si scorge una vasta cavalleria, che al suo primo gesto di mano, si lancia tra le fila nemiche, così da travolgere. La voglia e la ferocia di combattere inizia a rianimarsi tra l'esercito del regno.

Questo nuovo alleato ha una lunga storia alle sue spalle, è un tizio molto controverso, sadico, ma allo stesso tempo generoso.

Il suo passato è molto simile a quello del condottiero Alexander, e hanno in comune la stessa vocazione.

Il suo nome è Ariel delle terre dei draghi.

Cronache Di Uno Spettro( Primo Capitolo Completato)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora