17° CAPITOLO

782 57 33
                                    

Ho la testa che gira come un tornado nel pieno della sua furia, e la sento pesante come se non fossi in grado di sorreggerla. Ma cosa mi sta succedendo? Non riesco nemmeno ad aprire gli occhi, mi sento così stanca che vorrei solo dormire per sempre, ma c'è qualcosa che me lo impedisce, è un dolore fastidioso al polso. Non ricordo di essere caduta e di essermi fatta male, però adesso che ci penso non ricordo nulla delle ultime ventiquattro ore. Ma perché? Provo ad aprire gli occhi che mi sembrano improvvisamente diventati di piombo, vedo tutto sfuocato e le cose mi appaiono come se avessero un'altra dimensione. Ho un grande nausea e la testa ha cominciato a ronzare. Cerco di tirare una mano per stroppicciarmi gli occhi, ma è bloccata, così provo a tirare più forte, ma il dolore che sentivo prima si fa sempre più forte. Un impeto d'ansia mi travolge tutta e mi fa svegliare da quello stato di catalessi in cui sono caduta, devo capire cosa mi sta succedendo. Sono in una stanza con un letto, nel fondo c'è una scrivania e appoggiati sopra qualche libri, c'è anche un piatto con dei biscotti e un bicchiere di latte. Quel posto però non mi ricorda niente. Giro la testa ancora troppo pesante verso l'unica fonte di luce, una piccola finestra chiusa con delle inferiate; capisco sempre meno, poi mi ricordo del dolore lancinante al posto, così volto appena la testa e mi accorgo di essere seduta su una sedia con i polsi legati allo schienale. Il cuore inizia a battere come in preda all'ansia più folle e la mia mente per un attimo torna lucida per farmi capire che sono stata rapita. Si ma da chi? << Finalmente ti sei svegliata>> dice una voce bassa e gutturale. Mi giro per vedere chi abbia parlato e sul fondo della stanza, vicino alla porta c'è una figura che però non riesco a distinguere perché è in ombra. << Chi sei?>> chiedo con un misto di rabbia e paura. << Come chi sono?>> domanda con un ghigno, << davvero non mi riconosci?>> e si avvicina uscendo da quell'ombra che lo avvolgeva. Il sangue mi gela nelle vene e il cuore smette di battere improvvisamente, vorrei portare le mani alla bocca, ma mi ricordo che sono legate. << Ricc...Riccardo>> riesco a pronunciare alla fine. << Ma brava, un punto per te Beatrice>> dice lui facendo un altro ghigno. Ora è davanti a me, iginocchiato di modo da riuscire a vedermi in faccia. << Cosa sta succedendo?>> chiedo, << perché sono qui? Perché mi stai facendo questo?>> chiedo, e ora le lacrime hanno iniziato a rigarmi il viso. Non capisco perché Riccardo mi stia facendo questo, ho la mente avvolta in una nebbia e non riesco a trovare una spiegazione plausibile al suo comportamento. Era la persona di cui mi fidavo di più in assoluto e invece guarda come sono finita, rinchiusa in una stanza, legata ad una sedia. << Sei ossessionato da me?>> provo a chiedergli. Forse mio padre aveva ragione, Riccardo mi stava davvero cambiando, ha fatto in modo che mi allontanassi da tutti perché potessi stare solo con lui. Ma io lo amavo, lo sapeva che non lo avrei mai lasciato. Lo guardo dritta negli occhi e lo vedo sorridere, sta ridendo di me. << Ossessionato da te?>> dice ripetendo le mie parole, e ride ancora questa volta più forte e quella risata all'improvviso la odio, la odio da morire. << No piccola>> dice accarezzandomi una guancia, e io mi scanso per evitare quel tocco, << non mi sei mai piaciuta, davvero non sei il mio tipo>> aggiunge continuando a ridere. Cosa? << Cosa stai dicendo? Perché dici così? Mi hai detto di amarmi, hai fatto l'amore con me... eee>> farfuglio alla rinfusa, ora la testa sembra un macigno enorme a causa di tutta quella confusione. << Dovevi credermi, perciò ho detto di amarti e ti ho scopata solo perché sono un uomo, sai per i miei istinti primitivi...>> risponde rimarcando quelle ultime parole. Le lacrime mi stanno inondando il viso e il mio cuore è dilaniato nel più profondo, è come se mi avesse conficcato un coltello su un fianco e lo stesse rigirando senza pietà, ecco è quello l'effetto delle sue parole su di me. << Allora perchè?>> chiedo rancorosa. Poi nella mente mi ritorna un ricordo, un telefono e dei messaggi da parte..., << ma certo, centra qualcosa con Melissa vero? Cosa state architettando?>> chiedo e la rabbia mi ribolle come lava vulcanica. Poi suona il campanello, << oh questo dev'essere tuo padre>> dice Riccardo, e non da cenno di togliersi quel sorriso maledetto dalle labbra. Sbarro gli occhi, mio padre? Cosa c'entra mio padre? Perché è qui? Non vorrà fare del male anche a lui, << perché è qui?>> chiedo. << E' venuto a portarti dei vestiti, gli ho detto che non gli vuoi più parlare e lui ci ha creduto, sai dopo quello che è successo>> spiega e si avvicina ancora una volta per accarezzarmi il viso. << Non toccarmi>> ringhio scansandomi un'altra volta, << non ti crederà a lungo>> rispondo sprezzante. << Sono molto bravo a convincere le persone credimi>> e continua con il suo tocco che ora mi provoca solo ribrezzo, << prova solo a dire qualcosa, ad urlare o a fare rumore e lo ammazzo>> mi avverte raggiungendo la porta della stanza per uscire. Gira due volte la chiave e mi lascia lì, sola con la mia confusione. Perché Riccardo sta fecendo tutto questo? Cosa centra Melissa? E soprattutto perché non ho dato ascolto a Elisa? Che stupida che sono, non ascolto mai le persone che realmente mi vogliono bene, l'ho sempre fatto perché a pelle mi fido solo dei sentimenti. Sono sempre stata innammorata dell'amore, ma sapete cosa? L'amore è una bella fregatura, prima Christian ed ora Riccardo. Ma aspetta un attimo, non è che in tutto questo centra qualcosa anche lui? A distrarmi da tutti questi pensieri è la voce di mio padre che è entrato nell'appartamento e una grande voragine riusucchia il mio cuore. << Come sta?>> chiede a Riccardo, la sua voce è bassa e ferita. Le lacrime si ripresentano ai miei occhi e sono impellenti nel voler uscire, oh papà! << Le ho portato dei vestiti puliti e quelche suo effetto personale... non puoi capire quanto io mi senta male per tutta questa cosa>> dice e sembra come se stesse piangendo. Non riesco a trattenere le lacrime, tutto questo fa male, fottutamente male. << E' in casa?>> chiede poi. << Si è di là nella stanza, ma Roberto sai...>> dice Riccardo. Quel maledetto, mi ha raggirata facendomi credere di essere realmente innamorato di me, invece mi ha fatta cadere nella sua ragnatela e intrappolata nel suo sporco gioco. << Non andrò di là voglio solo dirle alcune cose, promesso>> dice mio padre, e sento alcuni passi avvicinarsi alla porta della stanza. << Ciao bimba mia>> inizia, ha la voce rotta e questo mi fa sprofondare in un mare di agonia, << spero tu stia bene, volevo solo dirti che mi dispiace immensamente per tutto quello che ti ho fatto, quale padre si permette di picchiare la propria figlia? Sono un vigliacco Beatrice...>> dice e tira su con il naso, sta piangendo anche lui. Vorrei urlare e dirgli che sono qui che non mi importa quello che ha fatto, perché uno schiaffo vale sicuramente meno rispetto a tutto quello che mi sta succedendo ora, ma non posso farlo altrimenti ne andrà di mezzo la sua vita e di certo non voglio che gli accada nulla. << Mi manchi piccola mia, spero un giorno tu possa perdonarmi...>> dice prima di allontanarsi. Piango tutte le mie lacrime in silenzio aprendo quel enorme ferita, assopita, vicino al mio petto. << Ciao Roberto>> saluta Riccardo e sento la porta chiudersi. Non fanno più male i polsi, anzi quel dolore non è nulla rispetto a quello che sto provando nella mia anima. Sono una povera illusa, guarda in faccia la realtà Beatrice e vedi in che cosa ti sei cacciata, come ho potuto? La porta della stanza scricchiola e Riccardo vi fa di nuovo ingresso portando con sè una borsa capiente, quella portatami da mio padre. Si avvicina e mi slega i polsi, << cambiati, lì c'è tutto quello di cui hai bisogno>> dice indicando la borsa. Mi massaggio i polsi e noto come sono profondamente segnati, mi alzo, ma vacillo perché le gambe non mi reggono. Riccardo non fa nulla anzi resta a guardare il mio disperato tentativo di rimettermi in piedi. Perché il mio corpo non risponde? Mi sento stanca e pensante. Dopo altri quattro tentativi riesco finalmente a mettermi in piedi e reggiungere la borsa, ci sono vestiti a volontà e una lettera. Con mani tremanti la prendo e inizio a leggerla.

