29° CAPITOLO

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BEATRICE'S POV

No, no, no... non ci posso credere... noooo. Non mio padre, non anche lui. Il cuore inizia a martellare senza sosta e le gambe diventano di gelatina. Bea calmati e respira. Faccio un respiro profondo ascoltando per una buona volta la mia vocina interiore e cerco di fare appello a tutto il mio auto controllo, ne ho davvero bisogno. Rileggo un ultima volta il bigliettino e salgo velocemente le scale saltando due gradini alla volta. Apro la porta cercando di non fare troppo rumore e svegliare i due; non posso permettere che nessuno mi segua e specificato nel biglietto un solo passo falso e...no, non voglio pensarci, perché se mi fermo a pensare anche un solo secondo in più potrei crollare e lui ora ha bisogno di me... ne va de la vita di mio padre perciò dovrò essere cauta. Faccio un altro respiro e prendo le chiavi sopra la mensola insieme alla borsetta, do un'occhiata veloce a Luca ed Elisa collassati sul divano ed esco chiudendomi la porta alle spalle.

DOTT.BACCI'S POV

Sarà l'ennesima volta che mi alzo questa notte, non riesco a dormire tranquillo, ho gli occhi di quella ragazza fissi sulla mia mente. Non riesco a distogliere il pensiero altrove, riesco solo a vedere quanto in pena fosse, quanto stesse soffrendo. Ha ragione, sapeva perfettamente perchè doveva venire da me, sa che sono l'unico che può aiutarla, l'unico che permetterebbe al suo ragazzo di uscire di galera. Ma la verità è che non posso, non posso perché metterei a rischio tutta la mia famiglia e questo non posso permetterlo ancora una volta. Mi alzo indossando le ciabatte e vado verso il bagno, apro l'anta di vetro dello specchio ed estraggo la boccettina di ansiolitici; ne prendo qualche goccia in più e chissà che mi aiuti a dimenticare tutta questa faccenda. " Dottoreee" sento un' eco nella mia testa e rivedo quegli occhi colmi di lacrime. La boccetta che tengo in mano mi cade riversandosi sul tappeto e io sono costretto ad aggrapparmi al lavandino per non cadere, sono in preda alla disperazione più totale. << Enrico>> sento la voce agitata di mia moglie e la vedo accovacciarsi al mio fianco, << ancora quei pensieri?>> chiede. Mi siedo con lei sul pavimento del bagno e inizio a piangere come fossi un bambino << quella ragazza... quella ragazza mi ricorda molto la nostra Clarissa>> ametto finalmente ad alta voce. << O Enrico>> esclama lei singhiozzando. Clarissa era la nostra primogenita, morta perché coinvolta in una faida tra bande. Quel giorno ero con Alan il padre di Riccardo, quando sono arrivati quei tipi del clan nemico e hanno cominciato a sparare... Clarissa entrava in quel momento, era venuta a portarmi la borsa da lavoro e una pallottola l'ha colpita alla testa. La cosa è stata insabbiata perché Alan mi ha espressamente chiesto così dal momento che anni prima aveva preso l'appalto e ricostruito l'ospedale in cui lavoro ora, creandogli un nome. Gli dovevo tutto, e io come uno scemo, come una mosca vittima del ragno ho permesso che mia figlia venisse dimenticata così. << Enrico... devi fare qualcosa>> dice mia moglie asciugandosi le lacrime, << devi rendere giustizia alla nostra bambina... dobbiamo renderle onore, ci è stata concessa una seconda possibilità per liberarci da quelle gente... ti prego farlo per Angelica e Marco almeno>> mi prega quasi, mettendosi in ginocchio. Non posso permettere che quelle persone si prendano quello che ho di più prezioso, non posso permettere che ancora una volta Clarissa venga dimenticata, e se questo significa che anch'io dovrò pagare... beh ne sono più che felice, la mia famiglia è ciò che conta veramente, e ora lo so anche se è ormai troppo tardi. La felicità di mia moglie e il sorriso dei miei bambini. Mi alzo su e vado a recuperare qualcosa da vestire; vado nella camera di Angelica e Marco e li guardo mentre dormono. Sembrano due angioletti. Una lacrima scende rigandomi il viso, li saluto con un bacio volante e richiudo la porta. Scendo le scale accanto a Maria e la saluto stringendola in un forte abbraccio. Sono convinto di quello che sto facendo, ora più che mai... ora o mai più. Salgo sulla mia auto e faccio un respiro profondo prima di ingranare la marcia e partire. Quando arrivo davanti alla caserma dei carabinieri ho le mani che sudano, così guardo verso l'altro e chiedo scusa a Clarissa e le chiedo inoltre di darmi la forza necessaria per riuscire a farcela. Apro la grande porta ed entro. << Dovrei deporre una testimonianza>> dico alla donna oltre il vetro.     << Prima porta a destra>> risponde con non curanza e così mi incammino verso il luogo indicatomi. Busso e dopo qualche secondo una voce profonda risponde che posso entrare.       << Lei è?>> chiede l'uomo seduto dietro la scrivania. << Dott. Enrico Bacci... sono qui per testimoniare a favore del caso Mancini/ Riccardi>> dico facendo un ulteriore respiro.

L'AMORE CAMBIA CHI SIAMO 2 COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora