22° CAPITOLO

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CHRISTIAN'S POV

<< Posso vederla?>> urlo sbattendo i pugni sull'acciaio della porta. Questi due stra maledetti scagnozzi mi guardano come se stessi parlando arabo e facendo spallucce tornano a parlare per i fatti propri.  << Fottetevi anche voi>> impreco sbattendo di nuovo il pugno e mi siedo su quella sottospecie di letto, se così si puo' chiamare. Devo vederla, ho bisogno di sapere come sta. Ieri sera me l'hanno strappata dalle braccie e l'hanno porta ai piani di sopra e da allora non ho più saputo nulla. La mia Bea... era così pallida e magra. Quei bastradi l'hanno ridotta pelle e ossa, e si è ammalata. Spero per loro che stia bene altrimenti faccio una strage. E' stata la sensazione più bella del mondo sentirmi ancora una volta protetto da lei... era pronta a dare la vita pur di salvarmi, questo dovrà pur significare qualcosa? So che è ancora una volta colpa mia se si trova in questa merda, è a causa mia se ora lei sta soffrendo ancora una volta, loro dovrebbero prendersela solo con me e invece? Ancora una volta l'ho trascinata nel mio tunnel. Ma la verità è che non posso vivere senza di lei, lei è il mondo, il mio tutto... quei mesi che ho passato lontano da lei mi sentivo perso, come se mi avessero strappato il cuore da petto. Beatrice mi ha salvato, è stato il mio angelo e la mia guerriera allo stesso tempo. Mi asciugo la lacrima che mi sta scendendo lentamente lungo il viso, non ho mai pianto per nessuno nella mia vita... la amo veramente. Sento i due omoni di guardia alla mia porta parlare fra di loro, poi si avvicinano la aprono e mi fanno cenno di seguirli. << Riesco a camminare anche da solo>> dico non appena quello con gli occhiali da sole e i baffetti mi prende per un braccio e mi strascina come fossi una pezza. Saliamo le scale che portano al piano direttamente sopra la cantina e sono costretto a chiudere gli occhi non appena la luce mi colpisce. Quella che si presenta ai miei occhi è la tipica casa di persone che trattano denaro sporco; il lusso che regna da il volta stomaco. Attraversiamo il salotto, oltrepassiamo la cucina in granito e vedo Melissa appoggiata al ripiano mentre sorseggia da una tazza, mi guarda anche lei, abbozza un sorrisetto e fa un cenno di saluto; la guardo schifato e mi volto seguendo Olio e Stanlio. Sì perché uno è alto, corpulento con i baffi, mentre l'altro è piccolo, con gli occhi infossati e un po' buffo. Saliamo altre scale, stiamo andando verso il reparto notte: forse mi stanno portando da lei, il cuore inizia ad battere più forte e un senso di felicità mi colpisce, ma questo pensiero si smorza sul nascere quando ci fermiamo davanti la porta dello studio di Riccardo. Il piccoletto apre appena e si sporge con la testa, ma sul serio? Lo temono così tanto? << Fatelo entrare>> sento rispondere ad alta voce. La porta si apre di più e io vengo catapultato dentro, tanto che devo fare appello al mio equilibrio per reggermi in piedi. Mi sistemo la maglia e alzo lo sguardo su quello di Riccardo e Dio quanto vorrei saltare al di là di quel tavolo e ammazzarlo con le mie stesse mani, ma non posso, non so come sta Beatrice, non posso permettermi di fare cazzate, ne va della sua vita. << Mi hai fatto chiamare?>> chiedo avvicinandomi. Si sistema sulla sua poltrona rossa e appoggia la penna sul tavolo prima di rispondere, << sì>> inizia << il carico arriva domani... è stata anticipata la consegna di qualche giorno, dobbiamo andare a recuperarla al molo alle sei di domani mattina, poi procederemo a consegnarla a chi di dovere>> mi informa. << Ma non doveva arrivare giovedì prossimo?>> chiedo strabuzzando gli occhi. << C'è stato un piccolo cambio di programma...>> risponde facendo quel sorriso straffottente. Brutto bastardo! << Dov'è Beatrice?>> domando non curandomi di quello che ha detto. Non mi importa di nulla, voglio solo sapere come sta.     << E' di là, nella stanza degli ospiti...>> risponde tornando a guardare il computer. << Posso vederla?>> Riccardo continua a lavorare come se in quella stanza non ci fosse più nessuno.       << Ho detto: posso vederla?>> chiedo ancora una volta sbattendo il pugno sul tavolo, << ti ho promesso che farò tutto quello che vuoi, ma ho bisogno di vederla, voglio assicurarmi che stia bene>> ringhio. Riccardo alzo lo sguardo dallo schermo, lo posa su di me e mi fissa attentamente. La mia pazienza ha un limite, aggiro il tavolo e faccio qualche passo verso di lui, ma mi blocco non appena tira fuori la pistola e me la punta contro << fa un altro passo e premo il grilletto>> dice alzandosi in piedi, << Franco>> chiama poi e magicamente il piccoletto entra nella stanza. << Ha chiamato signore?