Piccola mia,
non sapevo nemmeno se fosse giusto scriverti questa lettera, avevo paura di crearti troppe pressioni, ma alla fine ho ceduto. Non puoi capire quanto questa cosa mi stia perseguitando, non dormo da giorni ormai, ma con questo non voglio farti pena. Spero tu stia bene, e se non proprio bene, almeno in parte. Perdonami Beatrice per tutti gli sbagli che ho commesso, ma ho cercato dopo la morta di tua madre di essere un padre esemplare per te, ma non ci sono riuscito. Perdonami per quello che ho fatto con Christian, ma credimi se l'ho fatto è stato per proteggerti, perché non potevo sopportare di vederti star male ancora una volta per causa sua. Tutto quello che ho fatto l'ho sempre fatto per te bimba mia, perché ti amo incondizionatamente. Spero un giorno tu possa perdonarmi, sappi che comunque io ti aspetterò.

Tuo, papà


A quel punto le lacrime escono senza sosta, fa male leggere quelle parole, perché io l'ho già perdonato, ma questo lui non lo sa e non so nemmeno quanto potrà saperlo. E odio pensare che passerà il resto dei prossimi giorni a dilaniarsi l'anima e non potrò fare nulla perché questo bastardo mi tiene rinchiusa qui, ma voglio sapere per quale motivo, voglio scoprire cosa stanno tramando quei due insieme. Prendo un paio di pantaloncini della tuta e una maglietta bianca, << ti puoi voltare così mi cambio>> dico seccata asciugandomi le lacrime. << Ma per favore, con tutte le volte che ti ho vista nuda pensi che mi scandalizzi?>> risonde ridendo di gusto. << Va all'inferno Riccardo, sei un essere ignobile e non meriti nulla se non andare all'inferno>> lo maledisco e mi metto in angolo in ombra per cambiarmi. E' cambiato tutto, così in fretta che non me ne sono resa conto, non me ne sono voluta rendere conto perché ero stata avvertita, ma come al solito ho voluto fare di testa mia. Dio Beatrice! impreco contro me stessa. << Ma tu chi sei?>> chiedo poi voltandomi verso Riccardo. << Davvero non l'hai capito, pensavo fossi più sveglia, ti reputavo una ragazza intelligente piccola Beatrice>> risponde sedendosi sul letto. << Allora?>> incalzo. << Non è il momento per svelarti certe cose, non ancora>> risponde facendosi più cupo, << adesso mangia qualcosa, non voglio un morto sulla mia coscienza>>. << Non ho fame>> controbbatto. << TI HO DETTO DI MANGIARE>> urla e in un batter d'occhio è di fianco a me, mi prende per un braccio e mi fa avvicinare al tavolo dove ci sono i biscotti e il latte. << Mi fai male>> lamento. Mi lascia bruscamente e si allontana di qualche passo per prendere la sedia e farmi sedere. Non ho davvero fame, con tutti questi avvenimenti ho lo stomaco completamente chiuso, ma mangio perché non voglio scatenare la sua rabbia. << Ma poi che ti importa di me? Se anche morissi?>> domando per cercare di estrapolargli qualche informazione. << Mi servi viva, da morta faresti ben poco>> risponde. Ah quindi a qualcosa servo e con quel qualcosa so che centra Melissa, ma cosa? Come posso farmi dare altre informazioni? Riccardo non parlerà mai. << Fate parte di una banda? Tu e quella sottospecie di donna?>> chiedo alzandomi e voltandomi verso di lui. << Smettila di fare domande, e non parlare di Melissa in quel modo... tu e la tua aria da figlia di papà>> risponde secco. Ho colto nel segno, Melissa è il suo punto debole. << Che cosa ti ha promesso? Sesso? Denaro? Eh, cosa?>> chiedo sfacciata. Si avvicina ancora, ora sento il calore del suo corpo e il suo profumo, un misto fra bagnoschiuma e tabacco. << Cosa state architettando?>> chiedo senza muovere un passo. << SMETTILA DI FARE DOMANDE>> urla furioso e mi prende per un braccio facendomi vacillare e mi spinge a terra con violenza. Cadendo vado a sbattere contro la testiera in ferro del letto e prendo un colpo forte nella schiena. Un doloro forte si propaga in tutto il corpo. Con le braccia mi sposto da lui, ma si avvicina ancora. << Tieni a bada quella fottuta lingua>> dice e si abbassa per prendermi. << Lasciami>> urlo e cerco di divincolarmi, ma la sua stretta è troppo forte, non posso di certo competere. Mi riporta sulla sedia e mi ci siede con forza prendendo le corde sul pavimento. << No, ti prego, noooo>> cerco di implorarlo, ma nulla è come se non mi ascoltasse. Cerco di divincolarmi e riesco così a impedirgli di legarmi i polsi, ma con il risultato di fargli perdere le staffe. Estrae dalla tasca posteriore dei jeans un siringa e me la inietta sulla gamba. Mugugno di dolore, << questo ti farà stare zitta per un po'>> dice e riprende a legarmi. Sento di nuovo quella sensazione di pesantezza alla testa che inizia a crollare in avanti, il corpo mi abbandona minuto dopo minuto, la vista si appanna e si sdoppia. Droga, Riccardo mi aveva e mi sta drogando.

L'AMORE CAMBIA CHI SIAMO 2 COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora