Capitolo 9

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Diversi giorni passarono da quella cena, ed entrambi sembravano voler fingere non fosse accaduto nulla, continuando la loro vita a battibeccare e a lanciarsi velenose frecciatine.

Un paio di volte Anna, la madre di Heath, aveva esteso gli inviti a pranzo anche per Audrey, ma si era sempre rifiutata caparbiamente e questo lui non poteva tollerarlo. Non riusciva a sopportare tutta quella freddezza nei confronti della madre.

Quel giorno, dopo l'ennesimo rifiuto a pranzo, aveva deciso di fare una lunga doccia dopo una giornata passata ai pascoli; indossò dei jeans puliti e una camicia a maniche corte, e dopo aver salutato Audrey, afferrò le chiavi e si mise in moto. Raggiunse la casa dopo una mezz'ora di guida, entrò nel piccolo vialetto di sassi e parcheggiò. Da quando Jonathan era morto, sua madre aveva faticato molto prima di riprendersi e dopo un lungo periodo aveva semplicemente scelto di comprare una piccola casa solo per lei. A suo dire, non riusciva a rimanere al ranch, senza suo marito.

Alzò lo sguardo, e trovò sua madre sorridergli sulla porta d'entrata - Tesoro! Giusto in tempo, stavo per mettermi a cucinare. -

- Scusa il ritardo, ho portato il bestiame al pascolo e ho fatto un po' tardi – rispose imbarazzato.

- Non preoccuparti, vieni entriamo. Raccontami della tua giornata! – disse allegra, lasciandolo entrare.

Heath la seguì in cucina, dopo aver messo il cappello da cowboy sul servo muto. Era una cucina in stile country, ma con un tocco di moderno, legno e acciaio si sposavano bene in quella stanza piccola ma confortevole; osservò sua madre dirigersi ai fornelli, stava mescolando qualcosa in pentola e dal profumo dovette intuire fosse stufato di manzo. Dopo la morte del marito sembrava invecchiata molto, ma nonostante tutto rimaneva una bella donna ai suoi occhi. Era alta e magra come un giunco; i lunghi capelli color cioccolato, con qualche spruzzata di bianco, erano tenuti ordinati in una crocchia; gli occhi invece erano come i suoi, verdi e profondi e le labbra erano fini ed eleganti. Qualche ruga contornava gli angoli degli occhi e della bocca, conferendole un aspetto più dolce.

- Audrey non è venuta. – disse con tono per nulla sorpreso; nonostante tentasse di nasconderlo, il fatto che lei rifiutasse i suoi inviti iniziava a pesarle.

Heath afferrò un pezzo di pane e lo mangiucchiò rabbioso – No. –

Anna sospirò – Come suo padre, testardi come cavalli selvatici! – poi ridacchiò, per smorzare l'atmosfera tesa.

- È una stronza. Non so cosa le possa costare venire ogni tanto! –

Lei lo guardò, sorpresa dal tono irritato del figlio – Heath, ti stai comportando bene con lei vero? E comunque... forse ha solo bisogno di tempo – disse torturandosi le mani.

- Ha quasi trent'anni. Direi che questa guerra, infantile a mio parere, potrebbe anche farla finire! Jonathan aveva tutto il diritto di rifarsi una vita, come te. Entrambi meritavate amore e felicità! Non può continuare ad avercela con voi, c0sì come non è colpa nostra se il vecchio ha deciso di lasciare metà del ranch a me. –

Anna inspirò bruscamente – Forse abbiamo sottovalutato la sua sofferenza. Lei amava i suoi genitori, e quando perse sua madre quel giorno perse anche suo padre. Jonathan era caduto in un profondo stato di depressione, trascurando sua figlia e i suoi bisogni di bambina. Il fatto che suo padre dopo poco tempo ha cambiato comportamento verso di lei, e abbia scelto di risposarsi deve averle causato un grosso trauma. Probabilmente questo comportamento lo avrebbe con chiunque suo padre avesse deciso di sposare, caso ha voluto che subentrassimo noi in questa vicenda, e si è sentita doppiamente tradita credo. Forse avremmo dovuto parlargliene prima dei nostri progetti, magari avrebbe compreso con più facilità. –

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