>> chiede schiarendosi la voce. << Riaccompagna il nostro ospite nella sua stanza>> dice e riprende posto sulla poltrona. Il piccoletto fa qualche passo verso di me, mi prende un braccio e mi allontana da Riccardo. Se non vuole darmi lui la possibilità di vederla, allora me la prenderò io. Usciamo dalla stanza, controllo che l'altro omone non sia nei paraggi e con uno scatto mi libero dalla presa. Mi volto e corro lungo il corridoio, << ehi tu?>> urla il tipo seguendomi. Spara qualche colpo di pistola che riesco ad evitare buttandomi contro il muro, poi vedo Melissa uscire da una stanza con in mano un vassaio. Forse è lì. Mi avvicino, la scanso ed entro nella stanza. << Ma che cazzo fai?>> impreca lei e il vassoio le cade dalle mani rompendosi in mille pezzi, ma tutto quello per me diventa solo un eco lontano, perché quando mi volto verso il letto che domina al centro della stanza, mi blocco. E' lì distesa su un fianco coperta fino a metà da un lenzuolo. La tapparella della camera è giù fino a metà, ma entra comunque un po' di luce che la illumina. Mi avvicino facendo piano, e mi siedo accanto a lei cercando di non svegliarla. << Fermo>> sento dire Melissa quando Stanlio arriva nella stanza. Sta dormendo ed è così bella, sembra un angelo, proprio come quello che ho sognato. E' sempre stata lei. Sembra così rilassata, la bocca che ho sognato tutte le notti è semi aperta e i capelli sono appoggiati sul cuscino in modo ordinato. Accarezzo dolcemente la sua guancia e vorrei prenderla in braccio e portarla lontano, vorrei baciarla e fare l'amore con lei, mi manca sentirla mia e sentirmi unito a lei in quel modo tutto nostro. Alzo lo sguardo e vedo un uomo seduto sulla sedia dall'altra parte del letto; ha i capelli grigi, e porta gli occhiali abbassati sul naso, non deve avere più di sessant'anni. << Lei chi è?>> chiedo. << Sono il dottore che ha curato la signorina Mancini>> risponde tossicchiando appena. << Come sta?>> mi preoccupo.  << Era disidratata e aveva la febbre molto alta, ma ora sta meglio la febbre è scesa e il suo fisico si è reidratato>> spiega sistemandosi gli occhiali. La guardo ancora una volta e ringrazio Dio che stia bene, spero che domani tutto questo incubo finisca, devo pensare a qualcosa per potarla in salvo, non posso permettermi che qualcosa vada storto. Qualcuno poi mi strattona per il braccio e mi fa barcollare dal letto, mi giro e vedo Max, sì quel Max, << tempo scaduto>> dice con la voce pesante e mi tira fino alla porta. << Muoviti>> ordina dandomi un calcio sullo stinco.      << Ah> lamento inginocchiandomi. Continua a tirarmi verso l'uscita senza darmi il tempo di rialzarmi in piedi. << Christian>> sento poi qualcuno chiamare con voce flebile. Mi volto perché potrei riconoscere ovunque quella voce. Scende dal letto liberandosi velocemente dalle coperte e si precipita abbassandosi vicino a me. Mi guarda con quegli occhi così grandi, e senza dire nulla si avvicina alla mia bocca e mi bacia facendo incastrare quelle due metà perfette. Non esito un secondo, la prendo mettendole un braccio dietro la schiena e la avvicino facendo combaciare i nostri corpi. Le sue mani finiscono inevitabilmente sui miei capelli scompigliandoli. Mi bacia con insistenza, come se non stesse aspettando altro da troppo tempo. Oh la mia piccola e dolce Beatrice! La stringo ancora di più a me e vorrei non lasciarla mai più. << Basta con queste smancerie>> commenta schifata Melissa, << Max portalo via>> ordina. Max mi prende di peso per le spalle e mette fine a quella magia. Mi divincolo, ma cazzo quell'uomo è quattro volte me con il doppio dei miei muscoli. Beatrice mi guarda e i suoi occhi si appannano di lacrime. << Lasciami>> urlo divincolandomi. << Ti amo>> urla lei con la voce strozzata. Blocco qualsiasi mio movimento e smetto di respirare per un istante, il cuore si è fermato come del resto qualsiasi altro mio pensiero. L'ha detto, ha detto che mi ama, lo ha detto sul serio. Ma prima che io possa dire qualsiasi cosa sono fuori da quella stanza completamente paralizzato, mi aspettavo tutto tranne quello. Prima il bacio e poi quella confessione. Beatrice mi ama ancora e questo basta affinchè io faccia di tutto per tirarla fuori da questa merda.

L'AMORE CAMBIA CHI SIAMO 2 COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora